Energia, un elettrodotto Terna dalla Grecia al Salento: le tre ipotesi d'approdo

Un doppio cavo per potenziare e ammodernare l’infrastruttura da 20 anni operativa a Otranto. Approdo a Melendugno, nuova stazione a Galatina. Investiti 750 milioni. La partita delle compensazioni

La posa in mare di un cavo d'elettrodotto
La posa in mare di un cavo d'elettrodotto
di Francesco G. GIOFFREDI
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Domenica 5 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 19:30

La Puglia dell’energia è a un epocale punto di svolta. Dentro la storia, fin qui da testimone inconsapevole e talvolta da protagonista disinteressata, tra potenzialità, opportunità e contraddizioni. Strategica quasi senza volerlo, per la Puglia adesso è tempo di scelte e sfide, nel grande risiko internazionale dell’approvvigionamento energetico. La corsa al gas, il Tap, la transizione green, la spinta sulle rinnovabili, l’idrogeno: la cartografia mondiale si srotola fino alla Puglia, hub per il Mediterraneo e l’Europa. All’orizzonte ora c’è anche un nuovo elettrodotto a corrente continua tra Italia e Grecia progettato da Terna, con approdo sulla costa di Melendugno. Cioè proprio nel nastro di terra dove attracca già il Tap. Tre ipotesi localizzative al vaglio, tra queste c’è pure il sito del gasdotto a San Basilio che in quasi tre anni ha pompato nella rete italiana quasi 24 miliardi di metri cubi di gas, essenziali per il sistema.
In tutto, il nuovo elettrodotto sarà lungo 300 chilometri, tra tratto marino e terrestre (nel Salento e in Grecia). Terna ha avviato nelle scorse settimane la fase di confronto e consultazione del territorio, l’iter ha tappe ben cadenzate, c’è spazio anche per le osservazioni e l’inizio dei lavori è previsto nel 2027, con entrata in esercizio nel 2031.

Le compensazioni

Per la Puglia è un’altra chance - banalmente - anche in chiave economica: il capitolo compensazioni e investimenti sarà presto al vertice dell’agenda, in cassaforte ci sono milioni, le (cattive) lezioni del recente passato suggeriscono di non perdere troppo tempo. Proprio in questi giorni è peraltro emersa la trattativa che riservatamente i Comuni salentini attraversati dal Tap stanno conducendo con la multinazionale: su un piatto della bilancia c’è il passo indietro nella costituzione di parte civile dei sindaci e della Regione nell’ambito del processo penale, sull’altro circa 33 milioni. Compensazioni risibili, rispetto a quanto il Salento avrebbe potuto spuntare trattando tempestivamente.
Ad ogni modo: una volta individuate le ipotesi localizzative, Terna definirà e condividerà con le amministrazioni locali le compensazioni, nell’ordine di alcuni milioni di euro totali, da suddividere e distribuire a seconda della porzione di territorio comunale interessato. Oltre a Melendugno, sono coinvolti i Comuni di Galatina - dove avrà sede la stazione di conversione - e di Soleto, Sternatia, Martignano, Calimera e Carpignano Salentino, dai quali passerà il tratto sotterraneo dell’elettrodotto: sette in tutto.

L'investimento e il ruolo

Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale italiana dell’elettricità e più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia elettrica in Europa, ha destinato all’opera 750 milioni di euro. In dieci anni per la Puglia sono a bilancio investimenti da oltre 1,9 miliardi, tra “magliatura” della rete elettrica e integrazione delle fonti rinnovabili. Un hub affacciato sul Mediterraneo, appunto. L’elettrodotto sarà cruciale proprio per sfruttare al massimo il potenziale di fotovoltaico ed eolico e accelerare la transizione green. L’interconnessione tra Italia e Grecia favorirà approvvigionamenti in entrambe le direzioni, pescando dalla produzione da rinnovabili e aggirando così due grandi limiti: l’intermittenza di sole e vento e l’insufficienza dei sistemi di accumulo. In sostanza: un’infrastruttura che garantirà maggiore sicurezza e flessibilità energetica. Un elettrodotto pugliese collegato alla Grecia è già in esercizio da oltre 20 anni e approda a Otranto: è stata la prima interconnessione elettrica con l’estero ad alta profondità realizzata in Italia, passo fondamentale per cucire addosso al Paese il ruolo di hub.

