Salento, profanata l'Eucarestia della Chiesa del Carmine nella notte. L'arcivescovo Seccia: «Fatto grave»

Il can. 1382 della vigente legislazione canonica - scrive Seccia - è molto chiaro rispetto alla profanazione delle specie consacrate: la pena comminata a chi si macchia di questo crimine è la scomunica latae sententiae

Salento, profanata l'Eucarestia della Chiesa del Carmine nella notte. L'arcivescovo Seccia: «Fatto grave»
Salento, ​profanata l'Eucarestia della Chiesa del Carmine nella notte. L'arcivescovo Seccia: «Fatto grave»
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Giovedì 1 Febbraio 2024, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 19:09

Nella notte tra il 31 e il 31 gennaio è stata profanata l'Eucarestia custodita nel Tabernacolo della Chiesa del Carmine nel centro storico di Lecce. A rivelarlo in una lettera dai toni preoccupati è l’arcivescovo Michele Seccia che si rivolge all'intera comunità. Un fatto grave e doloroso.

La chiesa del Carmine, in piazza Tancredi nel centro storico di Lecce, è stata messa a soqquadro da ignoti che hanno poi profanato l'eucarestia, aperto il tabernacolo e spostato il santissimo sacramento. Poi hanno tolto la corona alla statua della madonna e hanno fatto cadere vari arredi sacri. Inoltre hanno infranto la porta di vetro dello studio del rettore impossessandosi di una piccola somma di denaro destinata dal padre spirituale ai tanti bisognosi che ogni giorno si presentano in chiesa. Sull'accaduto è stata sporta denuncia ai carabinieri. A quanto si apprende quella sera le telecamere di videosorveglianza installate nella chiesa non funzionavano. Sull'accaduto l'arcivescovo di Lecce monsignor Michele Seccia ha espresso forte preoccupazione scrivendo una lettera ai sacerdoti e a tutta la comunità diocesana affinché il 2 febbraio, in occasione della festa della presentazione al Tempio del Signore, in tutta la diocesi e in ogni chiesa aperta al culto venga celebrata la santa messa in riparazione per quanto accaduto

La lettera di mons. Seccia

“Il can. 1382 della vigente legislazione canonica - scrive Seccia - è molto chiaro rispetto alla profanazione delle specie consacrate: la pena comminata a chi si macchia di questo crimine è la scomunica latae sententiae. La vicenda accaduta – prosegue l’arcivescovo nella lettera -, non deve solo sdegnarci ed intercettare la nostra disapprovazione, ma deve porci in un atteggiamento di vigilanza, di riflessione, di verifica.

Ciò che è accaduto, non può essere considerato in maniera circoscritta, spesso invece è manifestazione di un cortocircuito educativo che è in atto, e che non permette - soprattutto alle fasce più giovani della nostra società – di vivere in maniera libera ed equilibrata le dimensioni relazionali fondamentali che riguardano la persona umana”.

“La Chiesa che vive la sua duplice vocazione di maestra e madre – rimarca Seccia -, ci invita ad adottare la logica della corresponsabilità come antidoto all’indifferenza; essa non chiude le porte della misericordia di Dio neanche verso coloro che per un momento di lucida follia hanno compiuto tali gesti.  In questi casi, anche l’azione disciplinare più severa, ha sempre come fine la salvezza delle anime e, come medicina, vuole curare le patologie spirituali. A motivo di questo - conclude -, è mio desiderio, che il prossimo 2 febbraio, nella festa della Presentazione al Tempio del Signore, in tutta la diocesi e in ogni chiesa aperta al culto, sia celebrata la santa messa in riparazione per quanto accaduto, pregando per la conversione di coloro che hanno commesso questo delitto e per la nostra conversione, che sempre viene richiesta dal Signore ai suoi discepoli”.

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