Cesine devastate, s'indaga Primi testimoni al vaglio

Cesine devastate, s'indaga Primi testimoni al vaglio
di Alessandra LEZZI
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Mercoledì 3 Ottobre 2018, 20:30
Il panorama spettrale intorno alla Riserva delle Cesine non resterà così a lungo. Per quanto duramente colpita, la natura si riprenderà i suoi spazi e i suoi colori. Intanto le indagini vanno avanti: in Procura è stato aperto un fascicolo in cui si ipotizza il reato di incendio boschivo, per il momento ancora a carico di ignoti. E continuano gli accertamenti dei carabinieri forestali e dai colleghi della compagnia di Lecce: in questi giorni sono stati ascoltati i titolari dei lidi e alcuni lavoratori che si trovavano in zona nel momento in cui l'incendio veniva appiccato. La speranza è che qualcuno possa aver visto qualcosa. Anche un dettaglio all'apparenza insignificante potrebbe voler dire tanto.
Nel frattempo l'attenzione è tutta per la devastazione provocata dalle fiamme. «Il canneto della zona paludosa ricrescerà in pochi mesi», spiega Domenico Ragno, direttore generale di Arif. Proprio il canneto, così fitto, secco e alto, è stato uno dei tratti in cui la combustione ha raggiunto la sua massima forza. Dunque quella zona paludosa restituirà agli occhi dei visitatori il suo tipico panorama, e anche gli uccelli migratori che scelgono le zone umide arriveranno presto, anche grazie a queste prime piogge. L'attacco al territorio e alla sua bellezza ha avuto un potere distruttivo, indubbiamente. Sul piano del patrimonio naturalistico e vegetativo i danni sono meno ingenti di quanto appaiono. «Lunedì ho visitato l'intera area. Il lavoro degli uomini che hanno contrastato le fiamme è stato encomiabile sottolinea il capo dell'Agenzia regionale -. Le pinete più pregiate sono salve. Le chiome degli arbusti più alti non sono stati toccati dalle fiamme. In quell'area abbiamo pini alti fino a quindici o venti metri, che hanno indubbiamente sofferto il calore e il passaggio del rogo ma sono piante forti che si riprenderanno molto presto. In altre zone colpite dall'incendio le pinete hanno un'altezza inferiore, ma che si attesta intorno agli otto metri. Qui è evidente che la parte alta ha subito qualche scottatura ma non ho visto danni irreparabili, danni che la natura non sia in grado di guarire da sé un po' per volta».
Il sottobosco invece, spiega Ragno, avrà bisogno di maggiore tempo per ricostituirsi. La macchia bassa com'è facile immaginare ha subito l'attacco più duro. Rinascerà anch'essa. Molto dipende dalla luce e dai raggi solari che riusciranno a passare dalle chiome più alte: là dove sono particolarmente fitte è difficile in natura che si crei macchia bassa. Negli oltre due chilometri e mezzo di costa e sessanta ettari complessivi bruciati dal rogo di domenica non vi sono terreni di proprietà del demanio regionale. Si tratta per lo più di appezzamenti di proprietà privata e probabilmente di aree comunali. «Noi restiamo comunque a disposizione per un eventuale parere tecnico e per valutare, laddove necessario, i rimboschimenti», fanno sapere da Arif.
In effetti una delle problematiche che potrebbe sorgere nelle prossime settimane sarà proprio legata alle ricostruzioni e agli eventuali risarcimenti. «Prima di promettere alcunché preferisco aspettare di avere un monitoraggio completo e definitivo», sottolinea l'assessore regionale all'Agricoltura, Leonardo Di Gioia. «Farò a breve dei sopralluoghi e ci preoccuperemo, se serve, di rimboschire le aree danneggiate. È chiaro che tra terreni privati e aree comunali c'è differenza sul piano normativo. E anche nel secondo caso bisognerà tener conto di eventuali decisioni delle assise municipali». La Leggequadro 353 del 2000 espressamente vieta sui suoli percorsi dal fuoco «per cinque anni, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche».
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