In 20 anni sono transitati sulla linea Grecia-Otranto 40 miliardi di kWh di elettricità. Anche in questo caso l’opera conta 300 chilometri totali, 160 a mare (profondità massima di circa 1.000 metri) e la parte italiana a terra è costituita da 43 chilometri tra approdo costiero e stazione elettrica di Galatina.

Il nuovo progetto

L’elettrodotto-bis potenzierà e ammodernerà l’interconnessione: prevede due cavi sottomarini di 250 chilometri con potenza fino a 1.000 Mw, e due cavi terrestri in corrente continua di 50 chilometri complessivi (tra porzione greca e pugliese). L’elettrodotto in mare fino a qualche centinaio di metri di profondità verrà posato sul fondo e insabbiato a circa un metro, quando crescerà la profondità sarà semplicemente poggiato sul fondale, nei tratti rocciosi verrà bloccato e protetto. I tre approdi melendugnesi in esame sono quello (già citato) al sito Tap; il secondo a ridosso dell’ex Regina Pacis; il terzo a nord dell’area archeologica di Roca vecchia. Il secondo presenterebbe le migliori condizioni ingegneristiche, nel primo caso - soprattutto per il tratto terrestre verso Galatina - potrebbero esserci vincoli paesaggistici dettati dalla Regione. La stazione di conversione a Galatina occuperà una superficie di circa 5 ettari, alta all’incirca 20 metri, posizionata nei pressi dell’attuale stazione elettrica: avrà il compito di trasformare la corrente da continua ad alternata per l’immissione in rete.

La consultazione del territorio e le osservazioni

La domanda, intuibile, è una: qual è l’umore del territorio? Prudente, ma senza barricate. E da Terna filtra soddisfazione e ottimismo dopo i recenti incontri di consultazione pubblica: cinque appuntamenti, un confronto con circa 250 persone, non solo amministratori ma anche cittadini. Dal 13 ottobre è partito il cronometro: 60 giorni per inviare le osservazioni. Seguiranno altri incontri di approfondimento, dopodiché Terna presenterà gli esiti del lavoro svolto sul territorio in un appuntamento ad hoc, tra gennaio e febbraio del prossimo anno. Per l’opera, come per tutti gli elettrodotti a corrente continua, non è previsto il procedimento ministeriale che sfocia poi nella Valutazione d’impatto ambientale. L’iter prevede, dopo la consultazione pubblica, la stesura del progetto corredato da ipotesi alternative d’approdo da consegnare al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica; la Conferenza di servizi con ministeri, Regione e Comuni; e infine il decreto autorizzativo ministeriale. Il sito d’approdo a Otranto, dove già c’è il precedente elettrodotto, è stato scartato a causa del ridotto spazio per il doppio cavo nel segmento terrestre. Durante gli incontri, ai quali si sono affacciati anche militanti “No Tap”, c’è stata ovviamente la possibilità di discutere degli approdi: anche alla luce di quanto segnalato ed emerso, ci saranno ulteriori approfondimenti da parte di Terna. I tecnici - fanno sapere dalla società - «hanno illustrato i dettagli della proposta progettuale e delle alternative definite sulla base delle indicazioni pervenute durante la fase di concertazione volontaria con i territori interessati. I cittadini hanno avuto la possibilità di partecipare ai tavoli di lavoro, dove sono state raccolte e registrate osservazioni, segnalazioni e richieste sull’opera».
Sarà comunque il ministero a scegliere l’approdo. Per ora le sette amministrazioni comunali non si sbilanciano e soppesano senza pregiudizi il progetto. Il clima non sembra essere affatto di preclusione totale. Anche perché parrebbe ormai calato il sipario sulla stagione del “no a tutto”. Oltretutto, il calderone delle compensazioni fa gola e può dare spinta al territorio, i recenti sviluppi su Tap insegnano. Perimetro ampio: in ballo c’è anche la legge pugliese sulle compensazioni, indirizzata ai player energetici che producono o veicolano energia sul suolo pugliese, ma le norme restano comunque sotto il faro della Corte costituzionale.
E la Regione? Segue con attenzione l’investimento di Terna, che può ulteriormente - e implicitamente - valorizzare la produzione regionale da rinnovabili. Terna adesso aspetta di passare in rassegna le eventuali osservazioni e affinerà poi il progetto da depositare al ministero. Il cronoprogramma è scandito da passaggi obbligati, l’opera sarà operativa nel 2031, ma già questi primi step possono segnare per la Puglia l’avvio di una nuova fase, caratterizzata da maggiore consapevolezza del proprio ruolo di hub energetico, con una più marcata capacità di governare i processi.

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