Variante indiana, crescono i casi nel Salento: due cluster tra Lecce e Nardò

Variante indiana, crescono i casi nel Salento: due cluster tra Lecce e Nardò
di Maddalena MONGIO'
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Mercoledì 5 Maggio 2021, 22:48 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 21:06

Salento in fibrillazione per la variante indiana. Si rischia di arrivare presto a quota 15 casi: 12 a Lecce e 3 a Nardò. I contagiati sono tutti di nazionalità indiana, per 6 di loro (3 residenti a Lecce, una coppia e un convivente, e 3 a Nardò) il Laboratorio di Epidemiologia Molecolare e Sanità Pubblica dell’Azienda ospedaliero-universitaria del Policlinico di Bari ha già sequenziato la variante indiana.

Per gli altri 9 (che risiedono a Lecce) il Dipartimento di Prevenzione di Asl Lecce diretto da Alberto Fedele attende lo conferma, ma il fondato sospetto è che - trattandosi di contatti stretti delle tre persone residenti a Lecce già certificate come contagiate dalla variante indiana - siano state infettate dallo stesso virus.

La paura per la maggiore pericolosità


La tensione tra i salentini è strettamente connessa a un presunto maggior pericolo che potrebbe essere rappresentato da questa mutazione che in India miete vittime senza pietà.

A rafforzare i timori la stretta del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha bloccato i voli provenienti dall’India. Quindi la domanda più frequente è se questa variante sia più pericolosa di quella inglese al momento presente in larghissima misura tra i positivi e se le mutazioni del virus possano resistere al vaccino e quindi esporre comunque la popolazione alla malattia. In più, a Bari è stata rilevata anche una nuova variante classificata come “simil-nigeriana”, in quanto presenta caratteristiche similari a quella nigeriana, ma con più mutazioni nella proteina spike e in altre porzioni del virus. Il ragazzo contagiato era stato ricoverato con polmonite bilaterale in un ospedale della provincia di Bari e dimesso la settimana scorsa. «Tale riscontro è rilevante in termini di sanità pubblica ed evidenzia come sia fondamentale l’attività di sequenziamento implementata dall’Aouc Policlinico al fine di supportare le attività di controllo dell’epidemia sul territorio regionale e il contact tracing», ha commentato la professoressa Maria Chironna responsabile del Laboratorio del Policlinico di Bari.

Ora lo studio sui ceppi


«A priori non possiamo dire nulla – premette Fedele – perché si devono fare diversi studi per accertare se la variante indiana è più pericolosa rispetto agli altri ceppi. Da un certo punto di vista, per tutte le malattie virali c’è una mutazione del virus che cambia man mano che interessa strati più estesi di popolazione: più circola, più possibilità c’è che cambi. Come accade a noi di cambiare le fattezze. Man mano che le generazioni sono cambiate siamo cresciuti nel tempo: quella è una variazione somatica, mentre in biologia il virus cambia il suo aspetto, la sua composizione. Gli studi che si fanno ci diranno se i comportamenti adottati sono giusti e in particolare ci daranno risposte sui vaccini, ma anche sulle terapie. Sino a quando gli scienziati non ci diranno che servono modifiche non dobbiamo fare altro che seguire le misure di prevenzione adottate sinora. Al momento la presenza di questa variante non ci cambia la vita, i comportamenti da tenere non cambiano. Cerchiamo di arginare i contagi e per quanto riguarda i vaccini non abbiamo motivi per essere allarmati rispetto a una eventuale resistenza delle varianti. Al momento dovrebbero rispondere tutti i vaccini, magari con percentuali differenti». «Quanto sta accadendo in India potrebbe non essere correlato al tipo di variante, ma alle condizioni sociali e sanitarie di quel Paese. Quello che importa è mantenere il livello di guardia alto».

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