Il “borgo antico” di Brindisi, “lu paisiellu” di cui oggi non rimangono che pochissimi frammenti, torna in vita grazie all’opera di Franco Romanelli che ha trascorso gli ultimi mesi a realizzare una riproduzione in legno di quel pezzo di “vita reale” (così come lo definisce lui stesso) a cui la memoria resta indissolubilmente legata.
L'opera
Già, proprio quella memoria storica che andrebbe preservata per dare un messaggio alle giovani generazioni offerto da chi ha avuto la fortuna di essere testimone diretto e parte di quel bellissimo quadro deturpato dalla sciagurata decisione di abbatterlo, un autentico microcosmo fatto di pesca, di scambio, di semplicità e di rispetto per il mare. Il manufatto dell’ex impiegato dell’Arsenale militare, presidente dell’Asd Vogatori Remuri e fondatore dello storico Palio dell’Arca continua nel solco dell’opera di valorizzazione che da sempre lo anima: salvare il ricordo di quella Brindisi che non c’è più, restituirlo a chi ne ignora le vicissitudini storiche per riscoprire bellezza e senso di appartenenza.
“Come si può amare la propria città se non la si conosce fino in fondo? – si domanda il maestro d’ascia – in molti miei concittadini non sanno come si sviluppava la parte di Brindisi che ho voluto rappresentare”.
L’antico quartiere delle Sciabiche, raccontato attraverso il legno intagliato con grande maestria da Franco, appare come un piccolo insieme di caseggiati a ridosso del porto interno. Nella realtà, così come nella meticolosa riproduzione, era delimitato da via Montenegro, piazza S. Teresa, largo S. Paolo, la discesa Dorotea ed il lungomare Thaon di Revel. Come si legge in un approfondimento del sito internet brundarte.com, “l’abbattimento delle vecchie “Sciabiche”, stabilito dal piano regolatore del 1934, ebbe una prima fase di demolizioni nello stesso anno e fu portata a compimento solo nel 1959. Il quasi totale risanamento del quartiere, operato più di sessant’anni fa, impose ai pescatori di trasferirsi nell’apposito villaggio costruito sull’opposta sponda del seno di ponente del porto interno”.
“Fu una scelta sofferta per i residenti – continua Franco che annota con lucidità i suoi ricordi di bambino – di quello scorcio bellissimo, oggi, non rimane quasi nulla. Da qui l’idea di riprodurlo in legno e metterlo a disposizione della comunità”.
Tutto ciò che viene prima dell’abbattimento dell’antico quartiere è ancora negli occhi di Romanelli: il muro messapico, le case a capanna, la trattoria di zia Checca, le pescherie, il negozio di alimentari, le vetrine che sostituivano le porte, l’“architettura spontanea”. Un piccolo mondo autosufficiente in tutto e per tutto in cui principi come la conoscenza, la positività, la schiettezza erano portanti.
Al momento, la riproduzione del vecchio borgo è depositata all’interno dell’ex Circolo Nautico, altro stabile storico di Brindisi che l’associazione Circolo Remiero Brindisi sta cercando di rivalutare e trasformare nell’Antico Museo delle Sciabiche.