Reddito di cittadinanza, oltre 36mila domande. Ma c'è l'incognita ritardi

Cittadini alle poste
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Domenica 7 Aprile 2019, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 09:20
Il Ministero del Lavoro rassicura sul rispetto dei tempi dei pagamenti, inducendo così gli oltre 36mila pugliesi che hanno fatto richiesta di reddito di cittadinanza a tirare un sospiro di sollievo. Mentre, infatti, si tracciano i bilanci della prima fase di presentazione delle domande, le polemiche riguardano i timori di uno slittamento della data dei pagamenti, fissata per gli inizi di maggio. Il problema riguarderebbe il testo di conversione in legge del decreto sul reddito di cittadinanza, che contiene un errore che rende la norma approvata diversa da come era stata pensata. Forse per un errore di scrittura, un emendamento votato da Camera e Senato ha di fatto escluso i componenti maggiorenni di una famiglia a parte il richiedente del reddito di cittadinanza dalla tabella dei moltiplicatori usati per stabilire l'entità del sussidio. Roba da far rischiare all'Inps di dover rivedere tutte le domande, facendo così slittare i tempi delle risposte e di conseguenza quelli dei pagamenti.
Il Ministero del Lavoro ha chiarito in una nota che per il reddito di cittadinanza «non c'è alcun problema sulle domande: l'Inps lavora su norma autentica e corretta. È stato già trasmesso alla Gazzetta ufficiale il testo modificato».
Mentre da ieri è nuovamente possibile presentare le domande - ha avuto inizio così la seconda tranche di richieste -, si tracciano i bilanci della prima. In Puglia, fino alla fine di marzo, sono state presentate 36.567 domande, così suddivise: 16.657 presso gli uffici postali, 19.910 nei Caf pugliesi (7.389 nei Caf Cgil, 5.890 nei Caf Cisl e 6.631 nei Caf Uil). A questi numeri vanno comunque aggiunti quelli relativi alle richieste on line.
Anche ieri, comunque, non sono mancate le critiche alla misura di sostegno introdotta dal governo per contrastare la povertà: il segretario della Cgil Maurizio Landini ha sostenuto che «il casino della manovra è di aver mescolato la lotta alla povertà con le politiche attive del lavoro». «Quello che sta emergendo con chiarezza - ha proseguito - è che il lavoro si crea con gli investimenti. Occorre prendere i soldi e decidere un piano straordinario, tanto più se parliamo delle aree della ricostruzione dove bisogna avere un'idea non solo di ricostruzione delle case ma anche di rilancio di un territorio».
Ci vorranno, invece, ancora almeno due settimane perché sia pubblicato il bando per la selezione per i navigator, le persone che dovranno guidare i beneficiari del reddito di cittadinanza nell'inserimento nel mondo del lavoro. Manca ancora l'accordo tra l'Anpal e le Regioni e il presidente dell'Agenzia, mentre non ci sono - a quasi un mese dalla pubblicazione del bando per trovare la società selezionatrice dei navigator - notizie su chi organizzerà il reclutamento.
Intanto non si esclude l'utilizzo del Fondo sociale europeo per il reddito di cittadinanza. Lo ha detto ieri Loris di Pietrantonio, capo unità della Commissione Ue responsabile per il Fse, che ha fatto sapere che la Commissione non ha accettato la richiesta di eccezione presentata dall'Italia a fine 2018 perché non venissero disimpegnati 24,6 milioni di euro del Fondo sociale europeo non spesi entro i termini del 31 dicembre 2018. «Sottolineo che l'Italia ha fatto un buon lavoro nell'evitare il disimpegno su gran parte delle risorse - ha puntualizzato Di Pietrantonio - qui stiamo parlando di piccole cifre relative a grandi somme. Il Pon Inclusione ad esempio vale 2,3 miliardi di euro e il disimpegno è di 24 milioni. Chiaramente è meglio non perdere questi soldi, ma le regole sono molto stringenti». «L'eccezionalità» richiesta da Roma «in passato si è applicata davvero, ma in casi eccezionali dovuti anche a catastrofi naturali», quindi non nel caso italiano. Di Pietrantonio si è poi mostrato possibilista sull'utilizzo del Fse per finanziare il reddito di cittadinanza: «Non è da escludere, stiamo ancora studiando la legislazione», ha detto.
M.Iai.
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