Autonomia differenziata a grandi falcate verso l'approvazione. Il ddl Calderoli – fra le riforme bandiera contenute nel programma del Governo Meloni - è infatti atteso oggi in Aula al Senato per il voto finale prima del passaggio alla Camera, Con il via libera alla legge messa a punto dal ministro leghista per gli Affari regionali, Roberto Calderoli si darà attuazione a quanto previsto dal terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione che, sulla base di un'intesa fra lo Stato e le Regioni interessate, prevede possano essere attribuite alle Regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta, “forme e condizioni particolari di autonomia in 23 materie”. Fra queste, l'istruzione, l'energia, la scuola, i trasporti, la cultura. ù
Cosa prevede il ddl
Il regionalismo differenziato che oggi il Senato potrebbe approvare, prevede poi la possibilità per le Regioni che chiederanno e otterranno l'autonomia, la possibilità di trattenere il gettito fiscale per utilizzarlo interamente sul proprio territorio. Tali maggiori funzioni potranno però essere attribuite soltanto dopo aver determinato i Lep, ovvero i Livelli essenziali delle prestazioni, che rappresentano i basilari diritti di cittadinanza da garantire a tutti gli italiani, da Aosta a Lecce.
L'ipotesi referendum
Boccia annuncia che il Pd è «disposto ad arrivare fino al referendum» per impedire che «il Barattellum di Calderoli crei territori e cittadini di serie A e di serie B», mancando del tutto - e questo è una delle principali preoccupazioni dei giuristi italiani - i riferimenti alle risorse disponibili sia per attuare l’autonomia che per garantire una reale perequazione fra Regioni più o meno ricche ed efficienti.
«Bisogna partire dalla definizione dei Lep, è fondamentale. Partendo da questo si può affrontare un dibattito all'interno del Parlamento e nel quale la Cisl darà un suo contributo» ha ribadito ancora ieri, da Bari, il segretario generale della Cisl Puglia, Antonio Castellucci. «È chiaro - ha aggiunto - che è necessario salvaguardare la coesione del Paese».
Il fronte del Nord
Di tutt’altro tono, le parole dei governatori di Lombardia e Veneto che, per primi, hanno chiesto l’autonomia insieme all’Emilia Romagna, firmando le pre-intese con lo Stato già nel 2018, con il Governo Gentiloni. «Un passaggio fondamentale, decisivo per il raggiungimento di un obiettivo fortemente voluto non solo dalla politica e dalle istituzioni, ma soprattutto dal popolo» ha detto ieri il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. «Non dimentichiamo mai - ha aggiunto - che sul tema dell'Autonomia, in Lombardia e in Veneto si è svolto un referendum nel quale si sono espressi democraticamente i cittadini. Proprio grazie all'Autonomia, tutte le Regioni, se governate con razionalità e competenza, potranno godere di importanti benefici». Per il presidente del Veneto, Luca Zaia «l’autonomia sarà la lente d'ingrandimento sull'efficienza dei territori. È la base del processo virtuoso dove le Regioni possono scegliere di sfruttare le opportunità della riforma, mettendosi alla prova nel rendere più efficaci i processi amministrativi e di governance. Ci sarà un’intera regione, il Veneto, con gli occhi puntati sui lavori parlamentari. Ringrazio la premier Meloni, il ministro Calderoli e l'intero esecutivo. Ci aspettiamo una giornata storica - ha concluso Zaia - come sarà il voto alla Camera per il voto finale che darà avvio alla riforma federalista». Si vedrà.