San Cataldo: quattro punti di fuoco e 40 ettari in cenere. E' caccia al piromane

Terra bruciata

San Cataldo: quattro punti di fuoco e 40 ettari in cenere. E' caccia al piromane
di Valeria BLANCO
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Giovedì 27 Luglio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:09

Il vento di Maestrale di ieri ha fatto temere il peggio, e cioè che alcuni focolai, monitorati per tutta la notte anche con i droni, potessero riprendere vita e sviluppare nuove fiamme. Invece, il grosso incendio che ha devastato San Cataldo è stato infine completamente domato e i residenti - quelli le cui case sono state risparmiate dalle fiamme - sono potuti rientrare nelle loro abitazioni.

La conta dei danni

Terminato lo stato di emergenza - che ha comportato il richiamo in servizio di tutti i vigili del fuoco disponibili sul territorio - nella marina leccese gravemente ferita dall’incendio ieri si è passati alla conta dei danni e sono partite le indagini per individuare il piromane.

Pochi i dubbi sul fatto che non si sia trattato di un rogo “naturale”. E questo perché i punti di fuoco - cioè i luoghi da cui si sono originate le fiamme - sono ben quattro, non collegati tra loro e per di più molto vicini alle zone più densamente abitate. Le fiamme sono partite a sud dall’ex bar Carmelina, proprio al confine con Campo Verde e lungo la strada per San Foca, nei pressi della chiesetta. L’altro punto di fuoco è stato individuato nel boschetto vicino alla darsena e l’ultimo nel canneto all’altezza del primo ponte lungo la strada che porta a Lecce.

Aperta un'inchiesta

Lo scenario, agghiacciante, è che qualcuno abbia deliberatamente appiccato le fiamme, avendo cura di posizionare gli inneschi in luoghi impervi e non coperti dalle telecamere. Del resto, l’ipotesi della presenza di un piromane è stata anche ventilata dal sindaco, Carlo Salvemini: «C’è rabbia – ha detto – perché quello che è accaduto non è un fenomeno naturale, di autocombustione». Per questo la procura, con il pubblico ministero di turno Luigi Mastroniani, ha aperto un’inchiesta per incendio boschivo a carico di ignoti, riservandosi di valutare se con ipotesi colposa o dolosa.

Caccia al piromane

Sul fronte delle indagini, sarebbero state acquisite le immagini del photored presente all’ingresso della marina e si cercano altre telecamere che potrebbero aver ripreso il passaggio di persone sospette. Mentre la svolta potrebbe arrivare dai sopralluoghi che sono stati effettuati nella tarda serata di ieri, quando un residente si sarebbe presentato al Posto di comando avanzato allestito nei pressi del bar Royal per avvisare chi indaga di aver trovato quelli che sembravano degli inneschi. Potrebbe essere una pista, o auspicabilmente l’errore che potrebbe condurre all’identificazione di un piromane che per il resto si è dimostrato invece molto cauto.

La indagini


E mentre le indagini, affidate ai carabinieri Forestale, proseguono a ritmo serrato, si fa anche la conta dei danni: sono 40 gli ettari di macchia mediterranea e bosco ridotti in cenere, una trentina le abitazioni raggiunte dal fuoco insieme ad alcune attività commerciali e diverse auto. Il Comune di Lecce ha deciso di creare un gruppo di lavoro, anche interforze, per quantificare i danni al fine di chiedere i risarcimenti. È stata deliberata ieri stesso dalla Giunta comunale, infatti, la richiesta del riconoscimento dello stato di emergenza. Il provvedimento è stato trasmesso al governo e alla Regione Puglia dopo che il sindaco, Carlo Salvemini, ha sentito il governatore pugliese, Michele Emiliano, e il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, anche in vista del consiglio dei ministri che esaminerà le situazioni di Sicilia e Puglia, due delle regioni più colpite dai roghi. Le risorse non dovrebbero tardare ad arrivare, come ha garantito la premier Giorgia Meloni. Sui social il primo ministro ha assicurato risposte immediate ed efficati: «Il Governo ha messo in campo tutti i mezzi di cui dispone e stiamo istruendo le richieste di stato di emergenza avanzate dalle Regioni colpite per deliberare le prime risorse».
A San Cataldo, intanto, si cerca di tornare alla normalità. Allestito un posto di comando avanzato dei vigili del fuoco, una sorta di piccola sala operativa a cui i cittadini possono rivolgersi per richiedere l’intervento delle squadre. Gli interventi di spegnimento sono stati coordinati da due direttori delle operazioni di spegnimento dei vigili del fuoco, che hanno potuto contare anche sul contributo delle numerose squadre di volontari di protezione civile, dell’Arif, dei carabinieri Forestali e della Marina Militare, che ha evacuato alcuni turisti via mare.

Il contributo dell'Esercito

Fondamentale il contributo dato alle operazioni di spegnimento da parte dell’Esercito, che ha messo a disposizione i Leopard, una sorta di carri armati che non solo hanno realizzato delle fasce tagliafuoco, bloccando l’avanzata delle fiamme, ma hanno anche fatto da “apripista”, permettendo ai pompieri di penetrare con facilità nelle aree più impervie e di boscaglia più fitta. Le operazioni di spegnimento dell’incendio sono andate avanti fino a notte e sono state rese molto complicate anche dal fatto che molte delle abitazioni lambite dalle fiamme avevano, all’esterno, bombole del gas accatastate oppure collegate a fornelli e berbecue, cosa che ha aumentato la pericolosità delle operazioni di spegnimento. Nelle prossime ore è previsto un sorvolo dell’area con i droni per comprendere l’esatta portata del rogo e le dimensioni dell’area boschiva perduta per sempre.

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