Alleanze e ballottaggi, l'intervista a Schlein: «Intesa su temi e battaglie, dal Pd sforzo di unità con chi è contro la destra»

Alleanze e ballottaggi, l'intervista a Schlein: «Intesa su temi e battaglie, dal Pd sforzo di unità con chi è contro la destra»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Sabato 27 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15:32

Elly Schlein, segretaria Pd: anche questa tornata elettorale, pur con molti distinguo, è un test per tutte le forze politiche, a cominciare dal suo partito e dal centrosinistra. Bisogna però definire il perimetro: qual è quello della vostra coalizione? L’alleanza col M5s è a macchia di leopardo, non ancora stabile e capillare, in alcuni casi invece riuscite a concretizzare l’intesa col Terzo polo (per esempio ad Ancona).
«Il Pd prosegue con lo sforzo unitario rivolto alle opposizioni che vogliono dare corpo a un’alternativa alla destra, costruiamo sui territori progetti basati sui bisogni specifici delle comunità, è sulle proposte concrete che proviamo a unire gli sforzi con le forze progressiste e civiche alternative alla destra riunendole attorno a un progetto e a un’idea di città condivisa. Anche nelle amministrative 2023, come in quelle del 2022, sono tanti i comuni in cui Pd e M5s corrono insieme su queste basi e con candidature solide e credibili».

La sensazione però è che lei voglia affermare la centralità del Pd, prima ancora che della coalizione. In questo modo gli alleati sarebbero quasi degli junior partner, il rapporto con gli stessi cinque stelle è del resto altalenante. Una strategia anche in vista delle Europee, per le quali si vota con il proporzionale e perciò ognuno corre per sé?
«Durante tutta la campagna delle primarie e pure in questi primi mesi da segretaria del Pd ho insistito sulla necessità di trovare un terreno comune sul quale condividere battaglie che servano alle persone come quella sul salario minimo, sulla sanità pubblica e sulla scuola, sull’attuazione del Pnrr, per citarne alcune. Sarebbe irresponsabile continuare a far prevalere le nostre differenze ai progetti comuni, è quello che le persone che ci sostengono si aspettano per battere questa destra».

Ai ballottaggi il centrosinistra è avanti in tutte le realtà, tranne una: proprio Brindisi. Il distacco è ampio, 11 punti, il candidato di Pd-M5s non è riuscito a raggiungere accordi e apparentamenti con altri potenziali partner, a cominciare da Sinistra-Verdi. La rimonta è ancora possibile? E insistendo su quali leve?
«La rimonta è possibile. Cinque anni fa al primo turno il candidato del centrosinistra aveva gli stessi punti di svantaggio su quello del centrodestra. Al ballottaggio si è ribaltato il voto consegnando la vittoria alla nostra coalizione, possiamo vincere anche domenica e lunedì. A Brindisi la posta in gioco è alta: siamo in campo con Fusco contro un centrodestra che ha l’obiettivo di affossare il Green deal europeo e un’alleanza Pd-M5s che vuole dare una grande sterzata sulla transizione ecologica. La destra locale nel suo programma ripropone un modello di sviluppo che guarda al passato, che non rilancia l’economia e rende più precario il lavoro, senza una visione di salvaguardia dell’ambiente e della salute dei brindisini».

Brindisi è una città in cerca di identità, in bilico tra industria, ferite del passato, opportunità di sviluppo non del tutto intercettate. Andrebbe trovato il corretto e migliore punto di equilibrio tra tutela dell’ambiente e investimenti, senza scivolare nei troppi “no”, come forse è accaduto con la precedente amministrazione: rinnovabili, idrogeno, il porto, il futuro passa da qui? Per certi versi, può diventare un modello di sviluppo per tutta l’area progressista.
«Brindisi cinquant’anni fa ha subìto, come altre città meridionali, un destino fatto di industrializzazione forzata.

Il territorio subì scelte fatte altrove che hanno condizionato la città sotto il profilo sociale ed ambientale. Brindisi in questa fase storica ha l’opportunità di programmare il proprio futuro improntato ad un modello di sviluppo sostenibile e compatibile con la bellezza di questa terra. I nuovi assi di investimento del Pnrr sono proprio volti a tre obiettivi intrecciati, fondamentali anche per Brindisi: la conversione ecologica, la trasformazione digitale e il contrasto alle diseguaglianze e ai divari sociali e territoriali, oltre che quelli di genere. L’approccio è quello giusto per accompagnare nuovo lavoro di qualità e buona impresa, ritrovando un equilibrio con il Pianeta che si è rotto. L’alleanza tra Pd e M5s ha inteso, attraverso la figura di Roberto Fusco, confermare l’esigenza di non interrompere un processo di attrazione verso industrie operanti nel settore delle rinnovabili, dell’idrogeno ed in generale della economia circolare».

