Erano stati arrestati nel 2016, ora, a distanza di 5 anni, arriva l’assoluzione, da parte del Tribunale di Brindisi (collegio presieduto da Orazio Zizzari Almiento), “perché il fatto non sussiste” per tutte le persone coinvolte nell’operazione “Bunker” portata a termine, dai militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bari, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip Paola Liaci su richiesta del pm Daniela Chimienti.
A finire ai domiciliari furono Luigi Velletri di Fasano, Rocco Comes di Monopoli, Andrea Corbacio di Monopoli, Vincenzo Corbacio di Monopoli, Paolo De Michele di Monopoli, Giovanni De Michele di Monopoli, Alessandro De Michele di Monopoli, Francesco Comes di Monopoli ed Enrico Lapadula di Fasano.
I due fasanesi erano difesi dagli avvocati Pasquale Di Natale e Giampiero Risimini, i monopolitani dall’avvocato Alberto Sardano. Per l’accusa i nove si sarebbero sistematicamente dedicati all’evasione delle imposte sui prodotti petroliferi e all’emissione di fatture false. Attraverso un articolato meccanismo di frode, avrebbero sottratto all’accertamento e al pagamento delle accise tre milioni di litri di gasolio agevolato piazzati poi, sempre secondo l’accusa, sul mercato nero.
L'INCHIESTA
L’affare a sei zeri che dal 2011 al 2014 sarebbe stato gestito dalla presunta associazione per delinquere. Tutto partì da un controllo presso la ditta di carburanti del fasanese Luigi Velletri, gestore di un impianto di bunkeraggio operante tanto a Savelletri, quanto nei porti di Brindisi e Monopoli. I militari ritennero di aver trovato quella che ritenevano essere una contabilità parallela dalla quale hanno poi desunto che numerosi pescatori della zona, comandanti o proprietari di pescherecci, maturavano dei crediti, piuttosto che essere in debito per le forniture di carburante. I finanzieri fecero emergere 197 carichi inesistenti, circa il 30 per cento di quelli effettuati in totale, la gran parte dei quali “effettuati” nel porto di Brindisi. E che quindi tutto il sistema serviva ad evadere accise e l’Iva, trattandosi di una forma di commercio, quella destinata alle imbarcazioni in questione, che gode di facilitazioni.