Incidente mortale all'Ilva, 11 sotto processo. Respinte tutte le eccezioni

Incidente mortale all'Ilva, 11 sotto processo. Respinte tutte le eccezioni
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Martedì 7 Giugno 2016, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 20:21
Raffica di eccezioni nel processo per un infortunio mortale all’Ilva che si celebra al cospetto del tribunale di Taranto: in tutto 11 gli imputati. Il tribunale monocratico (giudice Fulvia Misserini) dovrà valutare le posizioni relative alle presunte responsabilità legate all’infortunio che costò la vita a Ciro Moccia e provocò lesioni gravissime ad altro dipendente dell’Ilva, Antonio Liddi.
Per gli imputati il collegio di difesa è composto fra gli altri dagli avvocati Egidio Albanese, Pasquale Annicchiarico, Daniele Convertini, Gaetano Melucci e Vincenzo Vozza. In via preliminare, buona parte dei difensori aveva eccepito la nullità dell’udienza preliminare, del decreto che ha disposto il giudizio e l’inutilizzabilità della consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero in fase di indagini. Il tribunale, però, ha respinto tutte le eccezioni, aggiornando l’udienza al 24 ottobre prossimo, per l’ascolto dei primi testi dell’accusa pubblica.
 
L’incidente nella grande fabbrica avvenne il 28 febbraio 2013. Alla base della tragedia vi sarebbero state violazioni alle norme di sicurezza durante lavori per un guasto alla macchina caricatrice del “coke” che alimenta i forni dell’area a caldo. Il 28 febbraio 2013, secondo una prima ricostruzione, Ciro Moccia aveva iniziato il suo turno di notte. Stava per lasciare la fabbrica quando si era verificato un problema al binario della macchina. Stando a quanto scaturito dagli accertamenti effettuati dai funzionari dello Spesal, Ciro Moccia e Liddi avrebbero raggiunto l’area della copertura delle batterie in rifacimento.

Sotto il lamierino del ponteggio, però, c’era il vuoto. Proprio in quel frangente, il sottile materiale aveva ceduto e i due operai erano precipitati al suolo da un’altezza di circa dieci metri. E per Moccia era stato un volo senza scampo, poichè l’operaio era morto sul colpo. Nell’incidente era stato coinvolto pure Liddi, 47enne della ditta esterna “Emmerre”, che era con Moccia.

L’azienda dell’indotto si occupa di rifacimenti e demolizione di cokerie e stava operando al rifacimento della batteria 9. I forni erano fermi da alcune settimane per gli interventi di ambientalizzazione previsti dal piano di manutenzione dell’Ilva per l’autorizzazione integrata ambientale. Inizialmente, la magistratura aveva iscritto nel registro degli indagati 8 persone tra le quali il direttore di stabilimento Antonio Lupoli. Gli ulteriori accertamenti avevano consentito di delineare il quadro delle presunte responsabilità legate all’assenza di controlli per l’osservanza delle norme antinfortunistiche e alle omissioni legate alla messa in sicurezza della pedana di collegamento dei binari ai carrelli della cokeria 9.

Sott’accusa erano finiti con Lupoli anche Vito Vitale, responsabile delegato dell’area cokeria, Marco Gratti in qualità di capo reparto manutenzione meccanica dell’area cokerie, Carmine Gaetano Pierri, capo turno preposto alle batterie 7 e 10, Carlo Diego quale datore di lavoro delegato all’area cokerie, Davide Mirra in qualità di amministratore unico della «Emmerre Srl», Cosimo Lacarbonara e Vincenzo Procino come capo turno e capo squadra della società privata, Francesco Valdevies, responsabile della progettazione e dell’esecuzione dei lavori, Salvatore Zecca in qualità di Rspp e dipendente della «Erremme Srl», Nunzio Luccarelli in qualità di responsabile dei lavori affidati alla «Emmerre Srl», e Martino Acquaro, responsabile delle attività di manutenzione carpenterie delle batterie dalla 3 alla numero 12. In preliminare, Zecca ha optato per il rito abbreviato ed è stato condannato, uscendo di scena.
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