Credito d'imposta, proroga al 2023. Gli imprenditori: si renda strutturale

Credito d'imposta, proroga al 2023. Gli imprenditori: si renda strutturale
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 20 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:14

Dopo le iniziali titubanze, è arrivato il via libera. Nella manovra targata governo Meloni è arrivata la proroga al 31 dicembre 2023 del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno e nelle Zone economiche speciali (Zes). Si tratta di una misura che ha l’obiettivo di incentivare gli investimenti nelle aree meridionali.

Nello specifico, ne possono usufruire le imprese che acquistano beni strumentali nuovi e destinati a strutture produttive ubicate nei territori della Puglia e di altre regioni come Campania, Basilicata, Calabria, Molise, Abruzzo, Sardegna e Sicilia.

La proroga del credito d’imposta è relativa anche agli investimenti effettuati nelle Zone Economiche Speciali e nelle Zone Logistiche Semplificate e per chi investe in attività di ricerca e sviluppo.

Le reazioni

«È una delle richieste che facevamo e fa parte di quelle politiche attive del lavoro di cui abbiamo bisogno - spiega Sergio Fontana, presidente di Confindustria Bari-Bat e Puglia - ora vorremmo che il governo insistesse maggiormente sul taglio del cuneo fiscale soprattutto per i nostri dipendenti. Perché abbiamo bisogno di dare loro ossigeno».

L’emendamento è il frutto di una prima intesa politica bipartisan. Per fare qualche esempio concreto, l’incentivo può riguardare anche l’acquisto di immobili utili a favorire il rilancio economico e produttivo di un’azienda. Per fruire del credito d’imposta, i soggetti interessati devono presentare all’Agenzia delle entrate un’apposita comunicazione nella quale devono essere indicati i dati degli investimenti agevolabili e del credito d’imposta del quale è richiesta l’autorizzazione alla fruizione. C’è però un tratto comune con altre tipologie simili di misure che proprio non piace agli imprenditori. La proroga - stesso iter per la Decontribuzione Sud - è sinonimo di precarietà e non certo di stabilità. E proprio su questo si concentra il numero uno degli industriali leccesi, Nicola Delle Donne: «Come al solito questo è un Paese che dimostra di non avere regole certe. Bene sì la proroga ma vorremmo che queste misure diventassero strutturali. Dovrebbe essere stabile e così continuiamo a non avere elementi di certezza. La certezza e la stabilità sono la base per fare impresa altrimenti chi investe non ha una visione di medio termine».

Sono strumenti che hanno funzionato più che discretamente - racconta Angelo Guarini, direttore generale Confindustria Brindisi - io sono a conoscenza di diverse aziende che hanno fatto investimenti e hanno potuto sfruttare il credito di imposta che è anche cumulativo con alcune misure regionali. Incrociando gli strumenti, si può cercare di tamponare la crisi. Aggiungo un altro aspetto: dal mio osservatorio, noto che molte associazioni del Nord non conoscono questi meccanismi e incentivi. Ci sono territori del settentrione che sono completamente saturi anche per una questione di spazi. In questo scenario, grazie a un’azione mirata di marketing, queste aziende potrebbero sfruttare le facilitazioni e investire al Sud».

Anche perché, come ricorda il direttore generale di Confindustria Taranto Mario Mantovani, ci sono dati sul Mezzogiorno poco incoraggianti e altri che invece aprono orizzonti interessanti: «C’è un elemento che è estremamente interessante: mi riferisco a questa recentissima analisi di Unioncamere sui risultati delle medie imprese del Mezzogiorno. Sono aziende estremamente dinamiche e per certi versi raggiungono obiettivi superiori al Nord ma c’è bisogno di ingrossare questo tessuto. Queste misure di cui si parla oggi, erano scomparse a inizio della discussione della Manovra. Fortunatamente sono tornate e questi strumenti devono rafforzare le medie imprese in termini di politica industriale, di formazione, ricerca e investimenti 4.0. Ma devono essere anche un riferimento per quelle piccole imprese sotto i 50 dipendenti che possono crescere grazie a forme di accorpamento».

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