Dory Colavitto è tornata a casa. Dopo venti giorni trascorsi in ospedale, alcuni dei quali tra la vita e la morte, la 35enne di Monopoli che all’alba del 2 novembre scorso venne aggredita dal suo ex compagno Giuseppe Ambriola e accoltellata per ben 30 volte, è stata riportata in ambulanza a Monopoli, nell’abitazione della madre. Il miglioramento repentino di questi ultimi giorni ha convinto i medici che fosse finito il tempo di tenerla ricoverata nel reparto di Chirurgia plastica del Policlinico di Bari. Certo, la convalescenza sarà lunga e la donna sarà sottoposta anche in futuro ad altri interventi, soprattutto di natura plastica.
Ma intanto un primo traguardo è stato raggiunto: ora è circondata dai suoi affetti più cari.
Dory ora più che mai bisogno anche di sostegno psicologico dopo essere stata quasi ammazzata dal padre di suo figlio, un uomo che aveva denunciato già qualche settimana prima dell’aggressione in quanto si era mostrato violento.
Il post sui social
Già l’altro ieri la Colavitto era tornata a scrivere su Facebook e lo aveva fatto con un post con cui ringraziava tutti per il sostegno. «Vi scrivo poche parole perché ho una mobilità limitata – si leggeva nel post -. Ma volevo ringraziare tutti voi per il vostro sostegno, per ogni pensiero, parola e preghiera che mi avete rivolto. Siete stati tantissimi e vi ringrazio di vero cuore, tutti voi conoscenti e non. Grazie». I segni delle coltellate sul corpo della donna sono ancora più che evidenti. Ci vorrà molto tempo prima che possa tornare ad una cosiddetta vita normale. Dovrà subire diversi interventi e si dovranno monitorare anche i decorsi clinici dell’occhio destro, perso dalla donna a causa di un fendente, e del polmone collassato, anche questo a causa di una coltellata. Ma avrà bisogno anche di sostegno psicologico perché quello che le è accaduto è stato davvero terribile. Lo ha anche confessato un suo amico.
«Si sta mostrando molto coraggiosa e forte – ha sottolineato -. Non ha cancellato nulla dalla mente. Ricorda tutto quello che è avvenuto in quella brutta mattinata. Per questo è molto abbattuta. Ci vorrà un bel po’ prima che possa riprendersi dalle ferite psicologiche ancor di più che da quelle fisiche». E per aiutarla è scattato il passaparola affinché siano in tanti, domenica, a salutarla. Un abbraccio collettivo che le servirà soprattutto a capire che non è sola e che in molti sono pronti a sostenerla anche in questa nuova battaglia.