Resort a San Cataldo: la Procura si affida a un ingegnere

il rendering del resort sul lungomare di san Cataldo
il rendering del resort sul lungomare di san Cataldo
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 23 Marzo 2016, 06:23 - Ultimo aggiornamento: 14:26
Regolare sotto il profilo edilizio ed urbanistico il progetto del resort Aparhotel che dovrebbe sorgere a San Cataldo? Sta interessando anche la Procura la questione che ha creato una spaccatura a Palazzo Carafa fra maggioranza ed opposizione e nella stessa maggioranza: il procuratore aggiunto Antonio De Donno ha dato incarico all’ingegnere Pier Paolo Fiorentino di redigere una consulenza sul rispetto degli standard urbanistici ed edilizi della struttura che potrebbe prendere il posto dei vecchi depositi del lungomare Amerigo Vespucci, con affaccio sulla spiaggia libera e sul retro la pineta dell’intramontabile Ostello della Gioventù.

Si tratta dello stesso consulente che ha individuato, prima per il sostituto procuratore Imerio Tramis e poi per lo stesso aggiunto De Donno, gli abusi edilizi ed urbanisti dell’inchiesta e dei processi sulla compravendita dei palazzi di via Brenta diventati sede del polo civile della giustizia e oggetto di critiche, per quegli abusi, di avvocati, magistrati, personale amministrativo ed utenti. L’ingegnere Fiorentino ha portato a termine l’incarico sul resort: la consulenza è stata consegnata al magistrato che sta conducendo le indagini con i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria.
Dall’analisi di quello studio, l’aggiunto De Donno deciderà se e quali ipotesi di reato iscrivere al fascicolo. Se insomma, ampliare l’inchiesta avviata per falso in atto pubblico a febbraio di due anni fa e che vede indagati i consiglieri comunali Rocco Ciardo (eletto nella lista “La Puglia prima di tutto”, ora “Lecce 2017”) e Roberto Martella (ex Pdl, ora “Lecce 2017”): Ciardo allora affermò pubblicamente che Martella sostenne di aver avuto la sua delega a dare parere favorevole al progetto, nella riunione del 23 gennaio del 2014 della commissione all’Urbanistica. E non era vero, sottolineò ancora Ciardo. Perché non condivideva la scelta di collocare i parcheggi ad un chilometro e mezzo dal resort.

Che è poi uno dei problemi affrontati dalla consulenza dell’ingegnere Fiorentino. Alla luce di quell’anomalia del voto, gli inquirenti si sono trovati nelle condizioni di dover verificare se quel falso assenso del consigliere che quel giorno si trovava a Torino, avesse o meno l’obiettivo di nascondere qualche tentativo di forzare i paletti fissati dal piano regolatore per San Cataldo.
A ben vedere, dunque, l’inchiesta si trova ora a dover stabilire se ci sarà un futuro per il resort che promette di rendere attraente sotto il profilo turistico, la zona più degradata della marina dei leccesi. Dove oggi c’è un rudere che fino all’estate del 2015 ospitava anche un bar, sono previste al primo piano 40 camere con cucina per un totale di 120 posti letto, al secondo un ristorante ed al terzo una piscina.

Il nodo cruciale è rappresentato dai parcheggi: non essendo possibile realizzarli nella struttura, manca lo spazio, il progetto prevede un’area da realizzare all’ingresso di San Cataldo e servita con i bus navetta. C’è un problema, tuttavia: lì davanti, sul lungomare, ci sono i parcheggi pubblici. Gratuiti. Ed allora perché mai un turista dovrebbe lasciare l’auto ad un chilometro e mezzo? La politica ne ha discusso. Si attende ora il parere della Procura. Parere cruciale.
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