Denaro, elettrodomestici e caciotte, così si pagavano le bustarelle ai funzionari Asl: «Ti sei dimenticato una cosa» e il rappresentante “salda il conto”

Denaro, elettrodomestici e caciotte, così si pagavano le bustarelle ai funzionari Asl: «Ti sei dimenticato una cosa» e il rappresentante “salda il conto”
di Erasmo MARINAZZO
6 Minuti di Lettura
Sabato 13 Giugno 2020, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 19:11

Le Fiamme Gialle del comando provinciale di Lecce hanno eseguito ieri una ordinanza di custodia cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari, emessa dal giudice per le indagini preliminari di Lecce su richiesta della procura, nei confronti di quattro persone, ritenute responsabili, insieme ad altri quattro soggetti indagati a piede libero, di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della P.A. e falso ideologico continuato in atto pubblico.



Gli arresti, due in carcere e due ai domiciliari, sono avvenuti nell'ambito dell'operazione "Buste pulite". Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lecce, coordinate dalla procura di Lecce, nascono da autonoma attività d'intelligence degli investigatori che hanno approfondito la significativa e repentina crescita del volume d'affari di diverse società salentine attive nel settore della fornitura di apparecchiature elettromedicali alla Asl, al fine di verificarne la dinamica. Nell'inchiesta sono state utilizzate anche le intercettazioni, che delineano un quadro d'insieme sul quale faranno luce i magistrati. 

L'accelerata all'inchiesta l'hanno data gli arresti in flagranza di lunedì. E per questo nel giro di poche ore la Procura ha chiesto nuove misure anche per gli altri indagati accusati di avere consegnato alla responsabile dell'ufficio Protesi della Asl, Carmen Genovasi, 46 anni, di San Pietro in Lama, regali, elettrodomestici, caciotte ed anche dispositivi di protezione individuale contro il contagio da coronavirus. L'operazione “Buste Pulite”, nome nato dalla mania della Genovasi di sanificare le mazzette, i regali e di osservare rigorosamente le norme anticontagio del distanziamento sociale, ha avuto per questo un svolta ieri pomeriggio quando i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziario hanno messo agli arresti domiciliari l'imprenditore Pietro Bonetti, 71 anni, di Lecce. E la rappresentante in nero di dispositivi medici Monica Franchini, 49 anni, di Lecce anche lei.

Otto in tutto gli indagati indicati nell'ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, che ha accolto la richiesta depositata dai pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci contestualmente alla istanza di convalidare gli arresti in flagranza di lunedì della Genovasi e di Giuseppe Bruno, 47 anni, di Galatina, dipendente di un'azienda del settore.

Riprese con una videocamera nascosta nell'ufficio della Genovasi, intercettazioni, appostamenti, pedinamenti e l'esame del materiale sequestrato nel corso delle perquisizioni estese nella giornata di lunedì a sei indagati hanno creato fra i magistrati titolari di questa inchiesta, la necessità di estendere le misure cautelari anche a Bonetti ed alla Franchini. Fonti di prova multiple a loro carico, come se avessero assunto sistematicamente il metodo della corruzione della funzionaria Asl per ottenere da lei prescrizioni di protesi come anche di dispositivi audiometrici.

A Bonetti, ad esempio, viene attribuito il tentativo di assegnare una carrozzina in carbonio, di quelle usate nelle competizioni per disabili, ad un uomo di 91 anni allettato. Per la semplice ragione di potere ottenere così un guadagno maggiore.
Allo stesso imprenditore viene contestato di avere cercato di indurre una sua collaboratrice, M.B., 30 anni di Lecce (indagata anche lei) a fare la spola nell'ufficio della Genovasi per consegnare il pesce. Ossia il denaro così definito in un tentativo di linguaggio criptico. Una prassi a cui la giovane collaboratrice si sarebbe prestata una sola volta per poi farsi da parte.
Tutto documentato, tutto ripreso dalla videocamera nascosta. In quei filmati c'è anche Fabio Campobasso, 52 anni, esponente della destra leccese, coordinatore cittadino del movimento Voce Popolare (e non coordinatore di Italia in Comune come erroneamente riportato da Quotidiano nei giorni scorsi): un solo episodio di consegna di una busta di cui però non si vede il contenuto.

Più evidenti sono state ritenute le prove contro la moglie, Monica Franchini. E poco rilevanti un paio di grosse caciotte donate alla Genovasi da un uomo di Presicce, V.S., 52 anni, per ottenere scarpe ortopediche. Infine al marito della funzionaria Asl, Giovanni Rodia, 46 anni, di, San Pietro, viene contestato di esseri fatto falsamente assumere da Bonetti per ottenere l'indennità di disoccupazione. Un quadro inquietante, ma è solo la superficie di un complesso di episodi in cui raggirare le procedure sarebbe diventato la regola.

Iniziano dal 27 maggio i dialoghi fra Carmen Genovasi, responsabile dell’ufficio Protesi della Asl di Lecce, ed il rappresentante del settore Giuseppe Bruno, entrambi arrestati il pomeriggio dell’8 giugno scorso.
Bruno:«….su quel preventivo».
Genovasi: «E sì».
Bruno: «Non è, te lo porto, tranquilla».
Genovasi: «Per quello ti stavo chiedendo. Senti, poi qualche resoconto mio lo facciamo o no?». Bruno: «Lo facciamo».
Genovasi: «Ah?».
Bruno: «Mo lo facciamo….sì, mo lo facciamo».
Genovasi: «Senti, e poi V.S, c…! Sei c….di sbrigarmelo o no?».
Bruno: «Sì».
Genovasi: «Oggi è venuto di nuovo e dice: “Ma insomma, ma che…”»
Bruno: «Domani, domani stiamo andando». 
Genovasi: «Ma quale domani, che quello dice che ancora….?»
Bruno: «Ci sono i calzari, che non sono andati bene».
Genovasi: «Eh, infatti».

Mazzette e protesi alla Asl, altri due arresti: ora sono quattro. La compravendita di favori anche con mascherine a peso d'oro - VIDEO

I due parlano della richiesta del 52enne di Presicce, nel Salento, di avere delle scarpe ortopediche, per le quali la Genovasi gli avrebbe consigliato di fare carte false. Anche di dichiarare la residenza a Lecce in modo che la competenza della richiesta ricadesse sul suo ufficio.
E  arriviamo all’8 giugno. E’ mezzogiorno, la videocamera nascosta riprende la Genovasi che entra in ufficio e, come al suo solito, sanifica la scrivania. Tempo una manciata di secondi che arriva Bruno. La funzionaria a quel punto sarebbe andata subito al dunque.

Genovasi: «Eccolo. Vedi che ti sei dimenticato una cosu….Ti sei dimenticato una cosa». 
Per tutta risposta Bruno estrae una busta gialla dal suo borsello e la mette sulla scrivania. La busta con la scritta “Giuseppe”: una parte di quel denaro Bruno l’aveva appena prelevata da uno sportello bancomat. Fra le sue carte la Guardia di finanza ha trovato nove prescrizioni di protesi, fra cui una riferita alle scarpe sanitarie di V.S.

ed un post it con la scritta “Carmen 200 €”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA