Incidente in tangeziale, l'ultimo saluto ad Alessandra. Don Giovanni: «In pronto soccorso ho chiesto la grazia ma non è arrivata»

Incidente in tangeziale, l'ultimo saluto ad Alessandra. Don Giovanni: «In pronto soccorso ho chiesto la grazia ma non è arrivata»
di Stefania DE CESARE
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Martedì 7 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:26

Nel giorno dell’ultimo saluto è difficile arrivare preparati al momento dell’addio. Un funerale di lacrime e rabbia, quella che si ha davanti alle fatalità. Quando la morte si prende la giovinezza ed è ancora più difficile da accettare. Alle 16 le campane della chiesa di San Filippo Smaldone, a Lecce, hanno suonato per l’arrivo del feretro di Alessandra Musolino, la giovane maestra scomparsa tragicamente sabato scorso in un incidente stradale sulla tangenziale Est di Lecce

Talsano, Lecce e Copertino: tre comunità sotto choc

La bara bianca - un colore delicato, puro e splendente, riservato ai più piccoli e ai figli strappati ai genitori - è stata accolta ieri pomeriggio in rigoroso silenzio, con il piazzale gremito di persone travolte da un dolore difficile da trattenere, e coperto solo da occhiali neri sul volto e da qualche mascherina.

Un momento di grande angoscia. La disperazione della famiglia, degli amici e dei colleghi chiusi nel silenzio singhiozzato, ancora increduli dopo quel maledetto pomeriggio che ha messo fine alla vita della ragazza, quando l’auto si è schiantata contro il guardrail. Solo un attimo per tagliare quel filo che lega la vita alla morte. Una frazione di secondo che nessuno ancora riesce a spiegare. I genitori e gli amici si sono stretti intorno alla bara di Alessandra che non c’è più. Una perdita che ha gettato nello sconforto tre comunità: quella di Talsano, quartiere della città di Taranto, dove risiede la famiglia; gli amici e i colleghi di Lecce dove Alessandra, 27 anni, viveva da diversi anni. E Copertino, città dove aveva trovato l’amore per Matteo. 

Don Giovanni Mattia: «In pronto soccorso ho chiesto la grazia ma non è arrivata»

Alessandra Musolino si era laureata in Servizi Sociali lo scorso inverno. Un traguardo faticoso raggiunto dopo il liceo a Taranto, la sua città d’origine, e l’università a Lecce, dove si era trasferita per studio e per amore. Poi l’insegnamento tra i bambini, iniziato nei mesi scorsi, all’istituto “Filippo Smaldone” di Lecce. Una vita davanti a sé interrotta da un maledetto incidente. La funzione è stata celebrata da don Giovanni Mattia, cappellano dell’ospedale Vito Fazzi. A lui è toccato il compito più difficile: fornire le risposte al perché dell’ultimo viaggio di Alessandra: «Ci sono circostanze che riempiono il silenzio di emozioni pesanti e ci danno la sensazione di non avere parole giuste e di non sapere cosa fare per dare sollievo – ha detto il parroco -. Mi sono avvicinato a lei quando ero in Pronto soccorso e ho pregato chiedendo una grazia che però non è arrivata». 
Poi Don Mattia ha descritto Alessandra con le parole di chi la conosceva e la amava. Le uniche che valgono qualcosa e che dipingono la giovane meglio di ogni altra: «Era una ragazza piena di vita, sempre sorridente e solare. Sognava un futuro in grande insieme a Matteo, il ragazzo che amava. Voleva realizzare i suoi sogni e stava costruendo il mosaico della vita di coppia. Una ragazza semplice, acqua e sapone, che voleva realizzarsi e avere figli. Una ragazza forte, generosa e determinata che amava i bambini e si dedicava a loro». 
Gli occhi pieni di lacrime e i volti increduli. Ci si domanda ancora come sia potuto accadere. Una giovane vita spezzata così. «Volete una risposta ai vostri perché – ha aggiunto il parroco -. Non dobbiamo chiederci perché ma dobbiamo chiedere a Dio come possiamo vivere senza Alessandra, un fiore strappato dalla terra che ora fiorisce in un giardino che Dio ha coltivato per noi. Ai genitori dico che continuerete a cercarla nella vostra vita quotidiana e solo con il tempo questa mancanza sarà un modo per ricordare quell’amore».

La lettera delle bimbe alla maestra "volata in cielo"

Prima del triste rito della benedizione della salma, il ricordo della giovane maestra è stato affidato alle parole scritte in una lettera da una delle bimbe che Alessandra ha conosciuto, e lette dal pulpito dell’altare affinché potessero arrivare anche a chi era già fuori dalla chiesa, incapace di sopportare il dolore: «Adesso sei la stella più luminosa tra quelle che posso cercare in cielo. Grazie per il tempo che mi hai regalato. Adesso che sei un angelo biondo pensa tu a tutti quei bimbi che ci hanno lasciato troppo presto».

Palloncini bianchi all'uscita della chiesa

Un’ora di dolore. Poi al termine della funzione, quando il feretro ricompare sul sagrato il silenzio assordante viene spezzato solo dalle lacrime di chi le voleva bene. Sotto un sole cocente, i volti scuri dei tanti che conoscevano Alessandra. Piangono tutti quando papà e mamma si stringono in un abbraccio che sembra non voler finire mai. Pochi metri li separano dalla loro giovane figlia. Parenti e amici hanno atteso il passaggio della bara. Un lungo applauso per l’ultimo saluto che i famigliari hanno dovuto dare troppo presto. E palloncini bianchi fatti volare in cielo, per raggiungere Alessandra che resterà giovane per sempre. La bara ha sostato a lungo nella macchina nera, prima della partenza, per consentire a tutti di dimostrare alla famiglia l’affetto. E nell’attesa dell’ultimo saluto, difficile non pensare alle parole che la stessa Alessandra ha condiviso al termine del Servizio civile universale svolto presso l’istituto Smaldone, e che Don Giovanni Mattia ha ripetuto durante la cerimonia. Parole che suonano come un testamento: «Ai nuovi ragazzi – scriveva Alessandra - posso solo dire siate attori di voi stessi, cercate di agire per amore vostro e di coloro che ogni giorno vi stanno accanto. Divertitevi, solo così potrete farli divertire. Ritornate bambini e sarete i loro eroi. Non è un addio ma solo un arrivederci».

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