Lecce, chiesto processo per colonnello dei carabinieri. L'accusa: "Un consiglio di troppo al vescovo"

Lecce, chiesto processo per colonnello dei carabinieri. L'accusa: "Un consiglio di troppo al vescovo"
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Venerdì 11 Marzo 2022, 14:34 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 19:49

Colonnello dei carabinieri a rischio processo: la Procura di Enna ha chiesto il rinvio a giudizio per tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità per il colonnello dei carabinieri Saverio Lombardi  attualmente alla Legione del comando regionale di Bari e già comandante del Reparto Operativo di Lecce.

Ex comandante del Reparto Operativo a Lecce

La novità è emersa al processo che si celebra nella città siciliana contro Giuseppe Rugolo, il prete agli arresti domiciliari dallo scorso 27 aprile per violenza sessuale a danno di minori. Nel corso dell'udienza di ieri sono stati sentiti gli ufficiali di Polizia giudiziaria che hanno confermato che il colonnello Lombardi avrebbe consigliato al vescovo Rosario Gisana di cambiare avvocato per un presunto coinvolgimento di questo in indagini per associazione mafiosa in cambio dell'appoggio da parte dell'alto prelato per diventare cavaliere del Santo Sepolcro. Lombardi è molto conosciuto anche a Lecce dove ha guidato per un lungo periodo e fino a pochi anni fa il Reparto Operativo dalle stanze del comando provinciale di via Lupiae.

Il vescovo: "Venne a consigliarmi di cambiare avvocato perché era indagato per mafia"

Secondo l'accusa, fu il colonnello dei carabinieri a chiamare il vicario del vescovo, Nino Rivoli, annunciando una sua visita per il caso Rugolo. Lombardi si sarebbe recato di sera e in borghese presso l'Episcopio di Enna.

La Procura ha convocato il vescovo Gisana che, a sua volta, ha confermato la visita di Lombardi che sarebbe andato a trovarlo per consigliare di cambiare avvocato. «Mi disse - ha affermato il vescovo - che era meglio che cambiassi avvocato perché quello che avevo scelto poteva essere finito dentro un'inchiesta per mafia».

Il processo al prete accusato di violenze su minori

Ci sono, poi, le vicende riguardanti le accuse di violenze. Nel corso dell'udienza i poliziotti chiamati a testimoniare  hanno raccontato di foto e chat a sfondo sessuale sequestrati nei computer e in altri supporti informatici a don Giuseppe. Dalle intercettazioni, sulle quali hanno riferito gli uomini della Polizia giudiziaria, emerge che tra i prelati della diocesi di Piazza Armerina fosse diffuso il timore che fossero in corso le intercettazioni. L'analisi dei dati informatici confermerebbe che il sacerdote intratteneva rapporti sessuali con giovani, anche dopo il suo trasferimento a Ferrara, nonché con giovani che erano stati suoi alunni in istituti scolastici di Enna. Da una registrazione fatta dallo stesso imputato, nel corso di un incontro con il vescovo Gisana, emerge che sarebbe stato disponibile ad elargire somme di denaro per soddisfare tutte le esigenze di natura economica dell'imputato che veniva anche informato delle iniziative legali della vittima da parte della stessa diocesi. Tra i file rinvenuti nei supporti informatici sequestrati sarebbe stata trovata la denuncia consegnata dalla vittima nelle mani del vescovo che, invece, doveva avere natura strettamente riservata. 

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