I renziani: «Il candidato? Sarà una sorpresa...» E si sonda la società civile

I renziani: «Il candidato? Sarà una sorpresa...» E si sonda la società civile
di Francesco G. GIOFFREDI
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Venerdì 17 Gennaio 2020, 08:46
Un tassello al giorno, perché del resto il mosaico è tutto da immaginare e costruire. I renziani non ritrattano e, anzi, rilanciano: in Puglia sarà strappo col Pd e con Michele Emiliano, e alleanza con Azione di Carlo Calenda e +Europa. A meno di clamorose marce indietro dei democratici, comunque non del tutto escluse dallo stato maggiore renziano. Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Italia viva, gioca con le parole e annuncia: «Il nome del candidato? Sì, ce l'abbiamo, ma non ve lo dico. Sarà una sorpresa». Salvo aggiungere: «Col Pd speriamo di trovare delle intese, a cominciare dalla Puglia. Hanno già un candidato? Ma no, questa è una fase interlocutoria». Insomma: tra tatticismi e strategie di lunga gittata, i renziani sfruttano il doppio canale. Da una parte accelerano, sondano il terreno, stringono l'alleanza liberaldemocratica con Azione e +Europa e passano al casting di nomi per reperire quanto prima il candidato pugliese; ma dall'altro lato provano a spaventare e stanare il Pd, di fatto puntando a un azzeramento delle primarie e del quadro pugliese per gettare nuove basi de-emilianizzate. Difficile, quasi impossibile. Almeno al momento.
I fatti di Puglia s'intrecciano indissolubilmente con gli equilibri nazionali: tutto si tiene, fili invisibili collegati tra loro. In molti leggono la mossa a scavalco annunciata da Matteo Renzi in Puglia come un chiaro avvertimento al Pd, ai cinque stelle e al premier Giuseppe Conte su tenuta, equilibri e priorità del governo giallorosso. Lo stesso esperimento liberaldemocratico e centrista (l'alleanza Iv, Azione e +Europa) potrebbe essere riproposto altrove, o persino su scala nazionale. Anche per aggirare future trappole piazzate dalla legge elettorale. Qui e ora però conta come renziani e alleati muoveranno le pedine sulla scacchiera pugliese. E la scelta del candidato non è affatto semplice. Innanzitutto perché il ventaglio di nomi politici e piuttosto ristretto: da escludere la ministra renziana Teresa Bellanova, spunta la suggestione Ivan Scalfarotto (ex viceministro, foggiano, anch'egli in Italia viva), quasi impraticabile la strada Dario Stefàno (strenuo critico di Emiliano, ma attualmente vicepresidente dei senatori Pd: per fare il gran passo dovrebbe mollare i dem). Molti indizi portano allora al volto della società civile: un imprenditore, un professionista o un manager - anche pubblico. Più in generale, l'obiettivo della neo-coalizione è calamitare l'interesse del mondo imprenditoriale e agricolo, settori in cui serpeggia un malcelato malcontento verso l'amministrazione regionale emilianiana. I renziani potrebbero pure cercare la sponda di qualche centrista, e forzista, poco incline a intrupparsi nel centrodestra sottobraccio alla Lega di Matteo Salvini. Il cammino resta pur sempre in salita, soprattutto nella ricerca del candidato.
«Con Calenda - ribadisce Rosato - lavoriamo insieme per le prossime regionali». E l'ex ministro dello Sviluppo economico, ora eurodeputato e leader di Azione, rincara la dose: «Abbiamo trovato un accordo, vogliamo candidare una figura che abbia possibilità di competere. Al momento Emiliano e il centrosinistra sono dati terzi, sotto il 22%, dopo il centrodestra e i 5 stelle. Oltretutto Emiliano secondo me è un personaggio incandidabile». Il rapporto con Renzi, però, resta confinato al livello locale: «Non posso stare a livello nazionale con Renzi perché sostiene il governo con Pd e 5 stelle che io considero sbagliato. Ciò non toglie che a livello regionale si possano fare delle alleanze sulla base della qualità dei candidati. Se il Pd si fa i candidati impresentabili per conto suo, senza fare neanche una telefonata...». E a quanti (cioè tutti) nel Pd replicano che spaccare il centrosinistra pugliese equivale a spianare la strada al centrodestra, Calenda replica così: «Il favore a Salvini lo fanno in Puglia ricandidando Emiliano, che i pugliesi non vogliono».
Anche dalla Puglia fioccano gli inviti, rivolti a Renzi e Calenda, a non dividersi. E portano la firma anche di chi, come Elena Gentile, non ha mai speso parole al miele per Emiliano. «Non dividiamoci», scrive la candidata alle primarie in una lettera aperta. «Mi ostino a pensare che quella di Renzi, Calenda e Della Vedova non sia una decisione definitiva ma un avviso ai naviganti. Al quale, se così fosse, come tutti ci auguriamo, non si potrà rimanere insensibili ma bisognerà rispondere con la dovuta attenzione e responsabilità». Agli «errori» di Emiliano «non si rimedia - dice Gentile - dividendo la coalizione di centrosinistra con un candidato presidente aggiuntivo rispetto a quello eletto dalle primarie». Gentile auspica che il centrosinistra vinca «non con una clonazione a livello regionale dell'attuale alleanza di governo con i cinque stelle, bensì con l'inclusione nella coalizione di tutti i soggetti politici che si oppongono a una deriva sovranista e antieuropea della nostra Regione. Quindi anche di Italia Viva, Azione, + Europa». Passaggio, quest'ultimo, difficilmente condivisibile da parte di Emiliano: il governatore sembra aver definitivamente chiuso la porta ai renziani. Insomma: il gelo è reciproco, ma del resto il quadro è noto da tempo.
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