L'Asl: «Tac negate? No, rifiutate le alternative al Fazzi». Ma la paziente insiste: «Falso, ho tre testimoni»

L'Asl: «Tac negate? No, rifiutate le alternative al Fazzi». Ma la paziente insiste: «Falso, ho tre testimoni»
di Maddalena MONGIO'
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Domenica 6 Marzo 2016, 17:51 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 14:23

La Asl di Lecce smentisce che ci sia stata una lunga attesa per le tac prenotate a due pazienti oncologiche nel 2017. «In entrambi i casi le signore hanno scelto di eseguire l’esame presso il “Vito Fazzi” di Lecce, con tempi di attesa più lunghi, rinunciando alla prima data utile garantita dall’azienda in altre strutture». Questa la posizione ufficiale della azienda diramata con una nota. Una conclusione che è frutto delle verifiche interne, ultimate le quali la Asl ha inteso fornire «tutte le necessarie e puntuali delucidazioni in merito a quanto riportato dalla cronaca come “... denuncia choc del responsabile del “Tribunale per i Diritti del Malato” (Tdm) del Fazzi, Angelo Oliva, rilanciata dalle colonne del “Nuovo Quotidiano di Puglia”, e relativa al caso di due donne operate di tumore e con la tac fissata al 2017 (prenotazione richiesta il 10 novembre del 2015, in un caso, e fissata al 9 giugno del 2017; nell’altro caso la richiesta è del 22 febbraio 2016, l’appuntamento è stato fissato per il 20 ottobre 2017).

Nella nota viene anche ripercorso il cammino di queste due prenotazioni. «Il primo caso – si legge – riguarda una paziente in trattamento chemioterapico presso il day hospital oncologico del “Vito Fazzi”, ma seguita da un centro extraregionale. È stato richiesto nel mese di febbraio un approfondimento diagnostico (tac addome completo con mezzo di contrasto); il medico di medicina generale della donna ha prescritto l’esame in data 22 febbraio 2016 e la signora il giorno successivo si è rivolta al Cup per la prenotazione. Pur essendoci disponibilità ad eseguire la Tac, presso la Asl e nelle strutture accreditate, già a partire dal 19 aprile, la signora ha preferito voler eseguire la prestazione specificatamente presso la Radiologia del Fazzi, accettando così la data del 20 ottobre 2017, prima data utile. Successivamente ha segnalato al Tribunale per i diritti del malato il lungo tempo di attesa».
Dopo aver ottenuto l’appuntamento, a quanto riferisce la Asl, il caso è stato valutato – venerdì scorso – dal direttore della Radiologia del Fazzi, Massimo Torsello. E viene precisato che: «Previa valutazione clinica della documentazione esibita dalla paziente, le ha prenotato per il giorno 8 marzo 2016 una risonanza magnetica, alternativa alla Tac, per verosimile episodio allergico avvenuto durante una precedente Tac».
«Il secondo caso cui si fa riferimento riguarda una paziente in trattamento chemioterapico presso il day hospital oncologico del “Vito Fazzi”», spiegano dall’azienda sanitaria. «Il 10 novembre 2015 la signora ha prenotato presso il Cup del Fazzi “Tac torace e addome con mezzo di contrasto” e le è stato fissato appuntamento per il giorno 1 marzo 2016 presso l’Ospedale di Copertino. Il 29 dicembre 2015 la paziente si è ripresentata al Cup per spostare la prenotazione dal presidio ospedaliero di Copertino al presidio ospedaliero di Lecce, ottenendo come prima data utile il 9 giugno 2017. A febbraio 2016 la signora ha presentato la sua segnalazione al Tribunale per i diritti del malato». Quindi? «È evidente come a nessuno sia stata prenotata una Tac ad “un anno e mezzo”- concludono dalla Asl -. In entrambi i casi le signore hanno scelto di eseguire l'esame presso il “Vito Fazzi” di Lecce, con tempi di attesa più lunghi, rinunciando alla prima data utile garantita dall’azienda in altre strutture».


La replica della donna: tutto falso e ho i testimoni. «Non ho parole. Non solo devo combattere con la malattia, ma anche con un sistema che favorisce la malattia e non il malato. La direttrice generale dovrebbe tacere e chiedere scusa». Santina Geusa, la cinquantenne di Campi Salentina a cui è stata fissata una tac al 2017, smentisce la Asl di Lecce. Una dichiarazione chiara e lineare, interamente registrata, in cui la donna fa la sua ricostruzione dei fatti. «No, assolutamente». Con questa frase Geusa esclude che al Cup le sia stata proposta una struttura alternativa al Fazzi e, soprattutto, che si sia rifiutata di accettarla. «Ho solo chiesto di poter eseguire l’esame in una struttura pubblica – spiega – perché ho problemi di allergia e volevo essere sicura di essere in un posto dove ci fossero i mezzi per intervenire nel caso avessi avuto una reazione allergica».
E poi ripercorre quello che è accaduto al momento della prenotazione. «Il 22 febbraio – racconta – sono andata in una struttura privata per fare la tac all’addome. L’esame sarebbe costato 210 euro, ma la ragazza della reception è riuscita a inserirmi e così potevo farlo con la ricetta rossa. Purtroppo, per il mio problema di allergia, la struttura privata non ha potuto eseguire l’esame. Per questo, nel pomeriggio dello stesso giorno, sono andata all’accettazione del Fazzi con la richiesta di esame da eseguire con il codice di priorità B, massimo 10 giorni, e mi è stato detto di tornare il mattino dopo per parlare con il caposala. E così ho fatto».
Quindi? «Quando sono tornata, il 23 febbraio, il caposala della Radiologia mi ha detto che non poteva prenotare esami per gli esterni e «vada al Cup e prenoti lì». Ma quando sono arrivata allo sportello del Cup mi hanno detto che le «agende delle urgenze sono piene». Io avevo chiesto solo di fare l’esame in una struttura pubblica e mi hanno rimandata in Radiologia. Quando sono tornata il caposala mi ha detto: «Mi dispiace, non ho possibilità, siamo incasinati, non si può lavorare in questo modo anche perché la tac di Copertino è ferma, la tac di Galatina è ferma». Io l’ho pregato: «Si metta una mano sulla coscienza», mi ha risposto: «Non posso fare niente».
A quel punto Santina Geusa si è recata al Tribunale per i diritti del malato che l’ha accompagnata nuovamente in Radiologia. «Siamo tornati dal caposala che ha ribadito quanto mi aveva già detto – prosegue nel suo racconto – e così sono tornata al Cup e l’impiegato mi ha detto che si vergognava a dirmi la data». Questa la ricostruzione di Santina Geusa che non era sola quando accadeva tutto questo, ma accompagnata dalla sorella e da un’amica. Oltre al fatto che nell’ultimo confronto avuto con il caposala della Radiologia era presente anche il responsabile del Tribunale per i diritti del malato, Angelo Oliva. Dopo l’esplosione del caso mediatico, la signora è tornata in reparto e le è stato consigliato di fare una risonanza magnetica, al posto della tac, che sarà eseguita oggi.
La tac si è resa necessaria dopo una pet fatta il 9 febbraio in cui si erano evidenziate due macchie e l’oncologo ha ritenuto necessaria una tac, in tempi brevi.

 

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