Il molo di Adriano sfregiato dai vandali: una bomboletta spray su secoli di Storia. Vani i lavori di restauro

Il molo di Adriano sfregiato dai vandali: una bomboletta spray su secoli di Storia. Vani i lavori di restauro
di Paola ANCORA
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Domenica 2 Agosto 2020, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 20:50
Una bomboletta spray e l'idiozia di un improvvisato writer hanno sfregiato uno dei beni archeologici più importanti e di valore del Salento e del territorio leccese: il molo di Adriano, a San Cataldo, marina del capoluogo. Le foto - che ritraggono una anonima scritta spray nera e viola - sono un pugno nello stomaco arrivato via social già sabato sera. 

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Non è la prima volta che l'antico molo di epoca romana finisce nel mirino di sprovveduti vandali: è già accaduto prima del 2017, quando si sono conclusi i lavori della Soprintenza (in collaborazione con l'Università e le associazioni Insynchlab, LabTaf e Tour Up ‘n Down) per restituire al presente un pezzo di Storia del Salento. I lavori hanno riguardato principalmente la messa in sicurezza del bene, la realizzazione di un percorso informativo dedicato ai turisti e di una passerella che consente di godere della bellezza di ben cinquanta metri di struttura muraria sopravvissuti, fino a oggi, alla inciviltà di qualcuno e al susseguirsi dei secoli. A San Cataldo, infatti, si incrociavano le navi romane dell’esercito dell’imperatore Adriano e quelle dei commercianti che solcavano il Mediterraneo diretti in Grecia o sulle coste del Nord Africa.



«Siamo annichiliti da tanta, crassa ignoranza - dice a Quotidiano, l'assessore alla Cultura e architetto Fabiana Cicirillo -. Il molo di Adriano è un bene fondamentale per la città e per le marine. E' della città e dei cittadini, ma è la Soprintendenza ad avere la competenza della tutela». Unite nello sdegno e nella ferma condanna del gesto - si vedrà se e come sarà possibile individuare i responsabili -, le due principali istituzioni del territorio, Comune e Soprintendenza, si dividono sulla responsabilità del recupero e della difesa del molo. «Purtroppo abbiamo visto ieri le foto - specificano dalla Soprintendenza - ma il bene è proprietà del Comune. Noi abbiamo soltanto la responsabilità della gestione e della tutela del bene». 

Certo è che il molo di Adriano andrà subito restaurato e restituito alla collettività, ma con quali denari? Chi dovrà mettere sul piatto le risorse necessarie a nuovi lavori? Un tema tutt'altro che secondario. Palazzo Carafa, con l'assessorato all'Urbanistica retto da Rita Miglietta, aveva suggerito e proposto, nell'ambito del lavoro di redazione del Piano delle Coste, la realizzazione di alcuni “chioschi culturali” intorno al molo, con i quali offrire servizi ai turisti e che avrebbero funzionario da “presidio” a difesa del bene, ma l'idea è stata bocciata dalla Soprintendenza, decisa a mantenere “libera” quella fetta di demanio pubblico all'interno della quale ricade il molo. 

«Il tema del recupero e della salvaguardia dei beni archeologici - riflette Miglietta - passa necessariamente dall'attivazione di servizi per la fruizione e valorizzazione culturale del bene archeologico. E' auspicabile che la Soprintendenza si sieda accanto al Comune per installare in quell'area manufatti funzionali alla fruizione del bene, perché è anche l'assenza di presidi a facilitare questi deprecabili e oltraggiosi episodi di vandalismo». 

Il vandalo che ha agito sabato 1 agosto a San Cataldo, ha sfregiato un molo che tra il 500 e il 600 divenne approdo di pellegrini, punto di imbarco per il commercio dell’olio locale. Più tardi, nel 1700, il molo di Adriano finì insabbiato, insidiato dalla Posidonia. Il porto perse la sua funzionalità. Dopo decenni di abbandono, alla fine del 1800 la comunità decise di restituirgli la vita: erano gli anni durante i quali Brindisi si preparava a cantierizzare il suo progetto di area portuale e si andava costruendo la tramvia, che collegava la Lecce barocca alla sua principale marina.
Dopo quasi 50 anni di discussioni e cinque progetti presentati, nel 1901 venne finalmente posata la prima pietra per il nuovo molo di San Cataldo. Il resto è storia, costellata dai tuffi e dalle gare che negli anni Sessanta improvvisavano i nuotatori: numerose sono le testimonianze fotografiche di quel periodo. E significative e interessanti sono poi le ricostruzioni 3D di com’era il molo nell’antichità realizzate dall’associazione Tour Up ‘n Down e visibili sui cartelli informativi sistemati a San Cataldo dalla Soprintendenza. Alla quale giunge l'appello dei leccesi: si faccia presto, il molo torni a splendere. 
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