Confessa l'infermiere ladro del “Fazzi”: «Avevo debiti»

Confessa l'infermiere ladro del “Fazzi”: «Avevo debiti»
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Giovedì 24 Dicembre 2015, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 14:35

Ha ammesso di avere messo gli occhi e le mani sugli anelli della paziente. Ha ammesso di averle iniettato del calmante per addormentarla e di averle poi sfilato gli ori per portarli con sé nella sua abitazione di Casarano. L’infermiere Emanuele Sabato, 40 anni di Casarano, ha confessato di essersi trasformato nel ladro di una paziente del reparto di “Neurochirurgia” dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, nell’interrogatorio di convalida dell’arresto dell’altro ieri mattina dei poliziotti della Squadra mobile.

Ed ha pure promesso di presentare le scuse alla paziente vittima della sua incontenibile brama di voler approfittare ed accentuare lo stato di scoramento e di scarsa lucidità in cui si trovava dopo aver sbattuto la testa cadendo. Come ha rivelato pure il motivo scatenante del piano diabolico che ha previsto una iniezione di un farmaco a base di benzodiazepine in una paziente che sarebbe dovuta restare vigile prima di accertare se e quali conseguenze avrebbe causato quel colpo alla testa: debiti. Delle somme di denaro da restituire che avrebbero trasformato la visione di quei due anelli nella soluzione a portata di mano.

E tra vergogna, pentimento e sofferenza Sabato si è guadagnato il passaggio dal carcere ai domiciliari con la confessione al giudice per le indagini preliminari, Giovanni Gallo, al cospetto degli avvocati difensori Vincenzo Venneri ed Emanuele Legittimo. Intanto Sabato rischia il licenziamento: è stato segnalato all’ufficio personale del “Fazzi” per l’apertura di un procedimento disciplinare.

Sul fronte dell’inchiesta penale condotta dal pubblico ministero Massimiliano Carducci e dalla Mobile, l’infermiere ha ottenuto dal gip Gallo l’attenuazione della misura cautelare anche perché sino all’altro giorno non aveva mai avuto problemi con la giustizia. E poi, insomma, non è che abbia dato proprio prova di essere un genio del crimine: l’anello in oro con piccoli diamanti incastonati e la fede del 25esimo anniversario di matrimonio di quella donna che ha creduto incapace di accorgersi della sua mutazione da infermiere in ladro, li aveva messi nel comodino della sua camera da letto.

Del resto a tradirlo è stato una ingenuità: quando la donna gli ha chiesto di aiutarla a capire dove fosse finito il primo anello, le ha risposto facendo riferimento anche alla fede. «Sono ricordi, no? Hanno valore affettivo»: le frasi che hanno fatto riflettere prima la paziente e poi gli investigatori della Mobile. Perché lei aveva parlato di un solo anello, del scomparsa anche del seconda si è accorta poi parlando al telefono con il marito. Ed allora, perché l’infermiere aveva fatto riferimento ad entrambi gli anelli?

La scoperta del furto è avvenuta appena la paziente ha cominciato a riacquistare un po’ di lucidità. L’infermiere le aveva somministrato del sonnifero con la scusa che si trattasse di un farmaco necessario agli esami che sarebbero seguiti al prelievo di sangue del giorno successivo. I poliziotti hanno poi trovato le benzodiazepine nell’armadietto personale di Sabato. E mettici questo, mettici il racconto della donna e la circostanza che fosse l’unico infermiere maschio del reparto, gli investigatori hanno ritenuto necessario perquisire la sua abitazione di Casarano. Il ritrovamento degli anelli ha convinto il pubblico ministero di turno, Carducci, della sussistenza dell’esigenze cautelari in carcere.

Le indagini intanto proseguono per verificare se Sabato sia coinvolto in qualche altro furto di gioielli di pazienti ricoverati al “Fazzi”.