L'ira di Minerva: «Fango dai potentati per distruggere Gallipoli»

L'ira di Minerva: «Fango dai potentati per distruggere Gallipoli»
di di Vittorio CALOSSO
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Domenica 1 Luglio 2018, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 17:48
I fatti e il sospetto che, dietro tutto questo, ci sia la mano di «qualche potentato che vuole penalizzare Gallipoli».
I fatti sono i granelli della burocrazia e delle interpretazioni sulle norme specifiche dell’ordinanza balneare per il caso dei lidi e dell’esecuzione di sentenze del Tar come nel caso della discoteca Le Cave hanno imposto il pugno duro da parte del Comune. Era già accaduto con il lido Samsara e con altri lidi. Per il parco Gondar, invece, la chiusura era stata decisa dalla magistratura.
La paura - e sono parole del sindaco Stefano Minerva - è che «dietro questa concatenazioni ci sia qualcuno a cui fa comodo mettere in discussione un brand che oggi vale il primato nel turismo nazionale». Della serie: vogliono “distruggerci” e ogni occasione è buona per mettere in moto esposti, polemiche e veleni. Che portano dritto a chiusure e revoche. Che, aggiunge Minerva, diventano a un certo punto inevitabili.
È il day after a Gallipoli di un’altra “stangata”. Questa volta riguardante Le Cave, una delle discoteche estive più conosciute da Roma in giù. E il primo cittadino, per la prima volta, non si tira indietro cavalcando anche una sorta di sentimento popolare che sembra farsi strada anche tra gli operatori: «L’amministrazione può solo dettare le regole per far operare le attività del turismo che sono fondamentali per la nostra città, ma il compito delle istituzioni è anche e soprattutto quello di far rispettare le regole. Sulla chiusura di lidi o locali in seguito a determine del Comune ribadisco che in presenza di sentenze di Tribunali o atti della Procura non si può chiudere un occhio o far finta di nulla, ma bisogna eseguire tali direttive. L’unica cosa che come amministrazione possiamo fare è, invece, lottare tutti insieme, con le istituzioni, le associazioni di categoria, i privati e le parti sociali, e con la gestione corretta di locali e servizi, per fronteggiare gli attacchi che puntualmente giungono sulla città di Gallipoli soprattutto nel periodo estivo».
Minerva non usa mezzi termini. «Attacchi»: è la prima volta che il sindaco parla senza fare sconti. «Abbiamo fatto e continuiamo forse a far paura a molte delle mete turistiche a cui abbiamo sottratto flussi turistici importanti - incalza Minerva - e lo dico senza peli sulla lingua. Questo porta anche i grossi potentati che gestiscono anche la stampa nazionale e i media a costruire una campagna ad hoc per penalizzarci».
Effetto negativo, dunque. E il numero uno dell’amministrazione comunale non si nasconde: «Certo, le chiusure e il clamore che ne conseguono non fanno bene all’immagine della città, ma quella che dobbiamo mettere insieme è una battaglia comune per invertire la tendenza e respingere il fango gratuito che ci viene gettato addosso. Se cediamo alla volontà di chi vede Gallipoli come una minaccia perché sottrae flussi turistici ad altre località in pochi anni torneremo nell’oblio. Se, invece, ci impegniamo nella battaglia comune della valorizzazione di quello che abbiano di buono e cerchiamo di migliorare nei servizi e rispettando le regole potremo proseguire nel percorso di crescita e di appeal turistico anche nei prossimi anni».
Poi, un concetto cardine più volte ribadito: il Comune non ha colpe o responsabilità specifiche sulla decadenza di una concessione o sul blocco di una licenza. «Faccio chiarezza spiegando che molte delle cose che succedono non sempre sono imputabili alla volontà del Comune - spiega Minerva - se una Procura, una sentenza di un tribunale ordinario o del Tar, i controlli della Capitaneria o dei carabinieri impongono una chiusura o dispongono un sequestro e si chiede agli uffici comunali la revoca delle concessioni o delle licenze, l’amministrazione comunale non può che dare esecuzione a tali disposizioni».
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