Zona rossa dopo Pasqua, sgomento di ristoranti e bar: «Avanti così e chiuderemo o finiremo in brutte mani»

Zona rossa dopo Pasqua, sgomento di ristoranti e bar: «Avanti così e chiuderemo o finiremo in brutte mani»
di Lucia J.IAIA
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Giovedì 1 Aprile 2021, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 16:34

I conti non tornano più da tempo e qualcuno rischia di rimanere strozzato tra le misure restrittive ed il rischio concreto di non farcela. Le ultime dichiarazioni dell'assessore regionale alla Sanità, Pier Luigi Lopalco, sull'ipotesi di una possibile zona rossa fino alla fine di aprile hanno fatto letteralmente rizzare i capelli a tanti imprenditori. «Il 7 aprile - dice Salvatore Sanghez, presidente regionale di Confesercenti - saremo davanti alle prefetture per manifestare il nostro disagio che non è solo economico, ma anche sociale. Le imprese sono allo stremo e i ristori somigliano più ad un'elemosina che ad un sostegno reale. Se dovesse essere prolungata la zona rossa, probabilmente si assisterà ad una moria del settore».

 

LA PROVOCAZIONE


Sanghez lancia una provocazione. «Vorrei dire all'assessore Lopalco di preoccuparsi anche delle risorse da reperire per non far morire i ristoratori.

Questa situazione deve finire perché siamo tutti disperati, nessuno escluso. Potrei dire che si naviga a vista, ma la verità è che non c'è proprio acqua mentre come premio, da domani aumenta anche il costo dell'elettricità del 4 per cento. Anche dal punto di vista sociale, non sapremo come andrà a finire perché tanti padri di famiglia non sanno più come andare avanti. I pochi risparmi messi faticosamente da parte sono terminati, le banche non fanno credito e la criminalità comincia a farsi avanti per accaparrarsi le attività in crisi con pochi spiccioli. Non capisco perché non si possa tornare sui protocolli adottati fino ad ora».

LE IMPRESE


Qualcuno, come Cosimo Alfarano, titolare del Susumaniello a Brindisi e presidente dell'associazione Pani e Pesci, è appunto seduto di fronte al suo commercialista quando apprende le parole di Lopalco. «Hanno dimenticato i lavoratori e le imprese. Il timore più grande è che avrà la meglio il più forte, cioè colui che ha le spalle forti mentre tutti gli altri saranno costretti a chiudere. Non ci sono alternative. Tutti noi ci siamo messi responsabilmente a disposizione in nome della salute pubblica, sanificando le attività e adottando ogni misura di sicurezza possibile, riducendo i posti in sala e tanto altro. Però, occorrono ora reali risarcimenti. Sono amareggiato, c'è una crescente tensione sociale che, a mio parere, viene sottovalutata ed è invece, molto preoccupante». Rabbia e delusione anche per Piero Merazzi, proprietario della Osteria degli Spiriti a Lecce e presidente del Fipe Ristoratori di Confcommercio Lecce: «Stiamo malissimo. Ci sono ristoratori che non dormono nemmeno la notte perché i problemi sono diventati tanti ed enormi. Lopalco dovrebbe riflettere sul fatto che da quando i ristoranti sono chiusi, non abbiamo assistito ad una riduzione dei contagi. È chiaro che la gente si riunisce nelle case, così come avverrà a Pasquetta e i dati schizzeranno di nuovo. Ognuno di noi si sta inventando qualcosa per sopravvivere, c'è chi si è messo a fare il liquore, chi le colombe e qualunque cosa pur di non stare fermi perché non siamo abituati. I ristori sono miseri, anzi mi sento di proporre uno scambio: noi restituiamo i soldi e loro ci danno i vaccini. Occorre ripartire. Permane infine, una scarsa apertura da parte delle banche, mentre le spese continuano. Siamo stati due mesi aperti e dieci chiusi. Non si può andare avanti così».


Di rabbia sociale e della malavita che allunga le mani sulle attività in crisi, parla anche Angelo Matacchiera del ristorante La Paranza a Taranto «Questo è un fallimento di tutta la politica che ha ideato il piano anti Covid. Siamo fermi da mesi e i contagi continuano ad aumentare. Probabilmente, la regione Puglia anziché adottare continue misure restrittive, dovrebbe farsi un mea culpa sui tracciamenti e sui tamponi. Invece di vaccinare i preti ieri, avrebbero potuto pensare a noi e darci una possibilità per riaprire. Anche noi siamo a contatto con il pubblico, cosa aspettano? Tra non molto, saremo facile preda di forze esterne, come la criminalità. Il rischio maggiore è che le nostre attività finiscano per pochi soldi nelle mani sbagliate. Non c'è più soltanto un'emergenza sanitaria, siamo nel mezzo di un caso sociale. Il Prefetto dovrebbe intervenire e nei prossimi giorni, con alcuni colleghi andremo dal sindaco di Taranto. Direi a Lopalco di riflettere su una decisione più seria, come per esempio il piano di vaccinazione delle attività». In altre parole, un prolungamento della zona rossa anche dopo le festività pasquali potrebbe aprire la strada a scenari socialmente rischiosi, almeno secondo gli umori registrati tra i ristoratori.

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