Telecamere distrutte, agenti minacciati: panico in carcere. Il Sappe: «Bisogna commissariare»

Il carcere di Foggia
Il carcere di Foggia
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Giovedì 9 Novembre 2023, 18:08

Tre detenuti del carcere di Foggia ieri hanno «distrutto e devastato» tutte le telecamere di videosorveglianza presenti nella loro sezione, per poi «procurarsi rudimentali armi rompendo i piedi dei tavoli in legno e ricavando con ciò mazze con cui minacciare i poliziotti. Incendiati anche alcuni materassi». A rendere noto l'episodio è il segretario nazionale del sindacato di Polizia penitenziaria, Sappe, Federico Pilagatti, che chiede al prefetto di Foggia, Maurizio Valiante, di commissariare il carcere del capoluogo dauno «con la consegna della responsabilità del penitenziario ad un ufficiale della polizia di stato o dei carabinieri».

La denuncia del Sappe: situazione fuori controllo

Secondo Pilagatti «l'amministrazione penitenziaria non è più in grado di gestire il carcere creando con ciò grande pericolo non solo all'interno ma anche sul territorio, poiché senza alcun argine gestionale i detenuti possono fare quello che vogliono, anche evadere in maniera ancora più eclatante di tre anni fa». Secondo il sindacalista è necessario che «venga dichiarato lo stato di emergenza nel carcere fino a quando non sarà ristabilita la legalità, con i diritti dei detenuti limitati per il tempo necessario».
 
Secondo il Sappe, la grave situazione venutasi a creare ieri "ha bloccato tutto il personale in servizio che ha potuto raggiungere le proprie famiglie in serata, dopo oltre 14 ore di lavoro ininterrotto".

Divelto anche un cancello

Nell'ultimo episodio denunciato dal Sappe i tre detenuti avrebbero divelto anche un cancello. «Questa situazione - conclude il segretario - ha bloccato tutto il personale in servizio che ha potuto raggiungere le proprie famiglie in serata dopo oltre 14 ore di lavoro ininterrotto.

Purtroppo dobbiamo registrare l'ennesima resa dello Stato che invece di intervenire e ristabilire la legalità, ha preferito assecondare i rivoltosi nelle loro assurde richieste».

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