Versalis, il Comune ricorre al Tar: battaglia per l’ambiente contro le autorizzazioni

Versalis, il Comune ricorre al Tar: battaglia per l’ambiente contro le autorizzazioni
di Francesco Ribezzo Piccinin
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Sabato 15 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:25

BRINDISI - Proprio come annunciato in occasione della notifica del decreto del ministro per la Transizione ecologica, il Comune di Brindisi ha presentato ricorso al Tar contro l’Autorizzazione integrata ambientale ottenuta da Versalis dopo il procedimento di riesame. A formalizzare l’impugnazione di fronte ai giudici amministrativi è stata una delibera di giunta approvata nella giornata di ieri.
Nella relazione che accompagna il provvedimento si legge come il dirigente del settore Ambiente del Comune di Brindisi Francesco Corvace abbia rappresentato in una comunicazione interna il fatto che il decreto in questione non abbia tenuto conto “dei rilievi critici, delle prescrizioni e dei pareri espressi dal Comune di Brindisi, anche a tutela della salute pubblica, nell’ambito del procedimento di riesame dell’Aia dello stabilimento della Versali spa”.
Dunque, anche “in linea con quanto richiesto dal sindaco di Brindisi” in una apposita nota nella quale “chiedeva di impugnare il decreto ministeriale 76 del 3 marzo 2021 del ministero della Transizione ecologica”, la giunta ha stabilito che si “impugni dinanzi al competente Tar il decreto ministeriale sopracitato e, ove occorra, ogni altro atto, provvedimento e documento (ancorché di data o tenore sconosciuto) presupposto, connesso o consequenziale al decreto ministeriale medesimo”. L’incarico di seguire la vicenda giudiziaria è stato affidato all’avvocato Anna Luisa Valente, del Foro di Brindisi.

Lo scontro

Subito dopo la notifica del decreto Aia a firma del ministro Roberto Cingolani, era stato il sindaco Riccardo Rossi ad annunciare il ricorso alla giustizia amministrativa, definendo «scandaloso» il provvedimento. «È del tutto evidente - aveva sottolineato - che non si tratta, come qualcuno continua a sostenere, di fare una battaglia contro un’azienda ma semplicemente di pretendere il rispetto di norme che possono salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini e dei lavoratori. In particolare la rete di monitoraggio all’interno dello stabilimento».
Del resto, anche Arpa, aveva evidenziato la mancata considerazione delle richieste degli enti locali da parte del ministero, in un documento inviato a Comune e Regione e firmato dal direttore generale Vito Bruno, dal direttore scientifico Vincenzo Campanaro e dal dirigente ambientale del servizio Tecnologie della sicurezza e gestione dell’emergenza Emanuela Laterza.
La nuova Aia, sottolineava infatti l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente, prevede solo che l’azienda debba provvedere a trovare un accordo con le autorità di controllo per “la gestione e l’implementazione delle centraline di misura della qualità dell’aria situate all’interno dell’area” e con Arpa Puglia per la definizione “di un monitoraggio interno all’area di stabilimento con l’installazione di un numero congruo di campionatori” per la rilevazione di composti organici volatili e di idrocarburi non metanici, oltre che “per il campionamento e l’eventuale monitoraggio e registrazione in continuo” dei pozzetti di tutti gli scarichi parziali. Le prescrizioni inserite all’interno dell’autorizzazione, dunque, “non rappresentano un’integrazione di quanto già previsto nel parere istruttorio conclusivo del 15 ottobre 2020 e, pertanto, non sono in alcun modo state considerate le posizioni espresse dal Comune di Brindisi e dalla Regione Puglia in sede di conferenza dei servizi dell’1 dicembre 2020 anche in riferimento all’implementazione delle centraline di misura di qualità dell’aria ed al monitoraggio delle emissioni diffuse”.
Le richieste, ricordava infatti Arpa, comprendevano “la gestione e l’implementazione delle centraline di misura della qualità dell’aria situate all’interno ed a perimetro dell’area di stabilimento prevedendo altresì l’implementazione delle stazioni pubbliche esterne, già gestite da Arpa, con opportuni analizzatori idonei a descrivere le ricadute in aria ambiente dell’installazione sul territorio”.

Ma anche l’installazione “di un congruo numero di campionatori posizionati all’interno ed al perimetro dell’area di stabilimento, prevedendo anche idonee modalità di speciazione in aria ambiente dei Voc (composti organici volatili) che rientrano nel processo produttivo”. Inoltre, concludeva l’Agenzia regionale, “non sono state in alcun modo considerate le proposte di integrazione” relative in particolare “alla modalità di gestione delle torce ed agli aspetti odorigeni”.

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