Salve, operazione interforze in spiaggia per gli ombrelloni segnaposto: multe a raffica

Il blitz
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di Roberta GRASSI
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Giovedì 3 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:18

Un blitz interforze sul demanio pubblico. Via ombrelloni segnaposto e attrezzature ritenute irregolari. Dopo l’appello del sindaco di Salve, Francesco Villanova, che aveva invocato la presenza dello Stato dopo aver segnalato una presunta aggressione da lui subita dal dipendente di una ditta di noleggio, è scattata l’operazione già programmata dalla prefettura. Operazione che a quanto pare ha potuto riguardare unicamente le aree di spiaggia libera che appartengono al Demanio marittimo, non essendo possibile contestare alcunché nei tratti di spiaggia privata.

Le spiagge "private" di Salve

A Salve, difatti, c’è una particolarità, oggetto di uno scontro che va avanti da tempo tra Comune e privati. Per via dell’erosione costiera nel tratto che da Torre Pali (completamente immersa nell’acqua) prosegue verso nord, c’è una parte di arenile che di proprietà privata. La dividente demaniale ricade in mare, e il suo spostamento è attualmente in fase di studio da parte delle autorità competenti, tra cui la capitaneria di porto. Ieri in spiaggia, nelle parti “pubbliche” si sono presentati militari in borghese e in divisa: carabinieri, guardia di finanza, capitaneria e polizia locale. 
Hanno compiuto verifiche accurate sulla regolarità della presenza di ombrelloni e sdraio sul litorale.

Perché le attrezzature possano permanere sulla sabbia, dal mattino alla sera, è necessario che ci sia una concessione demaniale. È possibile, con l’autorizzazione del caso, operare come noleggio di ombrelloni e lettini, ma non possono stazionare sull’arenile se non per il tempo necessario all’utilizzo. I controlli hanno riguardato anche i cosiddetti “ombrelloni segnaposto”, quelli che vengono piantati dai privati per non rischiare di non trovare un ritaglio di sabbia su cui trascorrere una giornata al mare. Sono scattate multe, ed è stata disposta la rimozione di sedie, paletti e affini. 

Lo scontro con il Comune

Quanto alla vicenda che vede contrapposti il Comune di Salve e i privati, va rilevato un recente decreto di archiviazione del Tribunale di Lecce. Il gip Giulia Proto, ha condiviso le tesi del pm Erika Masetti, ritenendo non fosse possibile ipotizzare alcuna forma di occupazione abusiva demaniale (contestata lo scorso anno) sulle aree di proprietà di alcuni gestori di stabilimenti balneari, tutti difesi dall’avvocato Enrico Chirivì che assiste in tutto quattro società operanti su quel tratto di costa. 
«L’amministrazione di Salve - spiega l’avvocato - sostiene ormai da tempo che le esigenze turistiche di un paese con 12 chilometri di costa possano essere soddisfatte da 4 lidi appena. Non è stato approvato il piano comunale delle coste, non sono state messe a gara quindi nuove concessioni, per attendere la definizione del procedimento di delimitazione del Demanio, come se per la stessa non occorressero anni e come se dalla stessa potessero derivare nuove aree concedibili. Devono prendere atto invece che il turismo ha esigenze di servizi qualificati e che nel Comune, come in tutto il resto d’Italia, esistono operatori balneari che da oltre 15 anni esercitano legittimamente la propria attività su arenili che non appartengono allo Stato». Sulla vicenda interviene anche l’avvocato amministrativista Danilo Lorenzo: «I procedimenti per definire la dividente demaniale, sono molto tecnici. Non solo in Puglia, ma sull’intero territorio nazionale, sono presenti innumerevoli casi di situazioni in cui nei territori vicini al mari, o caratterizzati da scogli o sabbia sono in proprietà privata. Salve non presenta nessuna anomalia». 
Nei giorni scorsi a parlare era stato il vicesindaco, Giovanni Lecci: «Esistono tanti lidi abusivi nel territorio di Salve ma non si interviene in maniera incisiva per il ripristino della legalità». «C’è una parte consistente di spiaggia che non è annoverata nel demanio - precisava - ma di fatto è demanio pubblico, quindi, non può essere intesa come proprietà privata. E questo lo prevede il Codice civile e il Codice della navigazione. Ci siamo rivolti alla prefettura, alle forze dell’ordine e, per ultimo, al governo. Attendiamo ora delle risposte perché la costa è di tutti e devono essere garantite le spiagge libere». 

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