Il Covid entra in fabbrica e in un caso è stop alla produzione. In un'impresa del Tac 70 in isolamento: allarme per l'economia

Il Covid entra in fabbrica e in un caso è stop alla produzione. In un'impresa del Tac 70 in isolamento: allarme per l'economia
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 31 Marzo 2021, 15:19 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 12:37

La terza ondata Covid è violentissima. Nel Salento sta travolgendo anche le fabbriche, perché bastano dieci contagi per mettere in ginocchio un intero reparto. Ogni ora, piccoli focolai s’accendono, quasi obbligando a mettere il lucchetto in un caso (come accaduto per l'azienda Tecnostyle). Vite umane, e con esso anche commesse milionarie sono a rischio. Nel distretto calzaturiero di Casarano, penetrando negli stabilimenti, il virus sta alimentando un panico senza precedenti. Due, tre, quattro: stamattina alla Leo Shoes - azienda leader al Sud nella produzione di lusso per conto dei global fashion brand -, fra addetti e impiegati di positivi se ne contano quasi 15. E l’esito di gran parte dei tamponi deve ancora arrivare.

LO SCONFORTO DELL'IMPRENDITORE


«Negli ultimi giorni i contagi stanno aumentando. La situazione sta diventando insostenibile - sbotta l’amministratore Antonio Sergio Filograna - perché, di riflesso, ogni contagio determina insicurezza in decine di persone. Certo, noi siamo 700, quindi riusciamo comunque ad assicurare continuità alle produzioni. Ma, complessivamente, tra addetti contagiati, in quarantena, con sintomi o semplice paura ne ho quasi 70 a casa. E temo che alla lunga questi numeri possano aumentare. Come indicato da Asl, mi sto adoperando per far fare i tamponi, e lo sto facendo a spese mie. Ma non m’importa, prime ne usciamo meglio è. L’importante è che le istituzioni ci aiutino».

LA RICHIESTA DI AIUTO

Sì, quello di Filograna è un vero e proprio grido di dolore: «Confindustria nazionale ha già fatto appello al governo per permettere la vaccinazione nelle aziende. Noi abbiamo aderito all’iniziativa, ma abbiano appena inviato anche una lettera all’Asl per chiedere un sopralluogo funzionale proprio all’allestimento in azienda di spazi riservati alla vaccinazione degli operai.

Ignorare questa esigenza significa ignorare la salute delle persone e il futuro delle imprese. Bisogna fare presto, noi - dice Filograna - siamo qui».

LA FABBRICA COSTRETTA A CHIUDERE

Disponibilità condivisa anche da Ippazio Serravezza, amministratore a Casarano di Tecnostyle srl, però costretto dai contagi alla chiusura provvisoria dell’azienda. Un atto preventivo e a quanto pare non rinviabile. Perché il virus stava contagiando un addetto al giorno: «Ora sono più di dieci. E sono preoccupatissimo perché non so effettivamente come evolverà questa situazione. Sono preoccupato per i miei lavoratori, per la mia famiglia e me stesso. È la prima volta che subiamo un contagio così rapido ed esteso». Oltre 10 contagi su 50 addetti non sono pochi. «Per precauzione - spiega Serravezza - abbiamo chiuso prima di fare i tamponi. Le verifiche in laboratorio sono iniziate ieri, ora aspettiamo di conoscerne l’esito». E poi sarà l’Asl a decidere.

I PRECEDENTI

C’è bisogno di una tregua. «Si proceda rapidamente alla vaccinazione dei lavoratori», ripete come un mantra anche Giacinto Colucci, numero uno di Cog srl (azienda metalmeccanica di Lecce), che rivela di aver appena superato una fase critica. E con lui Luciano Barbetta (abbigliamento di lusso, Nardò), che tra i suoi conta 2 contagi. Anche i sindacati sono agitati: «Il numero dei lavoratori positivi sta crescendo ovunque, ma non in tutte le aziende - denuncia la segretaria di Uiltec Lecce, Fabiana Signore - il livello di protezione adottato è da protocollo».

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