Concessioni balneari, riforma a un passo. Ma ora si rischia lo stop: ecco perché

Concessioni balneari, riforma a un passo. Ma ora si rischia lo stop: ecco perché
di Paola ANCORA
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Domenica 24 Luglio 2022, 05:00

Approderà domani alla Camera il disegno di legge sulla Concorrenza approvato venerdì in commissione Attività produttive, a Montecitorio. All’interno, anche la delega sul controverso tema delle concessioni balneari in scadenza al 2023, tema che tante polemiche ha scatenato nei mesi scorsi perché ridisegna, come vuole l’Europa e come mai è accaduto nel nostro Paese, le “porzioni” di demanio da assegnare ai privati tramite avvisi pubblici aperti a tutti. 
Il via libera definitivo al Senato dovrebbe arrivare dopo pochi giorni, ma è sull’attuazione del Ddl che si spalanca una voragine di dubbi e incertezze perché per calare la norma nella realtà saranno necessari decreti delegati e provvedimenti attuativi e non è detto - ora che si andrà a votare - che sarà agevole chiudere l’iter entro il 2022, per consentire l’indizione delle gare nel 2023, come il nostro Paese ha garantito alla Commissione Ue con il varo del Pnrr
Proprio il Pnrr potrebbe contribuire a rafforzare i deboli poteri sugli affari correnti di un governo dimissionario, ancorando l’accelerazione del percorso del ddl Concorrenza proprio alla necessità di portare a casa gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Anche perché non è detto che il governo che verrà vorrà proseguire il lavoro incardinato da Mario Draghi e allora rispettare la tabella di marcia dettata dall’Europa diventerebbe impossibile. 


Il Ddl Concorrenza

Non c’è soltanto la partita delle concessioni da mettere a gara, all’interno del Ddl Concorrenza, ma anche le deleghe sui servizi locali, sulle semplificazioni e i controlli delle attività di impresa, sulla semplificazione delle autorizzazioni per gli impianti di energia rinnovabile. Tutte materie sulle quali garantire una linea da qui all’autunno sarà oltremodo complicato: basti pensare che nel corso della commissione Attività produttive della Camera, venerdì, il braccio di ferro più sentito fra Lega, Pd, Leu, Forza Italia e Fratelli d’Italia ha riguardato la primogenitura dello stralcio di un articolo, il numero 10, contestato dai tassisti perché convinti che gettasse le basi per una liberalizzazione del settore.
Ma cosa prevede la norma sulle concessioni balneari inserita nel Ddl concorrenza e perché, dopo il voto, potrebbe finire “congelata”? La legge prevede che dal primo gennaio 2024 le spiagge italiane tornino libere e che chiunque possa partecipare all’assegnazione di una o più concessioni balneari in base a nuovi criteri.

Saranno anche rivisti i canoni annui in base al pregio delle spiagge.

Le concessioni

La data “di scadenza” delle attuali concessioni l’ha fissata lo scorso autunno il Consiglio di Stato, dando ragione al Comune di Lecce, che per primo ha sollevato la questione: non più il 2033, ma le concessioni attuali saranno valide fino al 31 dicembre 2023. Il Consiglio dei ministri ha mantenuto questa impostazione e, dunque, le concessioni - è scritto nel Ddl concorrenza - «continuano ad avere efficacia sino al termine previsto dal relativo titolo e comunque fino al 31 dicembre 2023 se il termine previsto è anteriore a tale data». La durata non sarà «superiore a quanto necessario per garantire al concessionario l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati», ma comunque va determinata «in ragione dell’entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare con divieto espresso di proroghe e rinnovi anche automatici». La partita degli indennizzi da riconoscere ai titolari di concessione che non se la vedessero riassegnare è ancora aperta. Ma non è detto che tutta la fase attuativa del Ddl verrà portata avanti dal prossimo governo qualora vincesse, per esempio, la coalizione di centrodestra, da sempre fortemente scettica sulla rivoluzione del sistema delle concessioni balneari per come fino a oggi lo abbiamo conosciuto. A quel punto, però, il tema politico sarebbe un altro: come evitare di perdere i fondi del Pnrr, vincolati al varo e all’attuazione del Ddl Concorrenza.

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