Sant'Oronzo “guarito”: ecco il nuovo volto dopo il restauro

Sant'Oronzo “guarito”: ecco il nuovo volto dopo il restauro
di Stefania DE CESARE
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Martedì 4 Febbraio 2020, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 12:25
Il volto nuovo di Sant’Oronzo. È stato completato il restauro della testa della statua del santo patrono. A un anno esatto dal trasloco del monumento che dall’alto della colonna è stato trasferito e posizionato nell’atrio di ingresso laterale di Palazzo Carafa di via Rubichi, a Lecce, la ditta “Colaci Emilio Impianti e restauri” ha terminato una prima parte degli interventi necessari per riportare il simulacro al suo antico splendore.

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«Siamo soddisfatti per aver concluso questo primo step – spiega Carmelo Colaci - sono stati lavori importanti e in alcuni casi impegnativi, anche se fino a oggi non abbiamo incontrato particolari problemi o intoppi. Adesso siamo pronti per avviare le operazioni relative al recupero della parte restante della statua. Nelle prossime settimane faremo le prime valutazioni così da poter programmare gli interventi». Il volto di Sant’Oronzo, danneggiato dal tempo e dagli agenti atmosferici, è stato riportato alla sua bellezza originaria grazie alle cure della restauratrice Elisabetta Palmiero e allo staff dell’impresa di Alessano.

Il primo ad ammirare da vicino il nuovo volto del santo è stato l’arcivescovo di Lecce Michele Seccia che, ieri pomeriggio, ha fatto visita al cantiere per toccare con mano gli effetti del restyling. Nessun passo avanti, per il momento, per quanto riguarda la musealizzazione della statua. Come deciso dalla Soprintendenza, infatti, una volta terminato il restauro, la statua sarà custodita a terra e potrà essere ammirata dai fedeli e turisti, mentre in cima alla colonna sarà posizionata una copia, che dovrà essere progettata in modo da garantire la fedeltà all’originale, rispettandone le dimensioni, la volumetria e la resa estetica. Una scelta dettata soprattutto proprio dalle cattive condizioni in cui versa la statua e dal pessimo stato di conservazione di porzioni della struttura lignea interna determinato soprattutto da infiltrazioni di acque piovane e dallo sviluppo di fenomeni di biodeterioramento che hanno modificato radicalmente le proprietà del materiale. La situazione di precarietà statica del manufatto era emersa fin dalle prime indagini diagnostiche propedeutiche al restyling e per questo il Comune aveva preso in considerazione da subito l’ipotesi di proteggere l’originale e di collocare sulla colonna un duplicato
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