L'allarme dell'Antimafia : «Negli enti pubblici aumentano le infiltrazioni»

L'allarme dell'Antimafia : «Negli enti pubblici aumentano le infiltrazioni»
di Francesco CASULA
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Sabato 18 Gennaio 2020, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 10:58
«In Puglia il livello d'infiltrazione della criminalità nella Pubblica Amministrazione è alto». È quanto ha scritto la Direzione Investigativa Antimafia nella relazione del primo semestre 2019 con cui ha fotografato la situazione criminale in Italia nei primi sei mesi dell'anno appena trascorso. Con riferimento alla Puglia, nel documento pubblicato ieri, la Dia ha acceso i riflettori sui rapporti tra la criminalità e le istituzioni, la politica e le pubbliche amministrazioni confermando che dal Gargano al Salento «si sta assistendo ad una crescita criminale ed al consolidamento di un'area grigia, punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e rappresentanti infedeli della pubblica amministrazione».

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E non è un caso, allora, che nelle scorse ore sia giunta la notizia dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Scorrano, ultimo ente pubblico che si aggiunge alla lunga lista di comuni nei quali la criminalità ha gestito la cosa pubblica. Scorrano, infatti, si aggiunge, ad altri nove centri pugliesi: quelli leccesi di Carmiano, Surbo, Sogliano Cavour e Parabita, quello tarantino di Manduria, quelli foggiani di Mattinata, Cerignola e di Manfredonia e quello barese di Valenzano. Secondo la Dia «la forza intimidatrice delle organizzazioni criminali e la corruzione, favoriscono contesti ambientali inquinati e costituiscono i canali di collegamento tra la criminalità, specie di tipo mafioso, e la Pubblica Amministrazione».

Un legame che si rafforzerebbe soprattutto con il voto di scambio che la mafia pugliese, come in altre realtà italiane, utilizza per accrescere il proprio potere sul territorio: la criminalità, secondo l'Antimafia, «presta particolare attenzione ai rapporti con il tessuto politico, utilizzando le tornate elettorali politiche ed amministrative nonché il voto di scambio come strumenti di infiltrazione e condizionamento delle amministrazioni territoriali». Nelle 80 pagine che riguardano il fenomeno mafioso pugliese, inoltre, la Direzione Investigativa Antimafia ha sottolineato come in questo contesto di crescita delle associazioni criminali, sia più in generale favorito da «contesti dove alla disponibilità di armi s'affiancano sentimenti di male sopportazione della legalità e forme allarmanti di degrado sociale» che hanno generato anche gravi fatti di sangue come l'omicidio avvenuto il 13 aprile 2019 del maresciallo dei carabinieri Vincenzo Di Gennaro.

Ambienti inquinati nei quali sono sempre più protagonisti i giovani e i giovanissimi, anche minorenni. Ricordo la baby gang di Manduria e la morte di Antonio Cosimo Stano, la Dia ha spiegato che «in Puglia, risulta di rilevante attualità il problema della criminalità giovanile»: i giovanissimi rinforzano le fila dei clan scalpitando per dimostrare la propria capacità criminale sostenuti da famiglie già profondamente immersi nel tessuto mafioso e nelle quali alla donna è affidata «la funzione, quasi esclusiva scrivono gli investigatori di provvedere ad una sorta di pedagogia nera, fondata sui valori di prevaricazione, potere, omertà, vendetta, codice d'onore, e, in definitiva, all'imposizione dell'imprinting mafioso».

Ed è in questi contesti, quindi, che gli affari dei clan pugliesi continuano a prosperare. Il core business resta il traffico di droga e armi provenienti spesso dai Paesi che si affacciano sull'Adriatico con l'Albania. A questi si è affiancata negli anni anche la tratta di esseri umani per alimentare prostituzione e caporalato. Ed è proprio in paesi come l'Albania che spesso le famiglie mafiose pugliesi reinvesto i capitali illeciti attraverso società «apparentemente legittime». Uno dei settori individuati dalla Dia è quello del «gioco d'azzardo e delle scommesse online» in cui le mafie pugliesi hanno dimostrato «elevate competenze tecniche» oltre che la capacità di stringere alleanze con ndrangheta e mafia siciliana: «l'attività scrive la Dia svolta in modo pressoché sovrapponibile dalle tre consorterie criminali, ha consentito una capillare infiltrazione dell'intero settore della raccolta del gioco, assicurando di fatto una posizione di predominio alle famiglie mafiose rispetto agli operatori del circuito legale».
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