Molo di Adriano da salvare: raccolte oltre 500 firme in due giorni. E intanto gli studiosi chiamano in causa Comune e Soprintendenza: «Devono fare la loro parte. La conoscenza è fondamentale. I cittadini devono prendere coscienza dell'importanza del bene». Non si ferma la mobilitazione Salviamo il Molo di Adriano di San Cataldo, marina di Lecce. La petizione, promossa due giorni fa in Rete dal titolare dello stabilimento balneare Lido York Alfredo Prete per rilanciare il sito in chiave turistica, continua a raccogliere consensi: in poche ore il numero delle adesioni su change.org ha superato la soglia delle 560 firme tra semplici cittadini, affezionati della marina e amanti dei beni storici.
In campo archeologi e accademici
Anche gli studiosi del capoluogo salentino raccolgono l'appello dell'imprenditore per valorizzare il sito e renderlo fruibile. Il più critico verso lo stato di abbandono del Molo di Adriano è Francesco D'Andria, professore emerito dell'Università del Salento. «La mobilitazione è più che condivisibile. Coinvolgere l'opinione pubblica è fondamentale ma bisogna fare delle riflessioni sulle competenze. Come ateneo, con la spinta del rettore che è molto sensibile verso questi temi, si può pensare di produrre una pubblicazione di carattere divulgativo, da diffondere anche in Rete, spiegando il valore di questa realtà archeologica. Ma tutti dobbiamo fare la nostra parte. Per questo chiedo all'amministrazione una maggiore attività propositiva. Castro si è dotata di un museo, di un'area archeologica e presto anche di un parco archeologico. Il Comune di Lecce deve svegliarsi perché abbiamo tanto da raccontare ma manca una iniziativa coordinata. In questo senso il Must potrebbe essere un punto di convergenza di queste realtà archeologiche, dove si possa raccontare la storia del Molo. Sono passati anni ma in questo senso ancora non è stato fatto nulla. L'emergenza sanitaria non ha aiutato ma bisogna guardare al futuro e programmare». D'Andria, poi, chiama in causa anche l'organo ministeriale. «A Taranto abbiamo la sede della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, chiamata anche del mare, che deve essere protagonista. Il mare per il Salento gioca un ruolo importante, non solo ad agosto. Lo sapevamo di più i romani di quanto non lo sappiamo noi».
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