Salvò il neonato coinvolto in un brutto incidente: il Comune premia l'eroe coraggioso

Palmadessa, esponendosi a rischio, si prodigò subito a prestare soccorso

Salvò il neonato coinvolto in un brutto incidente: il Comune premia l'eroe coraggioso
di Andrea ZACCARIA
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 7 Dicembre 2022, 19:39 - Ultimo aggiornamento: 19:43

Mise a rischio la sua vita per salvare quella di un neonato in pericolo coinvolto in un incidente stradale. È la storia a lieto fine che ha visto protagonista Gianfranco Palmadessa, 25enne di Grumo Appula, in provincia di Bari, protagonista del gesto eroico che ha messo in salvo un bimbo di pochi mesi.

Il comune di Ostuni, vista la nota pervenuta dalla Prefettura di Brindisi, ha deliberato la proposta per il riconoscimento di una ricompensa al merito e al valor civile a favore del giovane e coraggioso eroe.

Era lo scorso 15 luglio 2021, quando sulla strada statale 379, all’altezza dello svincolo per Rosa Marina – Monticelli, una Fiat Doblò, con a bordo un bambino e 3 donne, la mamma del neonato, sua madre e la suocera, si è ribaltata sul lato sinistro dopo essersi schiantata contro il new jersey.

I soccorsi

Il destino ha voluto che nella sfortunata vicenda, a pochi metri di distanza, percorreva lo stesso tratto Gianfranco Palmadessa che, esponendosi ad un elevato rischio personale, si è subito prodigato a prestare soccorso gestendo la situazione alla perfezione e traendo in salvo il piccolo rimasto incastrato nell’abitacolo.

«Stavo andando a Gallipoli per le vacanze estive, ero sulla statale in procinto di percorrere la curva quando, dall’altra carreggiata, le auto abbagliavano con i fari lampeggianti. Avvertivo che c’era qualcosa che non andava – racconta Gianfranco - terminata la curva vedo la macchina ribaltata, era appena successo perché nessuno si era fermato. Accosto immediatamente con il mio veicolo sulla corsia d’emergenza, indosso il giubbotto catarifrangente e posiziono il triangolo a distanza per avvisare dell’incidente chi arrivava in curva. Mi avvicino al veicolo ribaltato e la prima cosa che ho visto è il sangue che colava sull’asfalto accompagnato dalle urla di chi era all’interno e dal pianto di un bambino. Una voce gridava “il bambino, il bambino” ripetutamente. Mi avvicinavo ai vetri ma non si riusciva a capire bene cosa c’era all’interno a causa del ribaltamento». Istanti non facili, in particolar modo di sera al buio, da gestire in attesa dell’arrivo del personale del 118 e dei Vigili del fuoco, secondi che passavano con la paura che la situazione potesse peggiorare da un momento all’altro.

Il racconto dell'eroe

«Prima di agire ho valutato la situazione, dalle grida avevo capito che il bambino era a rischio. La madre e le altre due persone erano bloccate tra le lamiere con le cinture allacciate e non potevano far nulla. La prima cosa che ho fatto è salire sulla parte laterale del veicolo per cercare di aprire gli sportelli, ma erano bloccati. Di conseguenza - continua il 25enne di Grumo Appula - ho avvertito le donne all’interno di coprirsi gli occhi e ho rotto il vetro laterale. Unica via poiché l’auto era dotata della rampa per disabili che barricava il vetro posteriore. Così mi calo all’interno, sposto i bagagli che ostruivano le operazioni e intravedo il bambino, era rimasto sospeso nel seggiolino. Con tanta attenzione lo afferro e lo porto fuori con me dall’abitacolo. Da qui, in attesa dei soccorsi allertati, affido il piccolo agli automobilisti che si erano fermati con le loro auto e corro subito a sgomberare la corsia d’emergenza per permettere l’arrivo dei soccorritori».

Azioni lodevoli e encomiabili non affatto semplici, particolarmente in una giornata notevolmente trafficata di luglio. Giunti sul posto i Vigili del Fuoco hanno potuto estrarre dalle lamiere le tre donne rimaste bloccate nella Fiat Doblò permettendo così al 118 di prestare loro le cure necessarie. Atto di coraggio e di grande sensibilità quello di Gianfranco Palmadessa che alle spalle ha avuto insegnamenti di valore, lo dimostrano i suoi 4 anni nell’Esercito. «Sono felice di ciò che ho fatto perché ho svolto il mio dovere, ciò che mi ha impartito l’Esercito. Ho mantenuto fede al giuramento prestato nei confronti della patria, quello di servirla e difenderla. Io se ho agito è perché provengo da un addestramento militare, ho svolto una serie di corsi di salvataggio di vite umane. In questi casi è importante avere un controllo degli stati d’animo, bisogna avere sangue freddo e le basi per sapersi muovere, un piccolo movimento sbagliato può peggiorare la situazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA