Concessioni, il nodo erosione: in Puglia divora il 38% delle spiagge

Un tratto di litorale colpito da erosione
Un tratto di litorale colpito da erosione
di Paola ANCORA
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Venerdì 7 Luglio 2023, 05:00

Poco meno di 100 chilometri di costa in erosione, pari al 38% del totale pugliese. E un futuro nel quale – secondo gli scienziati del Politecnico di Bari e del Centro euromediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc) – il mare divorerà poco a poco nuove porzioni di litorale, costringendo a rivedere la conformazione delle città costiere pugliesi e tutte le attività economiche che al mare sono legate. Per la nostra regione, una rivoluzione. 
Gli scenari che il cambiamento climatico prepotente degli ultimi anni sta portando con sé sono stati al centro di un progetto europeo condotto dall’assessorato regionale all’Ambiente insieme all’Università di Bari, al Politecnico e al Cmcc e poi a enti e istituzioni croate. È stata analizzata l’evoluzione del clima da qui al 2050 e i suoi effetti sull’erosione costiera, sul turismo e l’acquacoltura con esiti facilmente immaginabili: i modelli di fruizione economica della costa e del mare vanno cambiati e molto in fretta, oppure la Natura ci darà del filo da torcere. Un aspetto che, fino a oggi, è stato completamente ignorato nel dibattito sulle concessioni balneari in corso nel Paese e a Palazzo Chigi, dove pochi giorni fa è tornato a riunirsi il tavolo tecnico chiamato a mappare la costa e a dire quanta ve ne sia di disponibile per comprendere se sia possibile o meno sfilare il comparto dalla tenaglia della Direttiva Bolkestein europea, che impone di mettere a gara anche le concessioni. 
Un primo dato da evidenziare è che al tavolo non siedono geologi o ingegneri idraulici o tecnici terzi. Il secondo è che, dai primi dati presentati in sede di vertice – come hanno confermato le associazioni dei balneari - «la risorsa costa non solo non sarebbe scarsa, ma sarebbe addirittura abbondante». Un dato, questo, che almeno per la Puglia sembrerebbe essere smentito dal dossier di Adriaclim, ancora non ufficiale e che presto approderà in Giunta regionale per l’approvazione. 

I dati

Come confermano anche i dati disponibili sul sito del ministero dell’Ambiente, dal 1960 al 1992 ben 103 chilometri di costa pugliese sono stati interessati da fenomeni di arretramento. Poi dal 1992 al 2005, l’erosione ha abbracciato il 23% del litorale sabbioso disponibile, cioè circa 60 chilometri lineari. «Nel periodo 2005-2017 è emerso un notevole inasprimento dei fenomeni erosivi, con le lunghezze dei tratti di costa sabbiosa in erosione quasi raddoppiate negli ultimi anni, ovvero pari a 97 km, circa il 38% del totale» scrive l’équipe di esperti che ha lavorato al progetto Adriaclim. Non solo. «Si può osservare come i processi erosivi continuino, non solo su aree già precedentemente interessate dal fenomeno, ma stiano emergendo aree critiche diverse e del tutto nuove in tutto il litorale regionale», per esempio quelle di Rodi Garganico, Torre Canne, Torre Guaceto. «Le analisi effettuate nei diversi periodi mostrano chiaramente - si legge ancora - che il fenomeno dell’erosione costiera sul litorale regionale non è da ricondursi a episodi di tipo stagionale, in quanto la tendenza erosiva, già peraltro molto spiccata negli anni precedenti, continua ad aumentare e a interessare tratti sempre più estesi di costa». E questo significherà l’impossibilità di dare in concessione porzioni sempre più ampie di litorale perché il Piano regionale delle Coste, che è in fase di aggiornamento e terrà conto di Adriaclim, vieta espressamente di concedere permessi in zona sottoposta a erosione. Un punto, questo, sul quale fino a oggi pochissimi Comuni sono intervenuti giacché pochissimi sono quelli che hanno predisposto e approvato il proprio Piano della Costa. 
Ma per quanto tempo ancora ci si potrà concedere di approcciarsi allo sviluppo costiero soltanto da un punto di vista squisitamente economico? Secondo la Nasa quel tempo è già scaduto. «L’aumento del livello del mare - si legge nel dossier di Adriaclim - comporterà il rischio di inondazioni lungo la fascia costiera con perdita di zone umide, in corrispondenza delle foci dei fiumi e delle pianure depresse. Secondo uno studio della Nasa, sarebbero a rischio inondazione circa 4.500 chilometri quadrati di aree costiere e pianure distribuite principalmente nell’Adriatico meridionale e nello Ionio (62,6%)». Ripensare il litorale e la sua fruizione, da qui al 2050 o al 2100, dovrebbe essere priorità comune. Dovrebbe, appunto. 
P.Anc.
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