Salta l'accordo, fallita la vendita dei villaggi turistici agli Alimini

Salta l'accordo, fallita la vendita dei villaggi turistici agli Alimini
di Elio PAIANO
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 10:08

È fallito l'accordo di vendita del complesso di Alimini e Torre Santo Stefano ad Otranto, il più grosso polo turistico del Salento, uno dei più grandi di Puglia. E ora la stagione è a rischio anche per via delle gestioni in scadenza.
Come se non bastasse l'abbandono del più grande polo sportivo di servizio al turismo, il Country club, che giace abbandonato con i suoi campi, la gigantesca piscina e l'enorme maneggio, ora è tutta la vendita dei villaggi Ex Valtur ed ex club Mediterranèe ad essere saltata. Parliamo di centinaia di addetti che - nella grande pandemia che ha messo in ginocchio il turismo - rischiano di non vedere il loro posto di lavoro nemmeno ad agosto. Eppure l'accordo era stato già sottoscritto e lanciato, come cosa sicura, nel 2019. Poi la pandemia ha stravolto tutto, la cessione non si è mai concretizzata, fino ad arrivare al comunicato odierno che annuncia il fallimento della cessione.


Nel 2018 si era pensato di vendere tutto in blocco e l'accordo era stato firmato dal Commissario Domenico Arcuri, che è anche a capo di Invitalia sin dal 2007. L'accordo prevedeva la cessione a Human Company dell'intera partecipazione di una Newco con dentro (oltre ai due villaggi idruntini, altri sei tra Puglia, Calabria e Sicilia. Era stato già stabilito il prezzo complessivo (137,5 milioni) in cui i due complessi di Otranto venivano valutati 50 milioni. Questo nel 2019, successivamente c'è stata l'approvazione del Cda di Invitalia nel febbraio 2020, poi la pandemia ed ora la decisione di chiudere le trattative perché l'offerta di Human Company non è ritenuta di interesse.


I beni, dice Invitalia, saranno comunque venduti, posti sul mercato.

Ma sale la preoccupazione degli operatori e dei lavoratori, perché questa decisione lascia aperti nodi molto delicati. Innanzitutto, in questi mesi, si dovrà decidere se prorogare le vecchie gestioni, oppure se esperire nuovi bandi. In questo caso il nuovo gestore dovrebbe prendere le strutture non solo all'ultimo minuto, ma anche essere disposto ad andarsene appena saranno subentrati i nuovi gestori. Ciò comporta, ovviamente, poche garanzie per i livelli occupazionali. Non solo, la seconda preoccupazione è che i gioielli di Otranto potrebbero essere non solo separati (e quindi venduti autonomamente come ex Valtur, ex Country Club ed ex Mediterranèe) ma anche ulteriormente smembrati.


La prospettiva più terrificante è proprio quest'ultima e cioè che Invitalia decida di vendere i campi da tennis ad uno, il maneggio ad un secondo, la piscina con il complesso ristorante e discoteca con camere ad un altro, un lotto dell'ex Valtur ad un compratore e magari la sola masseria con campo da mini golf del Mediterranee ad un altro ancora. Questo significa la morte del più grande polo turistico pugliese, gemello di quello di Vieste, pensato da Aldo Moro e sviluppato da Romano Prodi, allora consulente Iri.
Insomma, una parte della storia turistica italiana, un esempio dello sviluppo concreto e duraturo del turismo nel Sud potrebbe scomparire ricercando altre soluzioni di mercato come dice l'ultimo comunicato di Invitalia. A questo punto, gli Enti territoriali e la politica in generale dovrebbero dare ben più di un segnale di rassicurazione al territorio, considerando le difficoltà dell'intero comparto e la delicata situazione del momento. Intanto, il gioiello del Country, giace abbandonato da venti anni, con oltre 9mila metri cubi edificati ed ettari di aree a servizio.

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