La svolta della Curia: «Chiese aperte, il Comune ci aiuti»

La svolta della Curia: «Chiese aperte, il Comune ci aiuti»
di Valeria BLANCO
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Mercoledì 23 Marzo 2016, 06:22 - Ultimo aggiornamento: 14:27
LECCE - «Chiese aperte tutto il giorno? Con le nostre risorse facciamo quello che possiamo, ma se il Comune ci dà una mano siamo pronti». Parola dell’arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico D’Ambrosio, che già lo scorso anno si era impegnato per garantire l’apertura con orario prolungato delle chiese cittadine, almeno nei periodi di massima affluenza turistica. La svolta - in vista dell’arrivo dell’alta stagione e con i primi visitatori già in giro per il centro storico - arriva dopo che nei giorni scorsi l’assessore al Bilancio, Attilio Monosi, su sollecitazione del consigliere Pd Antonio Rotundo, si è dichiarato disponibile a investire una parte degli incassi derivanti dalla tassa di soggiorno proprio per mantenere le chiese aperte.
Si cerca di correre ai ripari prima che sia troppo tardi. L’intento è quello di permettere ai turisti che raggiungono Lecce per una giornata o solo per qualche ora, di poter sfruttare al massimo il proprio tempo, visitando ogni chiesa e monumento di cui la città è ricca.
 
La scena non certo nuova - che però quest’anno si vuole evitare - è quella di turisti che, dopo un pranzo consumato in qualche bar o ristorante del centro, sono costretti ad attendere, magari vagando sotto il solleone, le 16.30 (nella migliore delle ipotesi) per poter riprendere il giro turistico della città. La maggior parte delle chiese, veri e propri gioielli del Barocco, scrigni preziosi che racchiudono dipinti e statue in legno o in cartapesta, infatti, chiude battenti tra le 12 e le 12.30, per riaprire alle 16.30 o anche alle 17.
Tutta colpa delle risorse che mancano, con i parroci costretti anche a fare appello alla disponibilità di alcuni fedeli che organizzano tra loro i turni per garantire aperture prolungate. Ma ora che il Comune si è dichiarato disponibile a investire una parte dei circa 500mila euro l’anno che entrano nelle sue casse sotto forma di tassa di soggiorno proprio per tenere le chiese aperte, lo scenario potrebbe cambiare.
La tassa di soggiorno è infatti una tassa di scopo. Questo significa che le somme raccolte devono essere obbligatoriamente spese in “servizi al turismo”. E quale miglior servizio si potrebbe rendere al turista, se non quello di garantirgli la possibilità di visitare i luoghi di culto a tutte le ore?<
«Da parte nostra - ha detto il vescovo - c’è la massima disponibilità. Per ora facciamo quello che possiamo con le nostre risorse, ma ci sono degli orari in cui siamo costretti a chiudere: non possiamo certo lasciare le chiese aperte e incustodite. Se il Comune ci viene con fondi e personale, però, da parte nostra c’è la massima disponibilità al dialogo. Ci facciano delle proposte, incontriamoci, parliamone e, come lo scorso anno, troveremo insieme la soluzione migliore».
L’ipotesi di restare aperti piace anche ai parroci, primo tra tutti don Mario Donadei della chiesa di Santa Chiara, nell’omonima piazzetta. «Restare aperti per accogliere i turisti - spiega - sarebbe bello. Quello che manca adesso è il personale, ma con il supporto del Comune tutto si può fare. Si stringe davvero il cuore a dover chiudere le porte, d’estate, pur vedendo le file di visitatori che sono in attesa di ammirare le meraviglie custodite all’interno delle nostre chiese». L’ipotesi di poter avere un aiutante con cui dividersi l’onere e l’onore di mantenere aperta la chiesa di Sant’Irene, su corso Vittorio Emanuele, non sembra quasi vera a Luigi, il volontario che assicura, per puro spirito di beneficenza, che le porte della chiesetta restino aperte, quasi tutti i giorni, almeno fino alle otto di sera. «Il custode - spiega - va via alle 18 e dopo ci sono io. Ma è dura, soprattutto d’estate. Se fossimo in più persone si potrebbe garantire l’apertura della chiesa per più ore e per più giorni. Speriamo che l’accordo con il Comune vada in porto».
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