Mazzette alla Asl, i retroscena: «Fingiti disabile e otterrai la carrozzina elettrica»

Mazzette alla Asl, i retroscena: «Fingiti disabile e otterrai la carrozzina elettrica»
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Domenica 14 Giugno 2020, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 19:11

Un piano degno di film del genere commedia all'italiana per fare ottenere l'assegnazione di una sedia a rotelle elettrica ad un uomo che in realtà non avrebbe avuto alcun problema a camminare sulle sue gambe: si sarebbe dovuto presentare in carrozzina alla visita neurologica. L'ultimo degli escamotage predisposti dalla responsabile dell'ufficio Protesi della Asl, Carmen Genovasi, per V.S., 52 anni, di Presicce che intanto per ringraziarla dell'interessamento per fargli ottenere una scarpa ortopedica le regalò due forme di caciocavallo.

Denaro, elettrodomestici e caciotte, così si pagavano le bustarelle ai funzionari Asl

Anche queste consegnate nel suo ufficio monitorato dalla telecamera nascosta piazzata dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. Quella telecamera che ha registrato undici consegne di bustarelle.
Corruzione, falsa attestazione, falso in atto pubblico e tentata truffa le ipotesi di reato contestata a V.S ed alla Genovasi per quel rapporto iniziato il 28 gennaio scorso quando l'uomo si presentò negli uffici della Asl per lamentarsi di non avere avuto il riconoscimento della fornitura di una scarpa ortopedica. Sorse subito un problema: essendo quell'uomo residente a Presicce, avrebbe dovuto rivolgersi al distretto sanitario di quella zona. Oppure dichiarare di risiedere a Lecce. Dichiararlo al medico specialista che lo avrebbe visitato, ricordandogli di essere lo zio della Genovasi. Raggiri che poi si rivelarono efficaci poiché gli consentirono di ottenere il dispositivo ortopedico. Dalla scarpa alla carrozzina elettrica il passo sarà stato breve, sospinto dai consigli della Genovasi: la funzionaria - dicono le carte dell'inchiesta - si sarebbe attivata per fissargli gli appuntamenti per le visite fisiatrica, oculista e neurologica. Per quest'ultima gli avrebbe riservato il consiglio di sostenere che le sue condizioni si fossero aggravate. E per dimostrarlo si sarebbe dovuto presentare seduto su una carrozzina.

Gli arresti hanno interrotto questa procedura e, dunque, non è stato possibile stabilire se quale prezzo avrebbe dovuto pagare V.S., se in caciotte, se in denaro o in altri vantaggi o nulla di tutto questo.
Documentate, invece, una per una, le consegne delle bustarelle: quattro attribuite all'imprenditore Pietro Bonetti, di cui una da 1.600 euro consegnate dalla sua ex collaboratrice M.B., 30 anni, di Lecce; tre dal rappresentante Giuseppe Bruno; e quattro da Monica Franchini, anche attraverso il marito Fabio Campobasso, 52 anni, di Lecce, esponente della destra cittadina e dipendente della Asl: per lui la Procura aveva chiesto l'arresto per la busta gialla consegnata alla Genovasi la mattina dell'1 aprile e preceduta dalla telefonata del giorno prima in cui la Franchini informò la funzionaria Asl che il marito le avrebbe portato un libro. Per la Procura quel libro corrispondeva a denaro, 500 euro. Il giudice Giovanni Gallo ha sostenuto invece che non si può affermare con un grado di sufficiente certezza che lo stesso fosse a conoscenza del contenuto della busta.

E dire che questa a indagine che sarebbe potuta finire nel cestino della carta straccia prima ancora di nascere. È stato un esposto anonimo a dare vita a un fascicolo con almeno otto indagati e che si è formato dopo che gli investigatori hanno verificato un'anomala crescita del fatturato di alcune aziende fra quelle accreditate dall'Asl per fornire scarpe ortopediche, apparecchi acustici, sostegni da muro, lettini, stampelle, sedie a rotelle ed altro ancora.
E.M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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