«La Giunta comunale non diffamò i gestori dei lidi»

Torre Pali, marina di Salve
Torre Pali, marina di Salve
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Lunedì 11 Aprile 2022, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 17:43

Archiviata l'inchiesta penale nata dalla denuncia presentata dai gestori di due delle marine di Salve, fra Torre Pali e Pescoluse, nel Sud Salento, per sostenere che la Giunta comunale li avesse offesi con il contenuto della delibera del 13 agosto del 2019 in cui si diceva di “una perdurante inottemperanza dei gestori delle strutture balneari alle ordinanze di sgombero per occupazione abusiva del demanio marittimo". La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine, ha ritenuto insussistente l'accusa di diffamazione per il sindaco e quattro assessori: Francesco Villanova, il vice Giovanni Lecci, Francesco De Giorgi, Patrizia Pizzolante e Silvana Simone, tutti difesi dall’avvocato Luca Puce.

«Annosa questione»

L'ordinanza spiega che allora la Giunta si limitò ad affidare ad un legale, l'avvocato Mario Liviello, il compito di stabilire la titolarità di quella fascia costiera dove ricadono i lidi Gold Lounge Restaurant, Tropical ed Elite: la delibera era finalizzata a giustificare il rilascio di un parere legale proprio sul punto, ha spiegato la giudice nell'ordinanza che ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura ed ha rigettato l'opposizione presentata dai due imprenditori balneari: «Facendo riferimento ad un annosa questione che vede le parti in lite e risultano, nella stessa delibera, come la ragione giustificatrice di un parere legale all'uopo richiesto al fine di dirimere la controversia», spiega l'ordinanza.

Niente falso ed abuso di ufficio

Insussistente è stata ritenuta anche l'ipotesi di reato di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, trattandosi della sola richiesta di un parere legale. Non è stata accolta tantomeno l'ipotesi che si fosse consumato un abuso d'ufficio: nessun interesse diretto della Giunta comunale di Salve, con quella delibera. Nè loro e nemmeno di un loro parente, situazioni di incompatibilità che avrebbero necessitato l'astensione dei diretti interessati. 

La denuncia

Il fascicolo fu aperto a seguito della denuncia presentata dai Adriana Magni e Nicola Chirivì con l’avvocato Giuseppe Gatti, per quella parte della delibera che riferisce - testualmente - della “perdurante inottemperanza dei gestori delle strutture balneari alle ordinanze di sgombero n. 7050 del 7 agosto 2015 e n. 6679 dell’1 agosto 2016 per occupazione del demanio marittimo”.

Diffamatoria - secondo la prospettiva dei denuncianti - poiché sostenevano che i verbali del 29 giugno del 2015 della Polizia locale e della Capitaneria di porto accertarono che le attrezzature insistessero su proprietà privata delimitata dal cordone dunale.

La Procura: nessun reato

Di diverso avviso è stato il pubblico ministero della Procura dui Lecce, Maria Vallefuoco: la finalità della delibera è stata proprio quella di chiarire la questione proprietà privata-demanio pubblico lungo quel tratto di spiaggia. «Nei fatti non si ravvisano le ipotesi di reato contestate, quanto meno per mancanza dell’elemento psicologico del reato sotto il profilo del dolo. E, invero, il provvedimento ritenuto diffamatorio è una deliberazione di giunta comunale dal contenuto piuttosto complesso in cui, e per quel che qui interessa, si dà atto dell’annoso contenzioso tra il comune ed i querelanti in relazione alla natura demaniale o privata di un sito, su cui i querelanti avevano eretto strutture balneari. Questione, ed è questo l’oggetto della delibera, che il comune intendeva dirimere mediante l’affidamento di un incarico a un legale per il rilascio di apposito parere scritto».

Demanio privato

La questione affonda le radici negli anni. La delibera è stata adottata dal Comune di Salve su relazione del vicesindaco e dopo avere svolto alcune indagini storiche interpellando l’Agenzia del territorio, l’Archivio di Stato, il Genio civile, la Prefettura, il Consorzio di Bonifica, la Cassa depositi e prestiti, la Capitaneria e l’Ufficio Tecnico comunale. Agli amministratori di Salve è risultato che quelle aree fossero state in parte espropriate dallo Stato per gli interventi di bonifica e che, quindi, il compito affidato al legale dovesse servire a chiarire anche se fosse vero che appartenessero al proprietario che poi le cedette nel 1980 alla attuale società che le gestisce. L’erosione infine ha spostato la linea della costa verso la terraferma, creando una incertezza sui confini delle aree demaniali.
Un'attività di ricognizione storico-legale per mettere un punto sulla controversia pubblico privato, come poi ha stabilito l'ordinanza di archviazione.

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