Stabilimento balneare vendesi. È il leitmotiv del comparto imprenditoriale vista mare nel Salento. L’incognita Bolkestein preoccupa, e non poco, e in tanti - titolari di lidi - stanno pensando (già da anni, assicurano le associazioni di categoria) di mettere un bel cartello “vendesi” all’ingresso delle strutture.
L'obiettivo
Obiettivo? Portare a casa un tesoretto, decisamente minore rispetto a quello di decine di anni fa, e lasciare ai nuovi proprietari il rischio di partecipare ad evidenza pubblica. E dunque a gara.
Nemmeno gli incontri col ministero sembrano aver fatto cambiare idea agli imprenditori che, pur con non poche remore, stanno valutando l’ipotesi della cessione della concessione demaniale.
La richiesta c'è
La richiesta c’è. E tra un dubbio - spesso affettivo - e un senso di stanchezza che pare accomunare i titolari delle strutture balneari alle prese (ogni anno) con lungaggini burocratiche, controlli, divieti, autorizzazioni, personale e critiche sui prezzi degli ombrelloni, la scelta sembra quasi una strada obbligata.
Quanto costa dunque acquistare un’attività balneare? Prima di tutto si deve parlare di cessione, perché di fatto le imprese cedono una concessione che resta di proprietà dello Stato. I costi: variano in base alla rendita catastale e quindi alla grandezza e alla zona in cui insiste lo stabilimento. Ci sono rendite da circa 70mila euro l’anno fino a salire (rendita che determina il costo delle tasse: rifiuti, pulizia della spiaggia, servizio di salvamento, Iva, Imu imposte locali sui canoni). A questo poi si deve aggiungere - nella proposta di vendita - si deve poi aggiungere la struttura, le attrezzature - si pensi che un kit di ombrellone e lettini costa intorno ai 500 euro), cucine, bar, noleggio natanti, macchine per la manutenzione della spiaggia. Insomma un lido non proprio à la page può arrivare a costare 300mila euro. E i prezzi possono anche lievitare. Basti visitare i siti tematici con tanto di bacheca con annunci in stile cerco/offro.
Quindi sì, meglio trovare un accordo e accontentarsi di “poco” rispetto a niente (le concessioni scadono a dicembre 2023). Nel Salento sono già decine gli imprenditori pronti a consegnare le chiavi “di casa” ai nuovi proprietari. Nella sola marina di San Cataldo sarebbero almeno 4 quelli che hanno deciso di cambiare vita e dedicarsi ad altro o godersi la pensione. A Gallipoli, per spostarsi sullo Ionio, sono almeno quattro-cinque i titolari di stabilimenti che hanno già dato voce: «Io vendo, se sentite qualcuno interessato fatemi sapere». Tre a Ugento invece quelli sicuri di vendere. Ma si tratta di un sentire comune che riguarda l’intera regione Puglia. Bocche cucite sui nomi delle strutture - almeno per i giornalisti - ma anche a Bari come sul Gargano c’è chi immagina una vita diversa, e non più vista mare.