«Avevano sequestrato mio fratello. Ho visto coltelli e machete, ho sparato»

Il luogo del delitto
Il luogo del delitto
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Venerdì 26 Aprile 2019, 09:08
Ha raccontato di avere sparato per difendersi. Con quella pistola che si era intanto procurato dopo aver lasciato il carcere di Brindisi una settimana prima. Perché Simone Paiano ha ritenuto necessario portarsi dietro un'arma? C'è qualche ragione legata all'omicidio di Mattia Capocelli? O per altre ragioni? Qualcosa a che fare con i quattro anni di reclusione patteggiati, ridotti poi a tre, per il possesso di 22 grammi di cocaina?
Su queste circostanze non è entrato nel dettaglio, Simone Paiano, nelle quattro ore di interrogatorio di ieri pomeriggio con il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi, il sostituto Maria Consolata Moschettini, i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Maglie e del Nucleo investigativo di Lecce.
Alla presenza dell'avvocato difensore Dimitry Conte ha parlato invece di un litigio con Mattia Capocelli, risalente a qualche giorno fa. E che la vittima del suo colpo di pistola, se la fosse presa particolarmente a male. Come se - si è difeso così l'indagato per omicidio volontario aggravato dai motivi futili - avesse covato motivi di vendetta.
Nella strategia difensiva adottata da Paiano per sostenere di aver sparato senza voler uccidere, ma comunque per difendersi da colpi di macete e di coltello, ha riferito di una telefonata ricevuta da suo fratello: era stato bloccato in via Don Luigi Sturzo. E chi gli avrebbe impedito di muoversi esigeva la sua presenza. Si è armato in quel momento, Paiano? E dove ha preso la pistola?
Rispondendo alle domande degli inquirenti, Simone Paiano ha detto di avere trovato alcune persone armate di macete e di coltelli. Mattia Capocelli avrebbe mostrato subito tutta la rabbia covata nei suoi confronti. Inutili sarebbero stati i tentativi di suo fratello, quello che sarebbe stato sequestrato, di bloccarlo: si sarebbe divincolato per scagliarsi contro impugnando un macete ed urlando ti ammazzo. Con il manico lo ha colpito in testa: la ferita, come le altre, sarà vagliata dal medico legale.
Paiano ha sostenuto che in quei frangenti abbia temuto per la sua vita. Ed allora ha estratto la pistola gridando Mattia smettila, Mattia calmati. Nel frattempo sarebbe stato colpito alle spalle da due fendenti di macete inferti da un altro ragazzo, che gli hanno procurato due tagli dietro alla schiena.
Allora - siamo sempre sul fronte della difesa - è arretrato ha puntato la pistola. Ed ha sparato. Credendo di colpire Capocelli al braccio. Lo ha visto restare in piedi, prima di scappare via.
Una versione di parte di chi si è macchiato del delitto più grave. Una versione che sarà vagliata dalle indagini.
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