Salento, muore dopo un intervento al piede: era andata in ospedale per la cataratta

L'ospedale di Galatina
L'ospedale di Galatina
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 15 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 09:35

«Mia madre è entrata in ospedale per la  cataratta ed è uscita senza vita, qualche giorno dopo». È una storia dai molti passaggi, quella che racconta Tiziana Leone, la figlia di una 72enne, Cosima Campobasso, morta il 16 luglio 2021 dopo un intervento per una frattura al piede. 
Una storia rimasta sospesa: «Attendo ancora una risposta dalla Asl, da un anno e mezzo», racconta la donna che ha raccolto referti e fornisce la sua ricostruzione dei fatti. 
«Il 12 luglio di quell’anno - spiega, al fianco del suo avvocato Marcello Rizzo Affinito - ho accompagnato mia madre in ospedale, a Galatina, per rimuovere la cataratta. E allora è iniziata l’odissea. Ho parcheggiato, ho chiesto assistenza. Mi è stata data una sedia a rotelle e ho dovuto trasportarla su e giù per i reparti autonomamente. Senza l’aiuto di nessuno». Ma non è questo il punto: «Per varie ragioni non è stato poi possibile effettuare l’intervento quel giorno, ci hanno consigliato di spostarci al Vito Fazzi di Lecce. Allora, spingendo la carrozzina, mi sono diretta verso l’auto posteggiata in ospedale attraverso una rampa che si trova all’ingresso della struttura. La carrozzina ha preso velocità, siamo andate a sbattere contro un dissuasore».

L'incidente

Doppia caduta, secondo le ricostruzioni. E quindi ritorno al Pronto soccorso: «Ho atteso a lungo, per le radiografie. Poi mamma è stata trasportata in ambulanza a Copertino, perché lì c’è il reparto di ortopedia. Hanno fatto altre analisi, l’hanno rimandata a Galatina per il tampone, poi di nuovo a Copertino, ma  non è stato possibile procedere subito con l’intervento chirurgico». Nel referto dell’ospedale si parla di una «frattura-lussazione tarso metatarsale», di un «imponente edema del piede con modesta cianosi all’alluce». E della «necessità di ricovero per trattamento chirurgico da eseguire con relativa urgenza». Con l’aggiunta della postilla: «Indisponibilità assoluta di posti letto presto questo presidio ospedaliero». 
Stando alla narrazione, la 72enne torna a casa, con un’ambulanza privata. Dopo qualche giorno viene richiamata per l’intervento: «Solo il 16 luglio - raccolta la figlia - ci contattano, ben quattro giorni dopo l’accaduto. Mia madre è stata portata in sala operatoria, da cui è però uscita senza vita». 

Il procedimento 

I parenti hanno deciso di non denunciare in sede penale, ma di chiedere un risarcimento del danno alla Asl di Lecce, ritenendo di averne diritto. La 72enne è morta a causa di una embolia polmonare acuta, con shock cardiogeno da cuore polmonare acuto. 
I famigliari hanno incaricato un medico legale di effettuare una consulenza di parte da cui si evince che l’attesa dell’intervento, considerate le condizioni di salute della paziente (affetta da obesità), potrebbe aver concorso nel determinare poi l’esito drammatico della vicenda. 
Hanno raccolto la documentazione, l’hanno consegnata alla compagnia assicurativa dell’Azienda sanitaria locale. L’avvocato Marcello Rizzo Affinito ha chiesto più volte un incontro: «Nonostante i tentativi - spiega il legale - di fornire tutti gli atti e i referti alla compagnia assicurativa, non abbiamo mai avuto possibilità di interloquire con la Asl».

L’azienda fa sapere che sta approfondendo il caso, per fornire tempestivamente la propria posizione. 

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