Dall'inferno della guerra al Salento, l'odissea di Irina e dei suoi 5 figli. Sul cellulare l'ultimo messaggio del marito: «Ci vediano in Europa»

Dall'inferno della guerra al Salento, l'odissea di Irina e dei suoi 5 figli. Sul cellulare l'ultimo messaggio del marito: «Ci vediano in Europa»
di Matteo BOTTAZZO
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Domenica 13 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:20

Sul pullman arrivato a Strudà venerdì a tarda sera non c’erano solo donne e bambini in fuga dalla guerra. Ma anche speranze, aspettative, sogni e drammi di chi è stato costretto a lasciare tutto in fretta. Pezzi di vita: un lavoro e una casa. Ma anche affetti e ricordi che in alcuni casi sono già seppelliti sotto le macerie.
A bordo di quel pullman arrivato nel Salento c’era anche Irina, una donna di 42 anni dell'Ucraina che si è vista costretta a fuggire da tutto per mettere in salvo i suoi cinque figli e cercare di offrire una speranza e un futuro a quelle piccole vite che in poco tempo hanno perso la spensieratezza della loro infanzia. Sì, perché la vita ha chiesto loro di diventare uomini e donne prima del tempo. 

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L'odissea della famiglia: 7 giorni di viaggio tra l'Ucraina e la Polonia

L’odissea di Irina ha avuto inizio da un piccolo paese a due passi da Charkiv, una delle città bombardate dall’esercito russo perché si trova su quella linea di confine del Donbas. Il Comune della famiglia di Irina dista appena 300 chilometri da Donetsk, uno dei luoghi simbolo di questo conflitto. Ed è lontano 1.130 chilometri da Medyka, l’avamposto polacco dove il popolo ucraino sta trovando la salvezza. Un viaggio della speranza vissuto insieme ai suoi cinque figli: 12 anni il maggiore, appena 4 anni la più piccolina. Una famiglia che ha provato a tenersi in piedi durante la settimana necessaria per scappare dall’Ucraina e arrivare in Italia.
Una volta al sicuro in Polonia, Irina si è messa in contatto, grazie al fondamentale aiuto dei mediatori, con le associazioni che si stanno occupando del trasferimento dei profughi di guerra.

Questa donna però non ha perso solo la casa, gli affetti e gli amici della sua terra ma in Ucraina ha dovuto lasciare anche il marito. Il padre dei suoi figli è morto durante il bombardamento nella cittadina ad est di Kiev. E tutto ciò che alla donna rimane è un messaggio sul telefonino. Le ultime parole scritte dal marito: “Ci vediamo in Europa, lontano dalla guerra”. Un messaggio di speranza di un uomo che ha messo davanti a tutto la sua famiglia. Anche sacrificare la sua stessa vita.

La richiesta agli operatori: «Rimarremo tutti insieme?»

Da Medica al Salento ci sono voluti quasi due giorni di viaggio, un’avventura infinita vissuta al fianco dei suoi figli. Al loro arrivo i più piccoli sono tornati a sorridere quando il personale di servizio dell’Asl di Lecce e di Sanitaservice ha offerto loro cioccolata calda da bere: un modo per riscaldare il corpo e l’animo. Poi la famiglia ha compilato i documenti e i bimbi non si sono mai staccati dalla madre, sono rimasti sempre uniti e in contatto. Al mediatore, presente nel centro di Strudà la donna ha rivolta una richiesta semplice: «Rimarremo insieme?». Un incubo ricorrente quello della separazione per una famiglia che dovrà imparare a fare a meno della figura cardine del padre. Una famiglia che ora dovrà fare leva sul senso di unione rafforzato e forgiato nel corso di una settimana che ha cambiato la vita di tutti. Le prospettive per il futuro ma che ha rafforzato sei persone che hanno capito che insieme si possono superare le difficoltà più ardue. Al mattino i più piccoli, dopo una colazione calda, finalmente, sono tornati a giocare nel cortile della struttura salentina: voci, sorrisi e risate, il segnale che il peggio è passato.
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