L’alleanza Pd-cinque stelle in Puglia è stata proposta in tempi non sospetti e c’è una marcata attitudine ad allargare i confini della coalizione attraverso intese con il civismo di varia estrazione. È un modello al quale guarda con interesse, o lo ritiene troppo peculiare e “regionale”?
«La Puglia è stata laboratorio negli ultimi vent’anni. Vendola ed Emiliano sono stati capaci di costruire una stagione di cambiamento e di visione del Sud da sinistra in una terra dove il centrodestra ha un certo radicamento nel voto politico. Per vincere e affermarsi bisogna costruire coalizioni larghe e progetti chiari. In Puglia si prova ad allargare il campo, il Pd pugliese sta facendo un gran lavoro per tenere assieme la sinistra, cinque stelle e liste civiche, al primo turno qui abbiamo vinto quasi ovunque».

Dal prossimo anno in Puglia s’avvia una stagione densa di appuntamenti elettorali chiave. In ballo c’è anche il destino di due figure di primissimo piano, Michele Emiliano e Antonio Decaro: c’è già qualche idea sul piatto? Chi sarà il front runner alle Europee, tenendo ben presente che nel 2025 si voterà anche per le Regionali?
«I tempi sono prematuri ancora non ci siamo confrontati, ora siamo concentrati tutti insieme su queste sfide amministrative».

Qual è l’identità del Pd che lei sta costruendo e rigenerando? I riformisti la sollecitano, temono un eccessivo smottamento a sinistra. E il mondo dei lavoratori, delle periferie, del ceto medio, degli studenti, anche delle piccole imprese, cerca risposte da voi.
«Chi è di sinistra e lotta per le disuguaglianze e si batte per la giustizia sociale e ambientale non può non essere riformista. Il Pd oggi prova a rispondere a una domanda nuova di politica che distingue molto più di ieri l’idea di società progressista da quella nazionalista che esprime la destra di Giorgia Meloni, la stessa che vogliono trasferire a Brindisi. Questa è una città estremamente sensibile al tema dell’emergenza climatica e dell’inquinamento perché li ha vissuti sulla propria pelle, sono convinta che Brindisi non voglia rimettersi nelle mani di chi – da questo punto di vista – l’ha già tradita».

La “sua” Emilia Romagna è ferita, ma pronta a rialzarsi. La collaborazione tra governo e Regione è un segnale incoraggiante? Nel metodo e nel merito si sta procedendo bene? E il Pd è disposto a tendere la mano al governo?
«Il Pd si è mobilitato fin dall’inizio per dare il suo contributo e per agire, nell’interesse delle comunità colpite dalle alluvioni, in maniera unitaria e in uno spirito di collaborazione e coesione nazionale. Ora si scelga un commissario per la ricostruzione. La scelta spetta al governo e se ne assume la responsabilità, ma deve essere fatta in fretta perché quei territori non possono aspettare. È chiaro però che queste scelte implicano una conoscenza del territorio, e in Emilia Romagna c’è un sistema già rodato e che ha già dimostrato la sua efficacia, bisogna averne rispetto, non possono prevalere gli interessi politici di parte».

Lei ha detto d’essere «preoccupata» per l’attuazione del Pnrr: cosa la allarma esattamente? C’è il tentativo di riorganizzare la governance del Piano, evitando anche sovrapposizioni tra progetti e centri di spesa. In parallelo, corre l’iter dell’autonomia differenziata per le Regioni del Nord che ne hanno fatto richiesta, e il Pd su questo sembra un po’ in mezzo al guado.
«Sono lì da mesi e mesi, impiegati in una discussione che capiscono in tre sulla governance, mentre stanno perdendo di vista l’attuazione degli investimenti e ci stiamo perdendo soldi. Abbiamo chiesto di nuovo al governo di venire a riferire su quali sono le modifiche che vogliono fare sul Pnrr, ne parlano da quasi un anno e ancora nessuno sa quali mentre il tempo corre e gli amministratori sono lasciati soli ad attuare investimenti corposi. Sull’autonomia differenziata il Pd esprime una posizione molto netta e compatta: il disegno di legge Calderoli tradisce il vecchio disegno secessionista della Lega che vuol aumentare le diseguaglianze ai danni del Sud. Hanno scavalcato le regioni, ed è grave che nemmeno i presidenti di centrodestra si siano opposti, e il Parlamento cui spetta la definizione dei Lep: si parla dei diritti fondamentali delle persone alla salute, al trasporto, alla scuola. È un progetto inemendabile e va fermato. Il problema è che non sento parole altrettanto chiare dalla destra brindisina contro il progetto di autonomia differenziata, chissà perché. Ma anche per questo bisogna sostenere con forza Fusco».
 

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