Scontro fra tifosi e inferno in autostrada, scatta l'obbligo di dimora per 12 ultras di Bari e Lecce

Scontro fra tifosi e inferno in autostrada, scatta l'obbligo di dimora per 12 ultras di Bari e Lecce
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Lunedì 21 Dicembre 2020, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 11:43

Blocco stradale, rissa, rapina, danneggiamento seguito da incendio e favoreggiamento: sono questi i capi di imputazione posti a fondamento dell’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Foggia, Domenico Zeno, a carico di 12 persone legate al mondo della tifoseria ultrà del Bari e del Lecce, che, in concorso tra loro, il 23 febbraio scorso, si sarebbero rese protagoniste di una mattinata di scontri lungo il tratto autostradale A16 tra Cerignola e Candela, nel Foggiano.

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Si tratta di Andrea Carlà, di 23 anni; Paolo Ciccarese, di 37 anni; Gabriele De Carlo, di 25 anni; Alessio De Masi, di 23 anni; Salvatore De Matteis, di 42 anni e Mirko Quarta, di 41 anni, tutti legati alle tifoserie ultras del Lecce. Ci sono poi Bartolomeo Colucci, di 52 anni; Vito Santamaria, di 47 anni;  Domenico Tarulli, di 38 anni; Daniele Di Fonte, di 31 anni; Giuseppe Alberga, di 43 anni; Nicola Giardino, di 23 anni, riconducibili alla tifoseria del Bari. Per tutti loro, il tribunale di Foggia ha disposto la misura cautelare dell'obbligo di dimora nel comune di residenza: il pubblico ministero Marco Gambardella aveva invece chiesto, per i 12, la misura degli arresti domiciliari.
 
Il 23 febbraio scorso, alcuni tifosi del Lecce e del Bari, diretti rispettivamente a Roma e a Castellamare di Stabia per assistere alle partite delle rispettive squadre, si sono incrociati sulla A16, all'altezza di Cerignola (Foggia). Lo scoppio accidentale di uno pneumatico di un autobus su cui viaggiava una parte della tifoseria biancorossa aveva costretto il mezzo a fermarsi nella corsia di emergenza, motivo per cui gli altri autobus componenti il convoglio si incolonnavano poco più avanti. Qualche minuto dopo, l'arrivo, sulla stessa strada, di numerosi minivan a bordo dei quali viaggiavano i supporter della squadra salentina che, alla vista degli avversari, fermavano i loro mezzi, occupando completamente quel tratto di carreggiata.
 
Di lì a poco, dopo l’esplosione di alcuni petardi, le tifoserie entravano in contatto tra loro dando il via ad una serie di scontri che portarono al danneggiamento di 5 minivan della tifoseria leccese di cui due dati alle fiamme.


 
La Polizia Stradale, intervenuta sul posto perché allertata dagli altri automobilisti, ha poi rinvenuto armi e oggetti vari atti a offendere, oltre a tracce di sangue sull'asfalto.

La Procura di Foggia ha quindi avviato le indagini, molto complesse vista l'assenza di impianti di videosorveglianza in zona e il coinvolgimento, negli scontri, di circa 500 persone. Sono state così coinvolte la Digos di Bari e di Lecce e Foggia, che hanno raccolto indizi a carico di 40 soggetti riconducibili alle frange più oltranziste delle due tifoserie e nei confronti dei quali veniva subito emesso un decreto di perquisizione, locale e personale, che interessava anche i luoghi di ritrovo degli ultrà. 

Per 23 di loro, l'analisi dei telefoni cellulari ha impresso una svolta all'indagine. E il pm ha quindi poi richiesto la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di 12 indagati, le cui posizioni sono risultate più rilevanti sotto il profilo penale. Il gip, nel riconoscere i gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati,  ha però ritenuto di applicare nei confronti dei 12 indagati la misura cautelare non detentiva dell’obbligo di dimora, eseguita oggi.
 
 

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