Salento, il Tar dà ragione ai famigliari del pescatore disperso: «Hanno diritto ai fondi»

Ricerche in mare dopo l'allarme per un pescatore disperso
Ricerche in mare dopo l'allarme per un pescatore disperso
di Pierangelo TEMPESTA
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Martedì 20 Febbraio 2024, 21:04 - Ultimo aggiornamento: 21:05

I familiari del pescatore disperso hanno diritto ad accedere al fondo di assistenza per le famiglie dei pescatori deceduti in mare. A deciderlo è il Tar di Lecce, che si è pronunciato sul ricorso presentato dai parenti di Fabrizio Piro, il pescatore gallipolino di 53 anni che il 4 febbraio del 2019 è scomparso in mare insieme al 43enne di Tuglie Damiano Tricarico. 

Il ricorso 

I familiari del pescatore si sono rivolti ai giudici amministrativi assistiti dall'avvocato Speranza Faenza ed hanno citato in giudizio il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Al centro della querelle c'è il provvedimento della Direzione generale della pesca marittima con il quale è stata rigettata l'istanza di accesso ai contributi di cui al fondo di assistenza per le famiglie dei pescatori deceduti in mare. Istanza che i familiari del 53enne avevano inoltrato tramite la capitaneria di porto di Gallipoli nel luglio del 2021. 
Di Piro e Tricarico si erano perse le tracce poco più di 5 anni fa a circa due miglia nautiche al largo di Posto Vecchio, marina di Salve.

Da quella battuta di pesca finita in tragedia a causa del mare molto mosso si era salvato solo Cosimo Piro, 33 anni, figlio di Fabrizio, riuscito a raggiungere a nuoto la riva. Nonostante il grande dispiegamento di forze, le ricerche dei due dispersi diedero esito negativo. All'inizio del 2021, il Tribunale di Lecce aveva autorizzato il Comune di Salve a trascrivere il decesso di Piro nei suoi registri anagrafici, allegando il verbale di scomparizione a seguito di naufragio. I coeredi, però, stando a quanto contenuto nel ricorso, avevano appreso la notizia della trasmissione della richiesta di trascrizione solo nel mese di giugno del 2021. E proprio dopo essere venuti a conoscenza della trascrizione avevano presentato domanda di accesso ai contributi previsti dal fondo di assistenza per le famiglie dei pescatori deceduti in mare. Il Ministero, in risposta, aveva rigettato l'istanza, perché ritenuta irricevibile e intempestiva: era stata presentata, secondo gli uffici ministeriali, oltre il termine di sei mesi dalla data di dichiarazione di morte presunta. 

La decisione del Tar

Contro la decisione del Ministero, i familiari del pescatore si sono rivolti al Tar. I giudici della terza sezione (presidente Enrico D'Arpe, estensore Patrizia Moro) nel mese di gennaio dello scorso anno si sono espressi con un'ordinanza che ha sospeso gli effetti della decisione ministeriale. Il Ministero, però, ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, ottenendo l'annullamento dell'istanza cautelare e rimandando tutto alla decisione nel merito da parte del Tar. Decisione che è arrivata nei giorni scorsi. 
I giudici leccesi, dando ancora una volta ragione alla famiglia, hanno sottolineato come la domanda sia stata regolarmente presentata nei tempi previsti dalla legge. Infatti, la trascrizione nel registro dei morti è avvenuta il 1° febbraio 2021, ma i familiari ne sono venuti ufficialmente a conoscenza solo il 14 giugno dello stesso anno. Da quest'ultima data, affermano i giudici, è partito il termine di sei mesi per presentare l'istanza di accesso al fondo.

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