Giulia Cecchettin, anche in Puglia proposta di legge contro violenza e discriminazioni

Giulia Cecchettin, anche in Puglia proposta di legge contro violenza e discriminazioni
di Rita DE BERNART
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Lunedì 20 Novembre 2023, 12:17 - Ultimo aggiornamento: 21:15

Filippo Turetta, il presunto assassino di Giulia, è stato arrestato ieri mattina. La sua folle fuga, durata una settimana, è finita in Germania su una piazzola di sosta dove l'ex fidanzato della vittima si era fermato per aver finito il carburante. Rassegnato, forse, a un destino che ha tentato di evitare. Giulia Cecchettin, 22 anni, assassinata per mano di chi diceva di amarla, è la centotreesima vittima da inizio anno. L'ennesima e inspiegabile tragedia, forse annunciata. L'ennesimo grido di dolore di un'emergenza sociale che impone l'urgenza improcrastinabile di far fronte comune, ammainando le bandiere di partito. A lanciare la provocazione, sulle pagine di Vanity Fair, è stata nei giorni scorsi Paola Cortellesi: «A che vale avere due donne in ruoli chiave del Paese se non si fa fronte comune?» ha detto.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha accolto la proposta, aperto le porte a Cortellesi, ma anche a Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, che si è detta disponibile alla collaborazione fattiva. Anche le donne pugliesi impegnate in politica sono favorevoli a una azione corale e concordano sulla necessità di educare ai sentimenti e al rispetto. In Regione, su iniziativa del Pd, è stata presentata una proposta di legge, il Governo centrale è al lavoro per favorire la prevenzione. Non solo una questione di certezza della pena che pure è necessaria.

Le voci

«Al Governo è pronto un disegno di legge, quello del Ministro Roccella, già approvato all'unanimità alla Camera che non avrà problemi, sono certa, a incassare il sì unanime anche del Senato spiega Anna Maria Fallucchi, senatrice pugliese in quota Fratelli D'Italia e componente della neonata Commissione femminicidio -. Sono stati, inoltre, aumentati i fondi per i centri antiviolenza ed è pronta una campagna di sensibilizzazione nelle scuole. Su questi temi sociali così importanti non dovrebbero esserci proprio divisioni. In media, negli ultimi dieci anni, abbiamo più di cento femminicidi all'anno: l'urgenza è quella di sensibilizzare ed educare al rispetto e ai sentimenti; stiamo lavorando moltissimo anche in Commissione». Anche i vertici regionali seguono la strada della divulgazione nelle scuole. «Credo che non ci sia più tempo da perdere di fronte a questa strage commenta Loredana Capone, presidente del Consiglio regionale pugliese e vice presidente nazionale del Pd -. Dobbiamo partire dalle fondamenta della nostra cultura, sovvertire gli stereotipi di genere su cui si fonda l'educazione dei ragazzi e delle ragazze fin da piccoli. Molte ragazze seguono un percorso di formazione individuale e collettiva che le porta ad una maggiore emancipazione, i ragazzi invece non partecipano di questi processi formativi e vivono tutte le difficoltà nell'accettare l'emancipazione delle donne, la loro di libertà. Per questo occorre agire tutti insieme sull'istruzione e sulla formazione, nelle famiglie e nella scuola che è presidio fondamentale in questa fase. In regione Puglia sul tavolo abbiamo una proposta di legge del Pd, sul rispetto dell'orientamento sessuale e della parità di genere, in cui, all'articolo 3, è stata prevista, una importante azione di formazione nelle scuole di ogni ordine e grado, precisando la necessità di corsi per educatori».

Tema centrale è educare al cambiamento secondo Mariangela Matera, parlamentare di Fratelli di Italia. «Quello che è accaduto è il fallimento della società, di tutti gli adulti- dice la deputata pugliese perché evidentemente i ragazzi non sanno gestire le emozioni, li abbiamo lasciati soli, abbiamo pensato che dargli tutto, essergli amici, potesse bastare ma non è così. Siamo abituati all'idea che se la violenza viene da un uomo adulto è frutto di un retaggio, ma qui si tratta di giovanissimi ed è un fallimento di tutti noi genitori. Penso che al di là delle pene che sicuramente vanno inasprite serve un'educazione alle emozioni, ai sentimenti e all'evoluzione della società; pensavamo tutti che i ragazzi fossero un po' più emancipati, non è così. Si rende necessaria un'attività preventiva che deve iniziare nelle scuole ma anche rivolta alle famiglie che spesso hanno bisogno di aiuto per riconoscere i segnali. L'impegno politico, al di là dei colori, deve essere capire da quali percorsi cominciare per far comprendere ai ragazzi che il mondo è cambiato. Sono fragili, spesso soli, davanti ad un pc che fa vivere una realtà parallela». Occhi puntati anche sui social, dunque. «Forse a livello di società si è perso un po' il confine, il valore della vita dice Rosa Barone, assessora regionale al welfare- è un problema culturale, si deve un po' ricucire il tessuto sociale a tutti i livelli.

Ripartire da concetti di base come rispetto e consapevolezza dell'altro e in particolare del genere femminile. Tra i ragazzi sicuramente i social non aiutano perché banalizzano i rapporti, tutto diventa labile e poco reale. Non è facile dire da dove iniziare: serve l'educazione nelle scuole e in famiglia, va compreso meglio quali sono le pene, considerato che alcune sentenze non aiutano certo nella narrazione, ma si deve ripartire anche da un concetto di coesione sociale. I social hanno generato un forte senso di individualismo che non aiuta». Ribaltare le prospettive. Emanciparsi dal possesso: «Ad ogni donna pensata come amore» cantava De Andrè, e non per amore.

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