Balneari, associazioni sempre più divise. Rischio ricorsi: «Una sciagura»

Sib e Fiba pronte alla protesta fra 24 ore se le risposte dell’Esecutivo non arrivassero. Le altre sigle si smarcano: lettera alla premier sollecitando un intervento normativo

Una protesta dei balneari del 2017
Una protesta dei balneari del 2017
di Maurizio TARANTINO
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Mercoledì 10 Aprile 2024, 05:00

«Dopo sei mesi di silenzio il Governo fa una convocazione d’urgenza. Siamo abbastanza curiosi di sapere cosa ci sarà detto di così importante». È critico Antonio Capacchione, presidente nazionale Sib, sulla mossa del governo che ha deciso di invitare ad un tavolo tecnico sulle concessioni demaniali tutte le sigle di categoria. Lo scetticismo di Sib sulle mosse dell’Esecutivo ha messo a nudo la spaccatura esistente all’interno dei rappresentanti balneari che hanno concordato già nei giorni scorsi di procedere in modo differente. Sib e Fiba scenderanno in piazza a Roma giovedì per una manifestazione nata proprio dall’inerzia sul tema a pochi mesi dalla scadenza delle concessioni. «Il Sib è stato costretto ad indire questa manifestazione -continua Capacchione-, chiamando a raccolta tantissimi imprenditori balneari provenienti da tutta Italia, per la mancata emanazione da parte dello Stato di un atto normativo chiarificatore sulla durata delle concessioni demaniali marittime vigenti: non si tratta solo di imprese balneari, ma anche di ristoranti, chioschi, campeggi, spiagge. Tutte quelle strutture, cioè, che insistono sul demanio sia marittimo che lacuale o fluviale. Non è più assolutamente rinviabile un intervento normativo e si tratta di una richiesta condivisa dalle Regioni e dai Comuni costieri. Se durante la riunione ci diranno soltanto cosa è emerso durante la riunione a Bruxelles, vorrà dire che stiamo perdendo tempo».

L'altro fronte

Diversa la posizione delle altre sigle che invece hanno inviato una lettera alla presidente del Consiglio per chiedere di fare presto vista la confusione che regna sul tema. «Le associazioni di categoria - si legge nel testo - esprimono tutta la preoccupazione percepita dai propri associati in ordine al fatto che diverse amministrazioni locali (comuni in primis), in assenza di criteri generali nazionali, si stiano prodigando in attività amministrativa istruttoria protesa all’espletamento di procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di “vecchie” e “nuove” concessioni ai fini dello svolgimento di attività turistico-ricreative».

Un passaggio che sta avvenendo nonostante il divieto imposto nei confronti dei comuni di procedere all’emanazione dei bandi prima che siano stati adottati i decreti delegati di riordino dell’intera materia delle concessioni demaniali marittime. «In altri termini, si rende doveroso attendere il completamento dell’iter - sottolinea Mauro Della Valle, presidente di Confimprese Demaniali Italia- sebbene il primo dato parziale elaborato dal tavolo e trasmesso alla Commissione europea segnali già, sotto il profilo quantitativo, come le aree assentite in concessione ad uso turistico-ricreativo equivalgano al 33% del totale. Ciò detto non condividiamo la posizione delle altre sigle che non hanno firmato il documento, visto che è ancora in piedi l’interlocuzione con il Governo: al tavolo interministeriale chiederemo di conoscere la strategia portata avanti nel confronto con l’Unione Europea. Se non c’è allineamento, allora è inutile partecipare al tavolo: si va in piazza a protestare, dopo essersi dimessi».

Un ragionamento condiviso da Giuseppe Mancarella, presidente di Federterziario Balneari, Giuseppe Mancarella. «Ci attendiamo tantissimi ricorsi -aggiunge- perché il quadro che si sta delineando è molto confuso. Dapprima i burocrati chiedono notizie sulla quantità della risorsa e la ricognizione afferma che esiste, poi si sposta l’attenzione sugli indennizzi. L’articolo 12 della Bolkestein è chiaro per cui applichiamolo e se è il caso si vada a gara. Però bisognerebbe guardare bene cosa è accaduto in quelle poche concessioni che nel frattempo sono andate a gara, con l’assegnazione a gruppi industriali come Geox, RedBull e altri. Abbiamo già passato un’estate su e giù da Roma. Se ci saranno i ricorsi, si parla di quattro anni di fermo, sarebbe la peggiore sciagura possibile per tutto il comparto». Nella lettera le undici sigle chiedono di evitare che gli enti territoriali finiscano con l’agire in ordine sparso: «Si darebbe luogo ad una applicazione disomogenea e asimmetrica della disciplina, capace di ingenerare situazioni di incertezza giuridica e disparità di trattamento fra gli operatori del settore, manifestando fin d’ora la nostra più ampia disponibilità a collaborare nella maniera più fattiva».

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