Concessioni demaniali anche sui cordoni dunari, gli Urbanisti chiedono l'abrogazione della modifica di legge

Concessioni demaniali anche sui cordoni dunari, gli Urbanisti chiedono l'abrogazione della modifica di legge
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Giovedì 31 Agosto 2023, 21:07

Concessioni demaniali anche sui cordoni dunari in Puglia: la modifica della legge regionale 17/2015 pugliese - passata inosservata lo scorso dicembre - che elimina il divieto di concessione demaniale in aree di cordoni dunari, e nelle relative fasce di rispetto ha generato un dibattito ampio con molteplici interventi in difesa di questo delicato ecosistema costiero. L'Istituto nazionale di Urbanistica della Puglia chiede «di abrogare la modifica alla LR 17/2015 pugliese che elimina il divieto di concessione demaniale in aree di cordoni dunari e di rendere i Piani Comunali delle Coste capaci di disciplinare non soltanto il suolo demaniale ma tutto il contesto territoriale con i relativi servizi necessari alla tutela e alla valorizzazione di questi ecosistemi». Il motovo? Presto detto.

Le motivazioni degli urbanisti

Secondo la Regione resta immutato cosa si può e cosa non si può fare sulle dune, mentre cambia il soggetto che può attuare la tutela, ossia con la modifica si delega il privato ad attuare la tutela concedendo la concessione anche di queste rare porzioni di territorio costiero.

«In sostanza - spiega Inu - si sostiene che quello che si poteva fare prima sulle dune si potrà continuare a fare anche in futuro ma che attraverso la delega della tutela ai soggetti privati che gestiscono le spiagge questa tutela sarà addirittura più efficace». 

L'erosione

«La vegetazione che si forma sulle dune è l’elemento chiave sia per la loro formazione sia per il loro mantenimento.

Come ricordato dal recente comunicato dell’ordine dei geologi pugliesi, i sistemi dunali costituiscono, allo stesso tempo, un argine naturale alle acque alte, una protezione per 2 gli ambienti di retrospiaggia e un accumulo di sabbia in grado di alimentare la stessa spiaggia e quindi di contrastare, in parte, proprio gli effetti dell’erosione. Le poche dune “sopravvissute” sono tuttora minacciate dall’azione antropica e dall’erosione dei litorali che, secondo l’ultimo rapporto Spiagge di Legambiente, in Puglia - spiegano glu urbanisti - è aumentata di cinque volte nell’arco di 30 anni; un arretramento della linea di riva che è frequentemente associato proprio alla demolizione delle dune. In sintesi, più diminuiscono le dune maggiore rischia di essere l’erosione costiera;  con la modifica legislativa si intende favorire le concessioni balneari proprio a scapito di quel bene, che è il cordone dunare, grazie al quale le spiagge resistono meglio all’erosione».

La tutela dell'ecosistema

«Dalla enorme rilevanza che rivestono le dune nel mantenimento dell’equilibrio degli ecosistemi costieri, deriva l’obbligo di tutelarle - aggiungono - . Secondo il governo regionale la modifica normativa mantiene inalterata la tutela anzi l’incrementa perché viene affidata agli stessi privati che potranno utilizzarla per la fruizione balneare perché anche le dune potranno essere concesse agli operatori balneari. Queste affermazioni appaiono contrarie proprio alla definizione di dune e alle funzioni che esse svolgono contro l’erosione costiera che per loro stessa costituzione necessitano una tutela integrale e alcuna forma di fruizione perché anche la più leggera può distruggerle e richiedere tempi molto lunghi per la loro ricostituzione. La demolizione di una duna non è un fenomeno facilmente reversibile, ma che occorre necessariamente evitare».

Interesse comunitario

«Gran parte dei cordoni dunari sono inoltre classificati come habitat di interesse comunitario, per essi è previsto il rilascio del parere di incidenza ambientale nel rispetto delle Misure di Conservazione (Regolamento Regionale 10 maggio 2016, n. 6 e s.m.i.) e nel 2015 è stata varata una legge specifica (LR 3/ 2015 “Norme per la salvaguardia degli habitat costieri di interesse comunitario”) che li protegge. Per questo con fondi comunitari (fondi strutturali o fondi legati a progetti sperimentali) e/o con fondi nazionali, sono stati finanziati nel tempo interventi di tutela e conservazione. Quindi è vero che i Comuni non hanno risorse proprie per tutelare questo prezioso bene naturalistico ma numerose risorse nazionali e comunitarie sono state ben utilizzate a tal fine. Risulta molto difficile immaginare che i titolari delle concessioni balneari possano fare altrettanto, non fosse altro che in virtù della conformazione di sistemi dunari che, in quanto appunto dotati di una loro continuità e complessità mal si adattano ad essere tutelati “per parti” ovvero per quelle parti ascrivibili a ciascun lido, che magari introdurrebbe azioni di tipo diverso l’uno dall’altro».

Per queste ragioni gli urbanisti chiedono alla Regione Puglia l'abrogazione della modifica alla legge regionale. 

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