Mazzette in cambio delle protesi, funzionaria Asl chiede di lasciare il carcere

Mazzette in cambio delle protesi, funzionaria Asl chiede di lasciare il carcere
di Erasmo MARINAZZO
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Venerdì 28 Agosto 2020, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 09:22

Ha chiesto di lasciare il carcere la funzionare dell'Asl, Carmen Genovasi, 46 anni, di San Pietro in Lama. La responsabile dell'ufficio Protesi accusata di avere intascato mazzette in cambio di prescrizioni, e finita in cella l'11 giugno scorso, ha però già incassato il no del giudice che ha disposto l'arresto, il giudice per le indagini preliminari Giovanni Gallo. E per questo nella giornata odierna sarà il Tribunale del Riesame a stabilire se ci siano o meno i presupposti per attenuare la misura. L'appello è stato presentato dagli avvocati difensori Carlo Sariconi e Simona Ciardo, con il parere contrario dei pubblici ministeri della Procura di Lecce, Massimiliano Carducci e Roberta Licci, seppure l'indagata abbia ammesso nell'interrogatorio di garanzia di avere preso soldi dai rappresentati delle aziende produttrici di protesi e di ausili audiometrici. Soldi per fare fronte a problemi economici.

Intanto promette sviluppi perlomeno altrettanti importanti come gli arresti di giugno, l'inchiesta “Buste pulite” condotta dalla Procura con gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. La traccia è quella indicata dai pubblici ministeri e dal gip sia nella richiesta di arresti che nella stessa ordinanza: visto che le telecamere nascoste hanno ripreso la Genovasi mentre distruggeva alcune pratiche (3 e 28 febbraio, 30 marzo), si è reso necessario stabilire la loro genuinità. Anche perché alcuni dei pazienti indicati nelle copie delle stesse pratiche consegnate a tre rappresentanti di aziende del settore, hanno dichiarato di non avere mai fatto richiesta di quelle protesi. Il secondo filone sta verificando se ci sia stato o meno il coinvolgimento del personale medico. Ossia la figura professionale necessaria per prescrivere le protesi e, dunque, il punto di partenza delle pratiche sulle quali si è poi innescata la prassi corruttiva contestata.

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Fatti, dunque, ancora da approfondire. E di questo terranno conto i giudici del Riesame nel valutare l'istanza di lasciare il carcere. Valuteranno se intanto si siano attenuate le esigenze cautelari ed in base a quali fatti nuovi rispetto all'arresto di giugno. E dovranno stabilire anche se sia ancora attuale il pericolo di inquinamento probatorio ravvisato dal giudice Gallo nell'ordinanza di custodia cautelare ed indicato dai due magistrati titolari dell'inchiesta: «Costantemente dedita alla tutela degli interessi privatistici, per il cui soddisfacimento sacrifica, senza alcun pudore e senza remore l'interesse pubblico derivante dal proprio ruolo. Svilendo la dignità della funzione pubblica. Ciò ovviamente si ripercuote anche sul costo finale del presidio sanitario fornito a carico della Asl comparativamente maggiore per la necessità del fornitore di coprire con il maggiore prezzo il costo della tangente». La Genovasi fu arrestata in ufficio dopo avere riscosso 850 euro, altri 3.800 euro furono trovati a casa.

Con lei anche Giuseppe Bruno, 57 anni, di Galatina ed inseguito finirono ai domiciliari Pietro Bonetti e Monica Franchini, 71 e 49 anni, tutti rappresentanti. Otto in tutto gli indagati.

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