«Barriere sui fondali a difesa dell'antico Molo di Adriano»: il progetto della Soprintendenza. Ma per levare le scritte dei vandali i fondi non bastano

«Barriere sui fondali a difesa dell'antico Molo di Adriano»: il progetto della Soprintendenza. Ma per levare le scritte dei vandali i fondi non bastano
di Stefania DE CESARE
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Mercoledì 21 Aprile 2021, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 12:41

«I resti delle strutture murarie dell'antico molo romano sono una testimonianza di eccezionale valore. Presto realizzeremo una barriera sommersa di massi per preservare il bene». Parola di Barbara Davidde. L'architetto a capo della Soprintendenza di Brindisi e Lecce (oltre che responsabile nazionale del patrimonio subacqueo, sede a Taranto) svela le novità sulla salvaguardia dei resti del Molo di Adriano di San Cataldo dopo la mobilitazione di cittadini e associazioni che ne chiedono restauro e rilancio anche attraverso una petizione online.

IL PROGETTO: molo adriano lavori_21073629.pdf


Architetto Davidde, nei mesi scorsi dalle pagine di Quotidiano il Soprintendente Maria Piccarreta aveva annunciato un progetto di recupero di una parte del Molo danneggiata dai vandali. A che punto è il cantiere?
«La Soprintendenza ha avviato lo scorso novembre i lavori di per la messa in sicurezza dei resti archeologici delle strutture portuali di San Cataldo finanziati con fondi del Mic per 125.526 euro. È un lavoro suddiviso in due fasi. La prima, già conclusa, ha riguardato l'apposizione di puntelli provvisori e posa in opera di sacchi di sabbia per arginare il moto ondoso. È stata avviata, poi, una campagna di indagini diagnostiche per acquisire informazioni utili per il restauro della struttura e nello specchio acqueo per arginare l'azione del moto ondoso. Sono stati eseguiti prelievi di campioni di pietra del paramento del muro, indagini sull'opera cementizia, rilevazioni strumentali ed esecuzione di prospezioni geoelettriche sul molo oltre che indagini geognostiche per studiare le condizioni del sottosuolo».
Quali sono gli interventi programmati?
«Il restauro prevede la realizzazione di opere a mare per arginare il moto ondoso intervenendo per la prima volta sulle cause dell'erosione che determina il dissesto statico di una cospicua porzione della banchina portuale. In particolare le opere a mare consisteranno nell'apposizione di massi per la realizzazione di una barriera sommersa nello specchio acqueo antistante il molo e finalizzata a frangere il moto ondoso e a eseguire le lavorazioni utili per preservare il bene».
Quando si comincerà?
«Questa seconda fase avrà presto inizio. Abbiamo affrontato il problema in maniera multidisciplinare con il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, la Capitaneria di Porto di Gallipoli e l'Agenzia del Demanio che insieme agli enti territoriali stanno cooperando».
E la pulizia della struttura danneggiata con scritte spray?
«È importante precisare che il molo romano, nella parte emersa, si sviluppa per circa 70 metri dalla terraferma. Invece, le ulteriori strutture emerse su cui sono state eseguite le scritte vandaliche non sono di età romana. Si tratta dei resti di un progetto realizzato tra il 1901 e il 1908 dal Comune di Lecce su parte dell'area di sedime del molo romano. L'attuale intervento di restauro, per mancanza di capienza economica, non potrà interessare anche le strutture di recente realizzazione. La Soprintendenza ha già sollevato la criticità dello stato di conservazione di questa struttura nell'ambito di un tavolo tecnico lo scorso ottobre in via telematica con il Comune e gli altri enti».
Gli lavori sarebbero dovuti terminare prima dell'estate. Ci saranno slittamenti?
«Siamo in attesa delle approvazioni sul progetto delle opere a mare e, appena concluso l'iter, riavvieremo i lavori. Se ci saranno slittamenti faremo in modo di non ostacolare la stagione turistica e, anzi, l'esecuzione delle opere a cielo aperto potrà essere oggetto di interesse».
Il Molo di Adriano può essere fruito per fini turistici, come il diving o le immersioni?
«Il sito, fruibile da terra per la parte emersa, e potrebbe essere valorizzato integrando i pannelli illustrativi già presenti.

La parte sommersa, è in buona parte insabbiata e poco visibile, ma non presenta problematiche conservative tali da sconsigliarne la fruizione subacquea a fini turistici. I pannelli illustrativi? Alcuni, già presenti, ricostruiscono la storia del bene. Appena riprenderemo i lavori, documenteremo l'intervento per sensibilizzare i visitatori».

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