Infrastrutture, i passi avanti e le opere dimenticate

di Adelmo GAETANI
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Martedì 29 Giugno 2021, 05:00

Il mese di giugno, che sta per concludersi, ha riservato diverse sorprese e notizie di notevole rilevanza sul presente e il futuro del Grande Salento e della Puglia nel suo insieme. Un concentrato di decisioni e fatti compiuti, alcuni positivi altri valutabili in modo negativo, che delineano, comunque, una situazione in movimento da tenere costantemente sotto controllo per evitare il tradimento degli impegni assunti o la moltiplicazione dei danni. Si sa, niente è del tutto bianco o nero, nella vita reale le persone e le stesse comunità si aggirano tra mille tonalità di grigio. Ma si sa anche che l’unico rimedio capace di ribaltare le situazioni di arretratezza è il protagonismo dei territori e la consapevolezza delle loro popolazioni.
I segnali positivi. A livello regionale, dopo un’attesa lunga 40 anni, è stato dato il via libera al doppio binario tra Termoli e Lesina, opera strategica di Rfi da 700 milioni di euro. A intervento completato, i treni potranno viaggiare a 200 chilometri l’ora e il tempo di percorrenza sulla Lecce-Bologna sarà ridotto di 45 minuti. Buon risultato.
Nel Leccese, due le novità che potranno avere importanti ricadute. Finalmente, dopo cinque lunghi lustri, la vicenda della 275 Maglie-Leuca ha avuto un’accelerazione con la nomina del commissario di Governo (Eutimio Mucilli, direttore della Progettazione e Realizzazione di Anas) che avrà il compito di spezzare l’aggrovigliata catena di ostacoli che finora ha impedito di avviare i lavori per dotare il Basso Salento di un’arteria capace di rompere la secolare mancanza di un moderno e sicuro collegamento stradale. 

<CP9>La Via (Valutazione di impatto ambientale) è attesa per settembre e il bando per l’affidamento dei lavori entro l’anno. Tutto è nella mani dell’ing. Mucilli ed è della massima importanza che ci sia un responsabile al quale fare riferimento e al quale chiedere lumi sullo stato delle cose.
Oltre il caso 275, è da segnalare una svolta importante anche in materia sanitaria, tanto più significativa perché arriva nella fase condizionata dalla crisi pandemica. Giovedì scorso, a Cavallino è stato inaugurato il Distretto biomedicale, un polo di eccellenza tra Unisalento, Cnr e l’azienda Medtronic, per la ricerca biotecnologica e la messa in rete degli studi accademici nelle cure sanitarie. Nelle stesse ore il rettore di Unisalento, Fabio Pollice, ha annunciato ufficialmente l’attivazione della Facoltà di Medicina. I test d’ingresso previsti a settembre.
Brindisi, Bari e Matera ospiteranno dal 28 al 30 giugno il G20 dei ministri degli Esteri e della Cooperazione internazionale. Un appuntamento di rilievo sociale e politico per i Grandi della Terra che devono interrogarsi e decidere su come gestire i fenomeni migratori e quale sostegno portare ai popoli della Terra che soffrono la povertà e la mancanza di cibo. Proprio per questo, la tappa brindisina del G20, fissata per il 30 giugno, riveste un particolare significato che è anche un riconoscimento al ruolo strategico che il capoluogo messapico, sul cui suolo opera la Base di Pronto Intervento delle Nazioni Unite per il Fondo alimentare mondiale, svolge con orgoglio e spirito umanitario mai venuto meno da tempi immemorabili. Brindisi, città di pace e di accoglienza, per la sua storia e il suoi presente meriterebbe molto più di un giorno di gloria.
I segnali negativi. Partiamo dall’ex Ilva di Taranto e dalla decisione del Consiglio di Stato, che ha ribaltato l’ordinanza del tar di Lecce, di tenere accesi gli impianti. Una doccia fredda calata su una città che si sente in trappola e vuole liberarsi dalle catene, come ha ribadito il sindaco Rinaldo Melucci: “Non sarà una sentenza a fermarci”. Da parte sua Acciaierie d’Italia, che ora gestisce lo stabilimento, ha risposto annunciando la svolta green. E il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, è partito in pressing firmando d’urgenza il decreto che impone all’azienda l’adeguamento alle prescrizioni ambientali entro il 30 giugno. La parola decisiva sul futuro dell’ex Ilva dovranno dirla al più presto il premier Draghi e il ministro allo Sviluppo economico Giorgetti e dovrà essere una parola di definitiva chiarezza: in un modo o nell’altro i tarantini hanno il diritto di vivere senza dover respirare i veleni di processi produttivi fortemente inquinanti e non più sostenibili socialmente. Voltare pagina, questo è il grido che Taranto invia a Roma.
Nella corsa all’aggressione al nostro ambiente si mette in gioco anche l’Ue che ha dato il suo via libera a nuove ricerche in mare nel tratto di costa tra Bari e Brindisi. Ora toccherà alla Corte di Giustizia europea dire l’ultima parola, ma nel frattempo la Regione Puglia ha ribadito la sua ferma opposizione alle trivelle nel Mar Adriatico. Basterà?
Infine, un segnale negativo da Bari nei confronti del Grande Salento. L’audizione in commissione Ambiente del Consiglio regionale, richiesta dal capogruppo de “La Puglia Domani”, Paolo Pagliaro, sulla Bradanico Salentina, la superstrada Lecce-Taranto incompiuta da circa 40 anni, si è conclusa con il manifestato disinteresse sia dell’assessore ai Trasporti, Anna Maurodinoia che dell’Anas. Il segnale sembra chiaro: il Grande Salento, privato di una delle infrastrutture chiave, deve rimanere azzoppato, il triangolo Brindisi-Lecce-Taranto non si deve comporre quasi a impedire l’affermazione delle ragioni di territori interconnessi per storia, tradizioni e convergenze socio-economiche.
Proprio la necessità di rilanciare l’idea-forza di una rinnovata Terra d’Otranto chiama in causa Unisalento alle cui competenze scientifiche è stata affidata, dai Comuni capoluogo e dalle Province, la stesura del Masterplan sullo sviluppo integrato del Grande Salento. Come ricordava nei giorni scorsi Lino de Matteis su “Quotidiano” del documento non c’è ancora traccia, come non sembra esserci traccia dei lavori preparatori.
Davvero un peccato, anche perché gli ultimi i fatti registrati in Puglia e nel Salento, sia negli aspetti positivi che negativi prima elencati, offrono svariate tonalità di colore che andrebbero ricomposte in un quadro d’insieme e in una visione strategica capace di superare gli ostacoli e di guidare la crescita a livello regionale e interprovinciale.

In questo senso, l’apporto del Grande Salento, con la sua vitalità e le sue spinte innovative, sarebbe un fattore di trascinamento generale, soprattutto se si riuscisse a trasformare i buoni segnali a intermittenza, che non mancano, in un percorso organico più lineare e dai tempi certi.

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