Taranto, «Moschea e cimitero ma nel rispetto di tutti»

Taranto, «Moschea e cimitero ma nel rispetto di tutti»
di Claudio Frascella
3 Minuti di Lettura
Domenica 6 Dicembre 2015, 12:20
La moschea e un’area cimiteriale per i musulmani residenti a Taranto. Una condivisione. «È un loro diritto, ma necessita un esame di coscienza, considerando che recitano “la terra nella quale si costruisce una moschea, è terra di Allah”». E una riflessione. «Oggi, dal punto di vista religioso, abbiamo un deficit di conoscenza, il “non conoscere” produce sospetto, pregiudizio e, infine, scontro».

Don Marco Gerardo, studi sulle questioni interreligiose, ha curato insieme con la parrocchia da lui guidata, la chiesa Madonna del Carmine, e con le scuole superiori Archita e Aristosseno, con il dirigente scolastico Salvatore Marzo, sei incontri nei quali i ragazzi potessero conoscere le varie esperienze di fede invitando al confronto i rappresentanti delle varie religioni. Incontri che portarono l’ambasciatore turco, Kenan Gursoy, islamico, invitato a Taranto in occasione della Settimana santa, ad essere ricevuto dal Papa presso la Santa sede.

La comunità musulmana presente a Taranto ha chiesto al comune un’area cimiteriale e un luogo di culto, una moschea, nel quale raccogliersi in preghiera. «È un loro diritto - osserva don Marco - sono convinto che uno Stato laico deve consentire a ciascuna fede di essere se stessa nel reciproco rapporto con le fedi presenti sul territorio».
Un passo indietro. Francia, Parigi e gli attentati terroristici. «Abbiamo sentito dire “Rivendichiamo le nostre tradizioni, la nostra identità!”: non ho condiviso i toni da Guerra santa utilizzati in Occidente; vero che dobbiamo rivendicare le nostre tradizioni, ma dobbiamo farlo nella misura in cui riconosciamo agli altri il diritto di manifestare e custodire le proprie tradizioni».

Torniamo al discorso di laicità. «Una scuola laica non impedisce un presepe o una visita scolastica all’arcivescovo; deve piuttosto consentire ai bambini cattolici di fare il presepe, di cantare “Tu scendi dalle stelle” e spiegare ai bambini musulmani perché fanno questo; quando, poi, arriva una delle feste riconosciute dall’Islam, i bambini musulmani devono poter fare le loro attività e rispettare le loro tradizioni spiegandole ai bambini cattolici».

Una moschea per i musulmani a Taranto. «Concedendo un luogo di culto alla comunità islamica, a Taranto, si compirebbe un’operazione culturale importante; ma attenzione, all’interno dell’Islam c’è un motto che recita pressappoco così: “la terra nella quale si costruisce una moschea, è terra di Allah”; dunque: cari fratelli islamici, non c’è niente da conquistare; c’è piuttosto un luogo da abitare, anzi da condividere con gli altri: questa è un’operazione culturale interna che i musulmani devono compiere; detto questo, la difesa delle tradizioni religiose cristiane, in Italia, in Occidente, non devono solo farla i cristiani o le forze politiche che amano usare simili argomenti per ottenere consensi elettorali; io potrò difendere il cristianesimo nel momento in cui difenderò islamismo, buddismo, ebraismo e altre esperienze religiose; in sostanza, l’Islam potrà difendere se stesso, quando potrà difendere e custodire il fratello di un’altra fede: è qui che le fedi vincono».

Un tempo, a scuola, foto del presidente della Repubblica e crocifisso. Oggi non funziona più così. «Una società che perde i propri simboli, smette di essere società; non esiste una società che non abbia una dimensione simbolica, segni esterni che evidenziano i valori di riferimento; per noi, la foto del presidente della Repubblica, vuol dire due cose: ricordare che siamo tutti cittadini italiani, a qualsiasi fede apparteniamo, e che siamo tutti sotto la nostra Costituzione; se togliamo il presidente, dimentichiamo la nostra Patria, nel senso più bello e nobile della parola».

E il crocifisso. «Deve starci, è un linguaggio universale, anche al di là del fatto strettamente religioso: è l’immagine di un uomo che ha annunciato l’amore, la vicinanza agli ultimi e che ha dato verità alle cose che ha annunciato, sacrificando se stesso; qual è la paura nei confronti del crocifisso?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA